Come te lo spieghi il fenomeno Sfera Ebbasta?

Prova a cercare su Google Sfera Ebbasta e fenomeno e ti renderai conto di quanti in questi 5 anni hanno associato il nome di Sfera alla parola fenomeno.
E lui un fenomeno lo è davvero. La sua carriera è breve, eppure è già da tempo nell’Olimpo dei big. Basti pensare al fatto che sta per uscire il suo disco e non si parla d’altro. Un impatto mediatico che Sfera Ebbasta ha da tempo, anche con Rockstar è stato così, e che forse può essere eguagliato solo da Marracash. Nessuno ha infatti lo stesso impatto di Sfera, tanto che Rolling Stone Italia torna in edicola oggi, dopo due anni, con un numero interamente dedicato a lui. Una mossa di marketing, certo, ma nessuno l’ha mai fatto prima.

È difficile capire il perché. Lui è arrivato dal nulla, come uno dei tanti, si capiva fin da subito che aveva le idee chiare, ma era uno dei tanti che dalla provincia provava a sfondare con il rap. E ce l’ha fatta subito. Era il 2015, Sfera aveva 30 mila followers su Facebook, sono stata al suo primo concerto nel 2015 al Lime Light di Milano e lì ho visto quanto fosse grande e potente questo ragazzo, quanto le sue rime e le sue canzoni fossero già seguite e conosciute dal pubblico, pur non avendo allora un vero e proprio pubblico, o meglio, pur non avendo il grande seguito di cui gode oggi. Quella sera il Lime Light era imballato di gente che conosceva tutte le canzoni e che cantava ogni strofa di Sfera Ebbasta come se lui non fosse lì. Il tutto senza un disco ufficiale fuori e ho capito che quello era solo l’inizio.

E così è stato.


Nel suo libro, Zero, Sfera scrive: “Siamo partiti da ZERO, come dice la canzone e siamo arrivati fin qui, ma questo non è un punto di arrivo. Il rap è solo una piccola parte del piano, per me. Vorrei essere uno di quegli artisti indiscutibili, che possono piacerti o non piacerti, ma che non puoi fare a meno di rispettare, perché hanno dato voce a qualcosa di unico. Tutto sembrava impossibile all’inizio, ma fin da subito ho trattato la musica come se fosse un lavoro vero. Ci ho messo tutto l’impegno e la cura del mondo…Il mio è stato un mix di talento e fortuna. Non penso sia stato solo il caso a portarmi fin qui. C’è un motivo per cui sono capitato al posto giusto e al momento giusto: pensavo a quello tutti i giorni, tutto il giorno”.



L’ascesa di Sfera è un caso più unico che raro nella discografia italiana. Puoi amarlo, o meno, puoi pensare che abbia avuto solo culo, che ci siano in giro artisti molto più talentuosi di lui che meriterebbero molto di più, e in parte è vero, ma non puoi non vedere che il fenomeno Sfera Ebbasta è unico e dirompente nel suo genere.
Ci sono artisti partiti insieme a lui, che non avranno mai neanche un terzo del suo successo e il perché abbia tutto questo successo resta un’incognita per molti. Di lui Guè Pequeno, nel suo libro Guèrriero ha scritto:Oltre a considerarlo un fratello minore e a stimarlo per la sua genialità, mi fa pensare parecchio che le liriche del suo album siano una versione updatata e trappata di molti miei capisaldi, argomenti filosofici come comprare tutto il bar, avvisare la tipa che è meglio che non si innamori di noi, la piazza, il player, lo Xanax ecc. Sfera ha talento anche se si ispira fin troppo, e uso un eufemismo, a certi rapper americani“.

Si “ispira”. E chi non lo fa? Sfera si ispira ai rapper americani, ma in Italia quanti artisti sono nati ispirandosi a Sfera?
Forse è questa la chiave. Sfera ha avuto la bravura, o il culo, di essere stato il primo a portare la trap in Italia e ha dato il via a un genere che spazia dalla musica, allo stile.
Laddove tutti nel 2015 provavano a imitare Madman & Gemitaiz, Sfera insieme a Charlie Charles, ha creato qualcosa che non c’era in Italia. Che si sia ispirato all’estero, che prenda spunto da artisti internazionali non è una novità, lo fanno tutti e tutti l’hanno sempre fatto. Il rap non è cosa nostra, non è un suono che abbiamo inventato o che abbiamo nel DNA, chiunque ha tratto ispirazione da artisti non italiani e ha provato a rifare come loro.

Ma guardando a casa nostra, c’è stato anche il periodo in cui tutti rifacevano i Club Dogo, ma quei tutti dove sono finiti? E’ questo il punto. Oggi il bacino è più grande, così come è aumentato il numero degli artisti, ma per arrivare a giocare in serie A devi essere diverso dalla massa ed è quello che ha fatto Sfera. Gli altri, mi dispiace dirlo, anche se bravi o più bravi di lui tecnicamente, non arriveranno mai a raggiungere i suoi numeri, resteranno sempre in quella via di mezzo, perchè oggi più che mai il rap è un gioco e per saper giocare e vincere bisogna conoscerne le regole, ma anche saperle stravolgere creandone di nuove. 
Dopo Sfera, tutta la nuova schiera di rapper ha provato a fare come lui. In fondo Sfera non è andato a scuola, Sfera rappa in un certo modo, Sfera si veste in un certo modo e come sempre accade tutti a ruota a copiare Sfera. Cosa sbagliatissima. Se uno vuole spiccare tra la massa, deve fare qualcosa di diverso, eppure i suoni che si sentono oggi sono tutti uguali tra loro. Sono pochi quelli che risaltano.



Non sempre essere i primi porta bene, siamo pieni di fenomeni che esplodono e poi finiscono nel dimenticatoio, ma Sfera non è stato uno di questi. Avrebbe potuto tranquillamente esserlo, ma per lui, ogni piccolo traguardo è sempre stato solo l’inizio.
Quando è uscito Rockstar, due anni fa, ricordo che ha letteralmente oscurato le altre uscite di quel periodo, da Nitro, a Tedua, a Vegas Jones, a MezzoSangue. Ognuno ha il proprio rispettabilissimo seguito, certo, ma nessuno ha fatto i numeri che ha fatto Sfera.
E magari senti qualcuno dire “a me non interessa quella roba lì”, come la volpe che non arriva all’uva e dice che non le piace.
Forse il segreto nel fenomeno Sfera Ebbasta sta nell’avere un piano ben preciso e fare di tutto per ottenerlo.
Due anni fa, a RTL 102.5, Sfera diceva di avere il sogno di fare un featuring con Future, un sogno normalissimo, quanti artisti sognano di collaborare con un artista straniero che stimano in modo particolare? Quanti ci riescono?

Certo, basta pagare, e su questo siamo tutti d’accordo, ma ora la domanda è: RIUSCIRÀ DAVVERO SFERA A SFONDARE NEGLI USA?

Ecco, questa credo sia parte della chiave del fenomeno Sfera Ebbasta. Credere, crederci e guardare oltre, sempre. Poi il culo ci vuole eh, ma sembra che quando parli di Sfera la frase “questo è solo l’inizio” sia la più azzeccata.

Non è mai facile capire e analizzare un fenomeno, perché un fenomeno è qualcosa che esplode e neanche te lo aspetti, ma forse la bravura sta proprio lì, nel rendere quello che potrebbe essere un fenomeno passeggero in un fenomeno duraturo. È lì che inizia la salita. Forse parte del suo segreto sta nel non essersi mai adagiato, e parte nella semplicità di scrittura che ha fatto sì che arrivasse al pubblico, in modo semplice e diretto. Del resto pochi hanno voglia di leggere, o decifrare testi, la musica deve essere anche leggera, e il linguaggio di Sfera è leggero, accompagnato sempre da beat eccellenti. In questo ovviamente non si può prescindere il fenomeno Sfera Ebbasta dalla musica di Charlie Charles. È un tutt’uno.

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