La pagella delle uscite settimanali

8 a Me ne frego di Achille Lauro. Prendiamo la canzone in sé ed esuliamola completamente dal Festival di Sanremo, dagli abiti di Achille Lauro, dalle sue edizioni, dal suo show. La canzone parla d’amore, ma lo fa in maniera diversa dal solito, molto diversa da C’est la vie e molto lontana da La Bella e la bestia. Eludendo l’accezione romantica del termine, vienr sottolineata l’incapacità di reagire davanti alla persona amata, disposti pur di stargli accanto a dar credito alle bugie, a sopportare di essere illusi e soggiogati. La speranza in questa lotta ad armi impari è quella di riuscire a cogliere e conservare qualcosa di questo amore incompleto. Fanno da sottofondo chitarre da rock fine anni ’80 e ’90 e la sua voce volutamente trascinata.

 

 

 

 

9 a Eden di Rancore. La canzone è un vero capolavoro. Un codice, come lui stesso ci tiene a precisare a inizio brano, con almeno tre piani di lettura, e con una base di Dardust che, se possibile, rende le rime ancora più efficaci. Su tutto un ta-ta-ta-ta che ti possiede come un demonio. Una vera bomba. Eden è piena di simboli. La mela, in apertura del pezzo, fa riferimento all’11 settembre, a New York e al drammatico attentato alle Torri Gemelle. Eden è anche il giardino della Bibbia dove troviamo ancora una volta la mela che raffigura moltissimi elementi: dalla visione scientifica, a quella biblica, a quella terroristica fino a Paride. La mela diventa quindi il simbolo della scelta, della decisione dell’uomo e del suo mutare, tra cambiamenti ed eventi che ne decretano lo sviluppo della storia, dal passato al futuro, passando per il mondo di oggi.

 

 

 

 

8 a Atto Zero di Anastasio. Si è presentato al Festival di Sanremo con la canzone Rosso di Rabbia, un pezzo molto personale, dove le parole diventano armi e motivo di comunicazione. Porta la grinta, la voglia di esplodere, di esprimere anche la propria rabbia. Foto, video, al centro di un’attenzione che si scontra contro il bisogno del consenso ma non della fama e della ribalta (“Voi scrocconi di emozioni, Sempre in cerca di attenzioni, Prosciugate le canzoni della loro magia”). Da qui il grido d’aiuto espresso nel testo della canzone che esorta più volte: ” Sto dando di matto, Qualcuno mi fermi, Fate presto, Per favore, Per pietà”). Il brano fa parte di Atto Zero, il suo primo disco ufficiale, che racconta la contemporaneità di un ventiduenne che si pone delle domande esistenziali, analizzate da angolazioni diverse, esplorando la gamma dei sentimenti umani. Brani la cui intenzione è quella di stimolare l’ascoltatore a guardare le cose da un’altra prospettiva. Ma c’è spazio anche per le intricate metafore che lo hanno reso una delle penne più interessanti del momento, tant’è che l’episodio che più rappresenta il concept (nascosto) del progetto è Il Sabotatore, un brano scritto come un flusso di (in)coscienza, che descrive il momento in cui l’ispirazione si impossessa di un artista.

 

 

 

 

6 a No Grazie di Junior Cally. Anche in questo caso dobbiamo esulare la canzone di Junior Cally dalla sua presenza e dalle sue performance sul palco dell’Ariston. È un brano politico e se vogliamo sociale, dove lo schieramento di Cally e il suo pensiero sono più che evidenti, ma non ha la potenza, la forza e l’energia di altri suoi brani. È sottotono, sia nell’impatto che in quelle basi a tratti dance che lo hanno caratterizzato finora. Per me avrebbe dovuto tenersi la maschera, portare Tutti con me al Festival e togliersela lì. Credo abbia avuto fretta, e abbia presentato un brano alla Junior Cally a metà. Comunque No Grazie rimane impresso e ricorda un po’ l’attitudine di Salmo a voler aggiungere tocchi di hard rock al rap. Cally se la prende con quelli che insultano tutti ma solo sul web e “odia il razzista che pensa al Paese ma è meglio il mojito”.

 

 

 

 

5 a Musica (e il resto scompare) di Elettra Lamborghini. Con il testo scritto da Davide Petrella e la musica affidata a Michele Iorfida Canova, Elettra ci dice che se anche il lui della situazione non le ha detto che è bella, lei non smette di sorridere e quello che le resta è la musica quando pensa a lui. Il pezzo parte con una chitarra flamenco, poi diventa più latin in senso ampio ed è sostenuta da un beat potente. Sicuramente è molto meno potente dei suoi Pem Pem, Mala o Fanfare, ma ascoltato nella versione originale in studio si può capire che funzionerà in radio, ma non sa di tormentone alla Lamborghini.

 

 

 

 

7 a Come Me di Jamil feat. Nayt. “Allora, partiamo dal presupposto che non sono uno che collabora spesso, anche perché per collaborare serve la persona giusta“, con queste le parole Jamil apre Come Me. Sulla produzione di 3D e Jaws, Jamil entra sul pezzo rimarcando l’importanza delle amicizie, ma soprattutto, facendo leva sulla propria difficoltà a socializzare, motivo per il quale sembra essere molto selettivo e spesso odiato.

“Io?davvero ho problemi a socializzare
Amici ne?ho sempre pochi
Mio socio che è sempre uguale”

La personalità artistica di Jamil si amalgama bene con quella di Nayt, il quale nella propria strofa non manca di tirarsi fuori dalle etichette esprimendo la volontà di fare semplicemente musica e di lanciare una frecciatina al panorama rap, accusandolo di essersi venduto anch’esso come il pop. “Voglio fare pop, voglio fare rap
Ma non mi venderò come il pop, neanche come il rap”.

È un bel brano ed è interessante sentire due artisti come loro confrontarsi sulla stessa traccia.

 

 

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