Teoria del Contrario 2 di Dani Faiv – la recensione di Rebel

Hai presente quel detto “certi amori fanno giri immensi e poi ritornano”? Che poi forse non è neanche un detto, ma lo diceva Laura Pausini o Antonello Venditti in una canzone… Non sono ferrata sull’argomento, chiedo scusa, e potrei anche cercare su Google, ma non ho sbatti, perché il punto non è se lo ha detto Venditti o chi altro. Il punto è che, proprio come quegli amori, Dani Faiv ha fatto giri immensi e poi è tornato.

A sette anni da Teoria del Contrario, Dani Faiv è tornato con il secondo capitolo. E il suo è un vero e proprio ritorno alle origini. Ne ha fatta di strada, ne ha fatte di cose, ne ha sperimentata di musica in questi anni, e poi, per fortuna, è tornato com’era. Con quel rap fatto bene, quello che nel 2017 ci aveva fatto credere che fosse uno dei rapper pronti a prendersi tutto. E che poi magari ha fatto anche incazzare qualcuno quando si è dato al quel mood happy e super colorato, dal quale a un certo punto sembrava non riuscisse più a uscirne. Come se fosse finito all’interno di una puntata dei Teletubbies e fosse stato risucchiato lì dentro. Per fortuna è uscito.

È uscito anche da Machete, ma questa ormai è storia vecchia, è diventato papà, ma questo c’entra ben poco con il disco, ma sicuramente è riuscito a prendere in mano la sua musica, a capire finalmente cosa voleva fare e cosa gli piaceva fare e lo ha fatto. Perché se c’è una cosa che Dani Faiv ha sempre saputo fare è il rap. Sa rappare e sa scrivere molto bene, ma sa anche fare le hit. E TDC 2 c’è tutto quello che ci è sempre piaciuto di Dani Faiv. Il disco, infatti, è ricco di rime, punchlines, argomenti, è molto vario anche a livello sonoro e passa dal parlare dell’essere padre, alla morte, all’inquinamento ambientale, a vari richiami alla scena italiana e alla società in cui viviamo. Ce n’è davvero per tutti i gusti. Ma c’è una cosa insita nel disco, nel suo titolo e nella copertina stessa: andare controcorrente.

Non a caso la copertina mostra dei corridori alle prese con una gara. Uno di loro, il numero 5, va in senso opposto e incredibilmente vince. Non devi per forza seguite le regole e la massa per vincere, puoi farcela anche se lo fai a modo tuo, se sei da solo.

Il concetto di andare controcorrente, di non rispettare le regole che ci vengono imposte e di vivere al contrario viene affrontato diverse volte all’interno del mixtape, ma trova il suo apice nell’outro di “Goodboy/genere Faiv”, che sembra un vero e proprio monologo.

Che poi è l’emblema della società in cui viviamo: il dover fare quello che fanno tutti, seguire determinati schemi solo perché si fa così. Dani Faiv ci dice che si può essere diversi, si può fare a modo nostro e si può vincere lo stesso. Perché alla fine, già il fatto di sentirsi liberi è una vittoria.

È maturato Dani Faiv, lo si percepisce nella scrittura, nelle barre serrate, nei racconti e nei temi affrontati nel progetto. Ha mantenuto inalterato il suo modo di fare rap, ma è cresciuto molto e ci ha dato un progetto rap a 360 gradi, ricco, ben curato e pieno di ospiti.

Ci sono nomi che spaccano, come Ensi, Nerone e Jack The Smoker, Gianni Bismark, Mostro, Vegas Jones, Disme e Vaz Tè, ma anche artisti più nuovi come Olly, Diss Gacha, Daytona KK, e i super emergenti.

TDC 2 è un progetto piacevole, ben curato e di ottimo livello, che vale davvero la pena ascoltare.

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