Massimo Pericolo paragona la quarantena agli arresti domiciliari

Massimo Pericolo è stato in carcere 4 mesi per spaccio di marijuana e ha passato il resto della pena agli arresti domiciliari, una storia che conosciamo tutti benissimo. L’ha raccontato più volte nelle interviste, l’abbiamo ascoltato nelle sue canzoni, ha addirittura dato il titolo al suo disco dell’inchiesta che lo portò in carcere, Scialla Semper. Ora siamo tutti costretti a casa, è un po’ come essere agli arresti domiciliari, e Massimo Pericolo ironizza su questo “state tutti avendo un assaggio del sistema penitenziario, riflettete su quanto sia disumano” ha scritto in una storia pubblicata su Instagram.

 

 

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Non conosco personalmente le condizioni di vita nelle carceri, non avendole mai provate sulla mia pelle, ma ho sempre pensato che chi sbaglia deve pagare e pagare non è andare in un resort a 5 stelle. Ognuno di noi fa una quantità illimitata di scelte nella sua vita, ogni scelta, indipendentemente da cosa l’abbia scaturita, porta conseguenze e le conseguenze alle proprie azioni si pagano. A 18 anni, se non hai soldi per pagare d’affitto, puoi scegliere se andare a scaricare le casse al mercato, a pulire i cessi dei ristoranti o spacciare. Spacciare non è sempre l’unica scelta, ma spesso è la più facile. Ma è pur sempre una scelta e purtroppo o per fortuna ogni scelta ha le sue conseguenze per tutti, nessuno escluso.

 

Non è comunque la prima volta che Massimo Pericolo parla delle condizioni del carcere e sostiene che punire non sia educativo, che bisognerebbe aiutare e non punire. Lo aveva detto anche a Daria Bignardi a L’Assedio:

Mi hanno arrestato per spaccio di marijuana, lo facevo per soldi. Abitavo già da solo e i soldi mi servivano, non per comprarmi il vestito figo, ma per le bollette e l’affitto. E’ superficiale come punto di vista ma quando avevo 18 anni io trovare lavoro era più difficile di adesso. Sono stato in carcere quattro mesi, il resto l’ho fatto ai domiciliari, in totale un anno con lo sconto di pena. Il carcere mi ha fatto capire quanto è sbagliato giudicare gli altri su cose che non hai mai provato prima. Non si riesce a capire, secondo me le misure detentive non sono umane e non servono a niente se non a fare del male alle persone. Per me è più utile aiutare che punire”.

 

Ora, ci sono reati e reati, siamo tutti d’accordo. E credo che siamo tutti d’accordo che un assassino o uno stupratore non vadano aiutati ma puniti e stop, chiusi una cella e buttiamo via la chiave. Mi sembra comodo dire “le misure detentive non servono a niente, è più utile aiutare che punire” dopo che sei stato in carcere, forse è anche comodo o superficiale dire il contrario per chi non ci è mai stato. Ma nessuno di noi è contento di questa gita agli arresti domiciliari che ci vede costretti a stare a casa in questa emergenza sanitaria. Nessuno di noi credo che volesse provare l’ebrezza di essere privato della propria libertà, ma dobbiamo farlo per il bene di noi stessi e degli altri. E anche in questo caso ci sono due categorie di persone: chi rispetta le regole e chi se ne frega e continua ad andare in giro imperterrito. La vita è fatta di scelte e relative conseguenze e le conseguenze si pagano sempre.

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