Holly e Benji sono i veri precursori dell’hype

Chi è cresciuto guardando il cartone animato Holly e Benji sa che ci hanno tenuti incollati alla tv per anni, segnando la nostra infanzia con partite interminabili su campi sconfinati. Ci hanno insegnato come arrivare in nazionale e vincere un mondiale, anche se la suddetta nazionale era il Giappone. Hanno stravolto, nelle nostre giovani menti, le leggi della fisica con tiri e parate impossibili, che hanno regalato a molti di noi indelebili ferite nel tentativo di imitarli. Ci hanno insegnato la pazienza. Ebbene sì, perché per sapere se quel pallone sarebbe effettivamente entrato in porta dovevamo aspettare almeno tre o quattro puntate. Interminabili flash back interrompevano le azioni sul campo sul più bello e noi eravamo costretti ad accendere la tv il giorno successivo per vedere come sarebbe andata a finire. COME SI CHIAMA QUESTO SE NON HYPE?

 

Era il 1986 quando il cartone animato andò in onda per la prima volta su Italia 1, molti esponenti attuali della scena rap erano appena nati, molti dovevano ancora nascere, ma c’è un legame intrinseco che lega il marketing odierno e quel generatore di hype da social network a Holly e Benji: l’attesa. Quel tipo di attesa snervante e fastidiosa, ma che ti portava comunque ad accendere la tv il giorno dopo e che oggi ti porta volente o nolente a guardare le storie su Instagram. Chi più di tutti ha fatto della scuola di hype Holly e Benji uno stile di vita è Lazza. Esattamente come i due campioni, il rapper riesce a portarci sul suo profilo Instagram tutti i giorni alle 14.00 per ricevere l’ennesimo annuncio o indizio, che ci riporterà al giorno dopo, e a quello dopo ancora, stancandoci certo, ma comunque incollati come quando Holly tirava in porta, la palla faceva miliardi di giri vorticosi e dovevi aspettare almeno tre giorni per sapere se sarebbe entrata in porta, se avrebbe fatto gol, o se il portiere l’avrebbe parata.

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