
La pagella delle uscite della settimana
8 a Pixel di Ele A
Che fosse brava lo si era già capito, sia dai suoi singoli precedenti, che dalle collaborazioni con altri artisti, ma in questo suo primo disco Ele A ha dimostrato di essere davvero forte. Pixel è un progetto che entra sotto la pelle fin dal primo ascolto. Non è solo il racconto del contesto da cui Ele A proviene, ma soprattutto di ciò che vive adesso: emozioni, pensieri, fragilità e forza. C’è un respiro nuovo, più ampio e aperto, sia nella voce che nelle produzioni. Le chitarre e i pianoforti si intrecciano a beat che diventano quasi eterei e sospesi, in un equilibrio che mescola la radice rap old school a un suono contemporaneo e proiettato verso il futuro.
Anche le collaborazioni raccontano questa evoluzione, intrecciando legami già consolidati e nuove connessioni artistiche. Accanto a Guè, con cui Ele A aveva già incrociato le strade in “El Clàsico” di Dj Shocca e in “Gazelle”, troviamo Promessa, al suo fianco in brani come “Febbre dell’oro” e “Players Club ’25” di Night Skinny, insieme a Sayf, già presente in “Chanelina Soubrette”. Completano il quadro le prime collaborazioni con Gaia, NeS e Colapesce, quest’ultimo già protagonista del singolo “Ombre di città”, che ha anticipato l’album.
7.5 a Amor Proprio di Frah Quintale
Ok, Frah Quintale non fa più rap, ma nemmeno pop. Questo disco ha un sapore indefinito, un po’ cantautorale, un po’ R&B ed è fatto davvero molto bene, nel suono, nei testi, nei racconti e nelle emozioni che trasmette. Questo disco è un viaggio emotivo tra vulnerabilità e leggerezza, tra notti insonni e giornate di sole, il tutto racchiuso in 11 tracce, che vedono la collaborazione di Colapesce in “A prescindere”, Joan Thiele in “Occhi diamanti” e Tony Boy in “1 ora d’aria 1 ora d’ansia”. L’album racconta un processo di crescita che nasce da una riflessione personale: la reale svolta nella vita arriva quando si impara a restare da soli e ad ascoltarsi. È un cambiamento che richiede tempo, ma è proprio in queste situazioni che riusciamo a distinguere ciò che realmente vogliamo e a diventare chi davvero vogliamo essere, senza il peso delle aspettative.
7.5 a Storia di un artista di Nitro
Sto pezzo è da pelle d’oca. Nel brano, Nitro ripercorre gli inizi, le notti passate a scrivere, gli incontri che lo hanno formato, i riconoscimenti dei grandi nomi del rap e la crescita di Machete, fino al trasferimento a Milano e ai palchi che lo hanno consacrato. Ma non nasconde l’altra parte del viaggio: le fasi di smarrimento, le ombre dietro le luci, i momenti in cui restare sé stessi diventa la sfida più grande. È una timeline emotiva e sonora di un percorso fatto di passione, rabbia e verità. È la sintesi di una carriera costruita a colpi di barre e coerenza, dove ogni rima è una cicatrice, ogni pezzo una confessione. Con la sua voce tagliente e diretta, Nitro dimostra ancora una volta che la vulnerabilità può essere hardcore.
8 a Vamos a la playa di Danno
Quanto ci è mancato Danno…
riafferma il ruolo della parola come arma, restituendo al rap la sua funzione originaria di critica, denuncia e resistenza. Il brano è un banger in puro stile hip hop: flow tagliente, scrittura chirurgica e il beat di Dj Craim a sostenerne la forza evocativa.
Il titolo richiama ironicamente l’iconica hit dei Righeira, che dietro la spensieratezza celava la paura di una guerra nucleare. Allo stesso modo, Danno utilizza la sua penna per smascherare la deriva autoritaria, le manipolazioni e il degrado di una società che si sgretola tra spettacolarizzazione del potere e culto della personalità.
4.5 a Occhi Tristi di Rondodasosa
Più che gli occhi, sono le nostre orecchie ad essere tristi dopo aver ascoltato l’ultimo brano (si spera sia l’ultimo davvero) del nuovo disco di Rondo. Ecco, ancora una volta ha dimostrato di non avere poetica, nè tecnica, nè stile, quindi diciamo che è tutto al suo posto e riconfermato.
7 a Bistro! di Sick Budd
Il disco di Sick Budd è ormai completato con gli ultimi due singoli usciti questo weekend, Buste di speranzae Time Out e devo dire che è proprio un gran bel disco. Un progetto rap fatto bene, che suona bene, con gli ospiti giusti, che ti raccontano qualcosa e che non seguono le mode del momento, ma che riportano il rap a quella che è la sua vera essenza.
4 a Ho un problema di Disme ft. Mambolosco
Qui il problema è che Disme è pure uno capace, ma ha deciso di fare un pezzo con Mambolosco e di massacrarci con i soliti racconti street triti e ritriti che ormai hanno davvero stufato.
7.5 a La grande città di Caleyedo e Bassi Maestro ft. Willie Peyote
È un brano pazzesco, che campiona Liberi di Lucio Dalla e gli dà nuova vita. La grande città unisce il cantautorato italiano, arrangiamenti anni ’90 e stilemi dell’hip hop. Bassi Maestro decide di campionare un pezzo iconico della tradizione, “Liberi” di Lucio Dalla partendo da un giro di chitarra che richiama l’universo sonoro del brano. Caleydo si inserisce con la sua penna raccontando la realtà che lo circonda come un enorme zoo. Ad impreziosire il singolo Willie Peyote che con il suo stile e la sua scrittura si inserisce perfettamente all’interno del brano.
6.5 a Felicità 2 di Nèza & Nabi
Il titolo è un chiaro riferimento al brano che nel 2021 ha segnato l’inizio del loro cammino condiviso, ma oggi, con “Felicità 2”, i due artisti mostrano una maturità nuova, sia personale che creativa. Le sonorità del brano sono fresche e restituiscono a chi lo ascolta un messaggio potente di speranza e verità.
4.5 a Muay Thai di Niko Pandetta
Niko Pandetta proprio non ce lo meritavamo. Sto brano è davvero pessimo, ok, il racconto ci sta pure, ma è proprio tutto sbagliato, dalle sonorità, al flow, allo stile. Ascoltarlo fa solo venire il mal di pancia.