Anche Linus é finito nel calderone di Rolling Stone a sua insaputa

Rolling Stone si schiera contro Salvini, lancia una specie di Manifesto e nell’articolo cita diversi personaggi pubblici che a suo dire avrebbero accettato di comparire come schierati contro Salvini. Le cose sembra che non siano propriamente andate così, dopo Enrico Mentana, anche Linus prende le distanze spiegando che la rivista non gli ha mai chiesto il consenso e che ha messo il suo nome nella lunga lista a sua insaputa.

A mia insaputa, vengo messo in un calderone per lanciare una campagnaparacula contro di lui (Salvini). Non lo voterei mai, ma allo stesso modo non avrei mai accettato, sapendolo, di entrare in questo giochino. Come tutti quelli presenti sul giornale, consapevoli o no, divento obiettivo degli speculatori del web. Tra questi il Tempo, che mi fa una telefonata stile Ciao Belli in cui mi chiedono come se si parlasse di gattini se voglio un migrante a casa. Siccome lo faccio di mestiere capisco che è uno scherzo e riattacco.
Da un paio d’ore questa seconda carognata (la prima, ripeto, è quella di Rolling Stone) gira su Facebook ed è partito il linciaggio.
A quelli che mi stanno insultando gratuitamente e con grande piacere, se avete avuto la pazienza di arrivare fino qui, chiedo di far girare allo stesso modo quello che ho scritto adesso.
Poi magari continuate ad odiarmi perché sono della Juve o cagate simili. Ma non fatemi passare per quello che non sono. Grazie”.

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A precedere Linus é stato appunto Enrico Mentana che alla domanda di Rolling Stone in merito all’inserimento del suo nome nella loro campagna, aveva risposto NO. Eppure il nome di Enrico Mentana c’era eccome. Il giornalista, a tal proposito, sulla sua pagina Facebook ha scritto “Quando voglio dire qualcosa, la dico. In prima persona, avendo la fortuna di poterlo fare in tv, e potendolo fare come tutti qui su Fb. Non credo agli appelli o alle prese di posizione perentorie e che servono solo a scopi identitari, o a volte peggio mirano a un po’ di pubblicità gratuita. Oggi il mensile Rolling Stones fa una scelta perfettamente legittima: una copertina arcobaleno con la scritta “Noi non stiamo con Salvini”, e poi più in piccolo “Da adesso chi tace è complice”. E poi nelle pagine interne una raccolta di pareri e frasi di “musicisti, attori, scrittori e figure legate allo showbiz e alla tv”. Scelta legittima, dicevo, ma che non condivido. Il giornalismo è fatto di racconto e di confronto delle idee, di attacco alle posizioni ritenute sbagliate, o perfino pericolose. Mai però la scelta di una persona liberamente eletta come bersaglio, come uomo nero. Con sorpresa ho trovato il mio nome tra gli aderenti a questa iniziativa (a meno che “Enrico Mentana, giornalista” non sia un omonimo). È un caso di malcostume, trasandatezza, sciatteria? Non so, non ho ancora letto la rivista. So però che il suo direttore mi aveva chiesto l’adesione, e la risposta è stata chiara… “No”.

Ora, ovviamente Rolling Stone tutto questo fa finta di non vederlo e non sentirlo, va avanti per la sua strada, e anche questo è il giornalismo italiano.

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