Diario di una quarantena. Giorno 8

Salmo e l’intervista non registrata

 

Siamo sempre chiusi in casa, fuori c’è il sole, dentro pure ma non posso passare a prenderti. Oddio ho appena semi citato un romanzo di Dikele. Ok, facciamo finta non l’abbia fatto.

Oggi, tra un giro sul divano e una corsetta in cucina, ho deciso di raccontarti un aneddoto. La prima volta che ho intervistato Salmo e non ho messo play.

Era un pomeriggio di aprile di tipo tre o quattro anni fa, scrivevo per un sito di rap, ero alle prime armi con le interviste rap. Mi avevano invitata a un evento di Red Bull, credo fosse Red Bull Doodle Art e Salmo era in giuria. Ero abbastanza agitata all’idea di intervistarlo, un po’ perché girava fosse che Salmo fosse ben poco amichevole con i giornalisti ed ero anche stata ammonita: “stai attenta, non rimanerci male se ti tratta di merda. È fatto così. Odia le interviste“.

Bene, il modo migliore per mettermi a mio agio. Ma il peggio doveva ancora arrivare…

L’inizio è stato dei migliori. Abbiamo riso sulle classiche domande da giornalisti “perché ti chiami Salmo?” “Cosa vuoi trasmettere con i tuoi testi?”… lui mi ha detto “Se uno si approccia così, vuol dire che non ha mai ascoltato i miei pezzi e non sa neanche chi sono“.
E come dargli torto?

Ci accendiamo la sigaretta e gli dico “ti faccio solo un paio di domande, la prima è perché ti chiami Salmo?
E lui “fammi indovinare, la seconda è cosa voglio trasmettere con i miei pezzi?
Scoppiamo a ridere.. Ok, non è così antipatico come mi avevano detto. Ce lq posso fare a concludere 5 minuti di intervista senza essere mandata a cagare, o no?

Lui inizia a raccontarmi che ha frequentato il liceo artistico, che da ragazzino era un writer, della gara a cui ha appena fatto da giudice per Red Bull e via dicendo. L’intervista stava andando alla grande, avevo quasi finito quando a un certo punto la ragazza dell’ufficio stampa di Red Bull mi dice “Vale controlla credo che tu non abbia schiacciato play“. O cazzo non avevo attivato il registratore, non avevo registrato mezza parola. Ora mi manda a cagare. Credo di aver bestemmiato, ma in fondo con Salmo si può. Lui mi dice, “vabbè rifacciamo“. Che a ripensarci oggi mi suona un po’ come vabbè balliamo.

Avevo fatto una figura di merda colossale, che neanche un giornalista alle prime armi può fare e non ero stata mandata a cagare da uno che “odia” i giornalisti. Figo.

 

Ormai sono due anni che è l’anno di Salmo

“No è sempre l’anno di Salmo ahahaha”.

 

No ti fermi mai?

“No più o meno no, quando morirò magari mi fermerò”.

 

Com’è stata l’esperienza in Europa? Figa?

“Molto molto figa perché la cosa era molto più ristretta, sembrava di tornare indietro di dieci anni, queste cose sono fighe perché ti riportano un po’ alla realtà. Sai, dopo che per tanti anni vai a suonare davanti a 30/50 mila persone, che è molto figo, però dopo un po’ la routine inizia ad annoiarti e devi fare dei passi indietro. Guarda se sta ancora registrando”.

 

Sisi tutto a posto, se no mi usciva un altro dei miei francesismi…

Quindi ti ha riportato un po’ all’inizio della tua carriera… Invece all’evento di Nike di settimana scorsa come hai vissuto il palco? Avete spaccato tutto, ma proprio tutto dalla A alla Z, dall’inizio alla fine

 

“Con la Nike è stato un po’ difficile perché ero in giro da due settimane e ho dovuto prendere dieci aerei, però la situazione è stata molto figa, era veramente bello”.

 

La situazione è stata molto figa soprattutto quando sei entrato tu, non è stato come assistere a un tuo concerto, é stato una cosa di gruppo, super crew, super hip-hop

 

“Volevamo fare i Butan Clan del 2017 ahaha”.

 

Vi faccio una foto? Chiede una ragazza dell’ufficio stampa di Red Bull.. “No dai io mi imbarazzo”, rispondo io. “Io più di te”, risponde Salmo, “facciamoci un selfie, ma mettiamoci gli occhiali”.

 

20170412_181919_capture(0)

Lascia un commento