I segreti del Rap Game: la censura del manager di Ghali

“C’è chi ha la mente chiusa ed è rimasto indietro, come al Medio Evo”. Ecco come farmi andare di traverso il cappuccino, peraltro quello cattivo (latte a lunga conservazione) servito abitualmente negli alberghi. “Il giornale ne abusa, parla dello straniero come fosse un alieno”. Ascoltare Ghali al mattino rischia di rovinarmi la giornata. Secondo il suo fan Roberto Saviano il rapper italo-tunisino canta con accento milanese: a me, che conosco Milano un po’ più dello scrittore gomorroico, sembra piuttosto accento di moschea. L’alieno Ghali vorrei sapesse che fra me e lui il medievale è lui, siccome il mio Vangelo è del primo secolo e dunque, secondo la quadripartizione storica, antico, mentre il suo Corano è del settimo secolo, Medio Evo pieno. Ma Ghali di storia non sa nulla, lo dimostra affermando che il flow, la diarrea di parole dei suoi brani, possa “convertire i nazi”. I nazi e i loro affini per convertirsi non hanno alcun bisogno del suo flow, si pensi all’odierno fenomeno fascioislamico, alla vecchia corrispondenza d’amorosi sensi fra il Gran Muftì di Gerusalemme e Adolf Hitler, alle SS bosniache, alla spada dell’islam sguainata da Benito Mussolini nel 1934 a Tripoli… Ascoltare Ghali al mattino rischia di rovinarmi la giornata e però me la salva: fino a sera, ho deciso, ascolterò Jon Hopkins, elettronica elegantissima, europeissima. E senza flow”. 

Leggo questo articolo dal titolo “Ascoltare Ghali al mattino rischia di rovinarti la giornata” scritto da Camillo Langone de Il Foglio, un quotidiano di tutto rispetto, e mi trovo assolutamente d’accordo, ma mi chiedo chissà se il manager di Ghali andrà da lui a dirgli queste cose non si scrivono. No perché a me l’anno scorso è successo. Scrivevo per Hano, avevo da poco intervistato Ghali per l’uscita di Album, intervista tra l’altro che ha avuto dell’imbarazzante perché su sei domande che gli ho fatto la risposta é sempre stata la medesima “non ho capito la domanda me la puoi rifare?” Fino ad arrivare al “mi puoi fare domande più semplici?” Tanto che il suo manager ha preso la situazione in mano e ha risposto per lui. Io mi sono inventata l’articolo, risposte comprese, per non farlo passare per un cretino. È stato poi scritto un articolo da un altro ragazzo in cui si faceva ironia su alcune frasi di Ghali, come “no grazie non mangio prosciutto”, “non so se é un casello o un mc drive”, “scendi alla prossima no a quella dopo” e via dicendo. Una sera incontro il fantomatico manager che mi addita dicendomi queste cose non si scrivono!

E chi lo dice che non si scrivono? Tu? Ma se per l’intervista non hai neanche detto un grazie e ti é stata condita ad hoc per non far sembrare il tuo pupillo un coglione. Del resto voi avete già Sto Magazine che é stato costruito apposta per spingere e promuovere Ghali mettendo anche Sfera in evidente difficoltà durante l’ultima intervista per farlo apparire meno figo di Ghali. Non solo a fine anno avete anno avete anche premiato Ghali come rapper dell’anno. Nulla togliere a lui ma é stato come darvi il cinque da soli.

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Ecco questa a casa mia si chiama mafia. Propsare alcuni artisti a discapito di altri, dire ai colleghi cosa scrivere o meno sui propri giornali o siti non é libertà di espressione e informazione, è mafia. A settembre ero alla prima di All Eyez on me il film su Tupac Shakur, stavo aspettando di entrare imsieme a um giornalista, uno vero, sulla 50ina, vestito in modo elegante, che scrive per un quotidiano di tutto rispetto, eravamo lì quando arriva Ghali con il suo seguito di amici, tutti rigorosamente di colore e lui mi dice “quel ragazzo mi sono rifiutato di intervistarlo“. Chissà se anche a lui il manager di Ghali gli ha detto queste cose non si fanno.

Nulla contro Ghali, farà sicuramente strada nel pop e in tv (se impara a rispondere alle domande) ma il suo é il caso più ecclatante di quanto quello che c’è dietro costruito bene a tavolino sia più forte e importante della musica stessa.

 

 

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