La spontaneità, l’ironia e la musica senza regole dei Bilogang

G. Pillola, Travis Scottex e Jack Out sono i Bilogang, un trio esplosivo, a tratti infantile, ma sicuramente accumunato da una forte passione per la musica. Sono come dei super eroi, che da soli vestono i panni di ragazzi più o meno comuni e insieme creano una forza esplosiva. Galeotto fu il bilocale di G. Pillola a Torino, dove i tre si sono conosciuti e hanno deciso di iniziare a fare casino insieme, nella vita privata, così come nella musica. Fondamentalmente sono tre cazzoni, tre personaggi fuori dagli schemi che fanno la musica che gli va di fare, senza schemi o etichette, ma attenzione, non sono sprovveduti o incoscienti, al contrario, hanno un’ottima conoscenza della musica nella sua totalità, per questo, anche complici le influenze musicali del producer Blue Jeans, riescono facilmente a spaziare da un genere all’altro. Li raggiungo telefonicamente, più che una semplice telefonata, è stata una conference call: erano tutti e tre riuniti e parlavamo in 4, io ero nel mio salotto, ma subito dopo le prime battute, mi sono sentita come se fossi sul divano del famoso bilocale di G. Pillola a fare quattro chiacchiere tra amici.

Siete in tre, ma che ruolo ha ognuno di voi all’interno di Bilogang?

“E’ come se fossimo un 33,3% tutti quanti, non c’è il più importante o il meno importante, ognuno di noi ha la propria singolarità, così come la propria carriera solista e nel momento in cui ci riuniamo nasce Bilogang. Il concetto di quello che siamo è l’energia che esce quando siamo in studio insieme noi tre“.

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Come nascono i vostri singoli?

“Per quanto riguarda la parte musicale, è molto influente la produzione di Blue Jeans, che è il nostro produttore principale. Lui, venendo dal metal, influisce parecchio sulla nostra musica, infatti abbiamo sfumature diverse da quelle standard, o trap. A noi piace molto cambiare e raramente arriviamo in studio con la strofa pronta, lavoriamo al beat insieme a Blue Jeans e mentre lui stende tutti gli strumenti necessari, noi scriviamo facendoci trasportare dal loop del beat e quindi la nostra musica nasce poi in 4″.

Da dove arriva il nome Bilogang?

“Dal bilocale di G. Pillola a Torino, dove ci siamo conosciuti, dov’è nato un po’ tutto e dove ci riuniamo sempre in modo amichevole, lavorativo e spirituale”.

Quante LEI avete nella vostra vita?

“Una a testa, siamo tutti e tre impegnati, una a testa basta e avanza! Siamo dei cuoricini bravi”.

Il video sembra un po’ un richiamo alle boyband anni ’90, è quella l’idea che volete dare?

“Anche ’80, con dei riferimenti a quella che è la trap odierna a livello stilistico, ma abbiamo puntato a quell’immaginario perchè ci piace molto”.

Vi sentite più Blink 182 o Club Dogo? E suonate veramente gli strumenti?

“Più Tokio Hotel. No, noi non suoniamo, ma i nostri produttori sì, però conosciamo tutti lo spartito, almeno quello, che sicuramente metà della scena non lo conosce. Poi, con il nuovo produttore facciamo la prove da bravo coretto della chiesa anche prima di registrare, in modo da sciogliere bene la voce, che è una cosa da bravi cantanti e non da cattivi trapper”.

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Ma infatti voi non fate trap…

“Ti ringrazio per averlo detto, perchè ormai siamo un po’ stufi di definirci in un genere, noi vogliamo definirci solo in Bilogang. Diciamo che noi facciamo musica, poi un giorno può essere trap e il giorno dopo grunge, quello dopo ancora punk, dipende da come la percepiamo, ma è Bilogang. Quello che vogliamo trasmettere è anche il non farci riconoscere in un solo genere, vogliamo che le persone capiscano che siamo capaci di spaziare perchè ci interessa fare un po’ tutto e sinceramente dipende un po’ anche da come ci svegliamo al mattino”.

Si può dire che il vostro immaginario sia un po’ happy?

“Assolutamente, più che altro perchè siamo infantili, alla ricerca un po’ del bambino che è dentro di noi. Happy, ma in modo diverso da quello che può proporre qualche altro artista in Italia, la nostra è una fuga da quelli che sono i problemi del mondo dei più grandi. Noi quando andiamo in spiaggia facciamo davvero i castelli di sabbia e poi fondamentalmente siamo dei cazzoni. Alla base di tutto tra noi c’è una forte amicizia, ci divertiamo molto insieme, ci piace fare casino e coinvolgere anche le persone che sono intorno a noi, riusciamo sempre a far fare qualcosa di folle anche alla persona più contenuta”.

Come siete entrati in contatto con Urbana?

“Ci hanno contattati loro dopo l’uscita del nostro primo singolo, Cucù Settete. Forse sono stati proprio i risultati della traccia e la posizione che ha conquistato in Top Viral 50 Italia di Spotify, conquistata da indipendenti, che ha dato particolarmente nell’occhio e ha attirato l’attenzione su di noi”.

Siete nella stessa etichetta di Danien &Theo, vi sentite un po’ affini al loro modo di fare musica?

“Oltre a sentirci affini al loro modo di fare musica, siamo loro fan. Sono nostri amici e siamo sulla stessa lunghezza d’onda, ci sentiamo affini a loro anche perchè noi, proprio come loro, facciamo un tipo di musica a parte e anche loro vivono in una bolla fantastica che è il loro mondo, proprio come noi. Siamo delle bolle che girano nella scena,”.

Voi fate un genere musicale che non è il trend del momento e non avete cavalcato quest’onda della trap, come la vivete?

“Noi la prendiamo senza troppe ansie rispetto alla mentalità che c’è adesso, magari certe cose le abbiamo fatte agli inizi di questo movimento che si può definire trap in Italia e a modo nostro abbiamo fatto un percorso trap per poi evolverci sia da singoli, che in gruppo in questa realtà molto contaminata che è Bilogang”.

Anche a livello di immagine vi discostate molto dai vostri colleghi trapper?

“All’inizio abbiamo deciso di spingere piccoli brand di nostri amici e poi ognuno di noi ha preso il proprio stile. Noi siamo un trio, però questi discorso sarebbe da fare singolarmente perchè abbiamo tre stili completamente diversi. Sembriamo uno di quei gruppi anni ’80 dove il chitarrista vestiva metal, il batterista era nudo e il cantante era vestito come un teenager della scuola con il collare. Siamo molto diversi, ognuno ha il proprio stile, sicuramente ci piace il vintage, G. Pillola ti sta parlando con le treccine metà rosse e metà blu, Jack va in giro con una saetta in faccia, io preferisco adornare il mio corpo con tatuaggi, comunque abbiamo tutti e tre i capelli colorati, siamo abbastanza colorati”.

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Secondo voi in questo momento storico in Italia qual è la chiave giusta per emergere?

“Non penso ci sia una vera e propria chiave, se la tua proposta è valida, anche se la meritocrazia in Italia è un discorso a parte, ma la chiave è costanza, impegno e una proposta originale che abbia delle basi solide. La grande differenza la fa la spontaneità,  al di là di generi e sotto generi, è bello ascoltare una canzone fino alla fine e dire mi piace o non mi piace”.

Dobbiamo tenere gli occhi bene aperti sia su Bilogang perchè presto, molto presto, molto prima di quanto possiamo immaginare, quindi oggi, domani, dopodomani o chi lo sa, uscirà qualcosa di nuovo, sia su G. Pillola, Travis Scottex e Jack Out singolarmente perchè ci saranno belle sorprese all’orizzonte.

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