Emis Killa sulla classifica di Rolling Stone: “cosa avete nella testa? La merda?”

Iniziamo il 2020 come abbiamo finito il 2019: con una polemica.

A regalarci questa gioia è stato Emis Killa, che, alle 4 del mattino del 1 dell’anno, ha preso il telefono in mano e ha detto la sua su una classifica di Rolling Stone Italia. La classifica “incriminata” è volta a nominare dieci dischi rap che hanno fatto la storia del decennio appena conclusosi. Un disco per ogni anno dal 2010 al 2019.

 

Diamo uno sguardo alla classifica di Rolling Stone Italia:

 

– 2010 Controcultura di Fabri Fibra

– 2011 Il Ragazzo d’oro di Guè Pequeno

– 2012 Sienzio di Rancore e DJ Myke

– 2013 Danger di Nitro

– 2014 ORCHIdee di Ghemon

– 2015 Beats & Hate di Egreen

– 2016 Hellvisback di Salmo

– 2017 Album di Ghali

– 2018 Rockstar di Sfera Ebbasta

– 2019 Persona di Marracash

 

 

E i Club Dogo dove sono? Dov’è Noyz Narcos? Dov’è Fedez? Dov’è Emis Killa? Con tutto il rispetto per Egreen, Ghemon, Rancore e perfino per Guè Pequeno, se vogliamo parlare dei dischi più significativi del decennio non possiamo non citare un disco dei Dogo, uno di Emis Killa o uno di Fedez. Sono stati tra gli artisti più influenti dal 2010 ad oggi e giustamente a Emis Killa sono girate le palle. Il suo discorso non fa una piega.

 

 

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Al di là del fatto che le classifiche di queste settimane sono state una più inutile dell’altra, se sei un organo di stampa, un critico musicale e ti chiami Rolling Stone Italia, non puoi fare una classifica dei dieci dischi più importanti del decennio alla cazzo di cane. Sii onesto piuttosto e dì che quella è la classifica personale di chi l’ha scritta e non la classifica dei dischi più importanti e significativi, perché a quel punto non puoi permetterti di omettere alcuni artisti a favore di altri. È difficile certo stilare una classifica del genere, ma se lo fai, fallo con conoscenza e cognizione di causa.

 

Cosa avete in quella testa? La merda? – Ha detto Emis Killa – Questo è il motivo per cui non mi piacciono i critici musicali, perché è gente che non capisce un cazzo. Punto. Mi piacerebbe che in un mondo in cui chiunque può dire la propria sul web, anche i giornalisti che comunque influenzano il pensiero della gente, parlassero con i fatti alla mano. Perché se parliamo dei dischi più influenti del decennio tu che hai scritto l’articolo L’erba cattiva di Emis Killa ce lo devi mettere, perché nel 2012 è stato l’album che ha venduto di più in Italia. Se poi andiamo a simpatie ok, però sei un giornalista, un critico musicale e devi dire le cose come stanno. O i Club Dogo? Perché non sono stati citati? Vogliamo negare che negli ultimi 20 anni siano stati uno dei gruppi più influenti di rap italiano? Tutta la scena milanese copiava i Club Dogo e non avete neanche messo un disco loro, solo quello di Guè, è una cazzata. […]

Questi articoli sono sbagliati e mi fanno girare i coglioni. Se poi vengono postati su un sito come quello di Rolling Stone, che è sempre stato un punto di riferimento per la musica, un po’ mi girano i coglioni“.

 

Emis Killa ha ragione da vendere. Non lamentiamoci poi se il lavoro di chi scrive non viene preso sul serio dagli artisti, perché se fai informazione devi fare informazione corretta, non di parte o a tuo piacimento. Questo è uno dei problemi in Italia. Manca una critica musicale credibile, perché di credibile non c’è niente, neanche i numeri.

 

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