Sono state rese pubbliche le motivazioni che hanno portato alla condanna di Shiva a 6 anni di carcere

Shiva oggi festeggia la certificazione a disco di platino del suo ultimo album e nel frattempo si torna a parlare delle sue vicissitudini giudiziarie.

Nello specifico sono state divulgate le motivazioni che hanno spinto i giudici ad emettere la sentenza di primo grado  lo scorso 10 luglio e a condannare il rapper a 6 anni e mezzo di reclusione per la sparatoria avvenuta l’11 luglio 2023 davanti al suo studio di registrazione a Settimo Milanese, nella quale erano rimasti feriti due lottatori di MMA.

«È inserito a pieno titolo in un contesto culturale che si nutre di aggressioni reciproche» si legge nella sentenza. E poi ancora, il ritrovamento di due machete nella sua auto durante la perquisizione eseguita al momento dell’arresto dimostra per i magistrati «l’atteggiamento aggressivo e violento che connota la personalità dell’imputato». Respinta anche la tesi degli avvocati di Shiva, che hanno puntato sulla legittima difesa dalle aggressioni ricevute. Secondo i giudici, Shiva ha sparato ai suoi aggressori “con intento offensivo”, mirando ad altezza uomo mentre erano già in fuga. La sentenza di fatto esclude che «abbia agito in una situazione di legittima difesa», poiché al momento degli spari «il pericolo era cessato».

I giudici, infine, sottolineano «l’assoluta omertà che ha connotato il comportamento dei soggetti coinvolti nella vicenda, indice di una mentalità aggressiva e ritorsiva».

Shiva è accusato di tentato omicidio, porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione della pistola, mai trovata.

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