Sick Luke: “avrei voluto Kurt Cobain in X2”

X2 di Sick Luke è stato il disco che ha ufficialmente aperto le porte al 2022. Non solo, X2 è anche il primo disco di Sick Luke, che dopo anni a collaborare ai progetti di altri artisti, ha deciso di mettersi dall’altra parte. Di condurre lui il gioco, di dirigere i lavori come un direttore d’orchestra e di tenere le redini. Di prendere 34 artisti, provenienti da mondi musicali diversi, il suo pubblico e anche una bella nuova fetta, e trasportare tutti nel suo mondo. Un mondo fatto di luci e ombre, ma soprattutto di contaminazione di generi.

Non c’è più solo la trap. La stessa trap di cui Sick Luke è stato uno degli esponenti di spicco, contribuendo a creare quel suono che l’ha resa uno dei generi più ascoltati in Italia. Ora c’è la trap che si colora di chitarre suonate dal vivo, di sample, di suoni veri, dei Nirvana, che si mischiano con l’indie e con il pop. In modo però inedito. Perché non è che la trap non esista più, la trap esiste e Sick Luke avrebbe potuto tranquillamente continuare a cavalcare quella wave che ha contribuito a creare e sfruttarla finché sarebbe andata. Ma ha deciso di andare oltre, di guardare oltre. Di partire da quel suono per crearne un altro. Per dare il via a una nuova wave, dove tutto si mischia, dove la contaminazione è la chiave.

E come uno stregone, Sick Luke ha preso suoni diversi, artisti provenienti da generi diversi e li ha messi insieme in un unico pentolone gigante, ha mescolato il tutto, forse aggiungendo un pizzico di pozione magica e ha creato X2. Un disco che prende dal passato, guarda al futuro e delinea perfettamente il presente.

Il tuo è stato il primo disco del 2022, avevi un po’ di ansiettta prima dell’uscita del disco?

Non tanto perché era il primo disco del 2022, ma più perché era il mio primo disco. Io sono sempre stato un producer che produce per altri rapper e ho sempre lavorato per altri. È la prima volta che mi metto in gioco e mai mi sarei aspettato di essere seguito da così tante persone, di fare disco d’oro in due settimane, di arrivare terzo nel mondo dietro a The Weeknd e Gunna e 17 tracce in top ten. Mai mi sarei aspettato questo.

Tu dici di aver sempre lavorato per altri, ma nel 2016 sei stato uno dei producer che ha creato un nuovo suono e nuova wave, questo è uno degli obiettivi che ti eri prefissato anche con X2?

Sì, sicuramente e forse è anche per questo che ero un po’ ansioso per l’uscita del disco. Perché ho switchato un po’ il mio sound, che è un pochino più vero, con chitarre, sintetizzatori analogici, bassi veri, campionamenti, cose che nelle mie produzioni non c’erano. Sono famoso più per i suoni più finti da computer e questo suono nuovo è quello che mi ha ispirato in questi ultimi due anni. Ho ascoltato molto i Nirvana, Tame Impala e tutto quel mondo mi ha ispirato a fare questo disco.

Secondo te nel 2022 ci sarà una contaminazione di generi?

Io spero di sì perché a me quello che fa volare adesso è questo genere, con un sacco di influenze di chitarre e campionamenti e vorrei che ci fossero più suoni di questo tipo. Più sintetizzatori anni ‘70 e ‘80. La sonorità trap o la solita indie vanno cambiate e con questo disco l’ho un po’ fatto, non di aver cambiato tutto, ma spero che suonerà tutto così, un po’ sullo stile di Il Giorno Più Triste Del Mondo, o Notte Scura e Solite Pare.

Che differenza c’è tra produrre il disco di un altro artista e produrre il tuo?

Quando lavori con gli altri sei tu che stai appresso al progetto di un altro artista, ci metti anche del tuo, ma è l’artista che ha l’idea principale del progetto. Invece in questo caso io ero il direttore d’orchestra, ero io che decidevo tutto, le combo, gli argomenti non sempre, ma le sonorità dei pezzi sì e anche se qualcosa doveva essere più melodica o più dura. Per me è stata una cosa completamente nuova, anche il fatto di trovare la fiducia negli artisti, perché ci sono delle combo un po’ particolari, come Tedua e Gazzelle, Sfera e tha Supreme, che sono mondi diversi ma che insieme suonano molto bene. Si sono dovuti fidare un po’ tutti di me.

Come è nata la scelta degli ospiti e come sei riuscito a mettere insieme così tanti artisti?

Li sono andato a prendere a casa per le orecchie… Tanti artisti sono persone con cui ho lavorato tante volte, come Ghali, Tedua, la Dark Polo, Sfera, Izi, quindi loro hanno fiducia in me e mi devono anche un favore dal momento che ho sempre lavorato per loro. Gli artisti nuovi, invece, che sono quasi tutti indie, sono stati molto entusiasti nel lavorare con me e nel collaborare con artisti trap. Anche se non c’è solo la combo indie trap, perché Mecna che è più rap, ha collaborato con Ariete che appartiene a un mondo diverso dal suo e ne è uscito un bel pezzo. Diciamo che tutto si è basato sulla fiducia di quello che abbiamo fatto in passato. In passato non abbiamo mai sbagliato e neanche qua abbiamo sbagliato.

C’è un artista che avresti voluto e che manca?

Kurt Cobain…. Di italiani ce ne sono tanti.

Il tuo progetto si distingue anche per la mancanza di ospiti internazionali, se avessi potuto scegliere, chi avresti scelto?

Yung Lean. Non so se l’avrei messo da solo o con altri, ma forse con tha Supreme sarebbe stato figo. Solo che che è difficile poter fare un pezzo con Yung Lean, lui mi piace molto perché mi ha ispirato tantissimo nei suoni, nei sintetizzatori, specialmente nel 2016 con Succo di Zenzero con la DPG.

Prima dell’uscita del disco hai pensato a quale avrebbe potuto essere la hit?

Solite Pare ero sicuro che sarebbe stata una hit. Una che non mi aspettavo invece è Falena, che sta andando tantissimo e non me lo aspettavo perché è un pezzo mezzo cupo, un po’ particolare con quel ritornello di Coez che alza tutto. È stata una sperimentazione ed è uno dei pezzi più amati.

Sei il primo esponente della scena rap italiana ad avere un feat con il padre nel proprio disco com’è lavorare con lui? E quanto ti ha influenzato la sua presenza?

Io sono sempre stato con mio padre, non è mai stato un padre che assente, sono cresciuto con lui. Quando sono nato, lui iniziava ad ascoltare hip hop e in casa si ascoltava solo quello, quindi ce l’ho proprio nelle vene. Se non ci fosse stato lui, forse la mia strada sarebbe stata diversa, invece mi ha portato su questa strada e mi ha insegnato un sacco di cose.

Lavorare con lui è molto semplice.

Avevi paura di deludere il tuo pubblico prima dell uscita del disco visto l’hype che si era creato?

No, quello no. Avevo paura che non sarei diventato un gigante, ma deludere i fan che già mi seguivano no. Ero sicuro che a loro sarebbe piaciuto, ma non mi sarei aspettato di arrivare a un pubblico così vasto e fare quei numeri no. Sono due cose diverse, perché soddisfare il pubblico che ti segue è un conto, mentre soddisfare il popolo italiano è un’altra cosa.

Quando un producer realizza un disco il rischio è quello che il risultato sembri più una compilation che un album con un concept vero e proprio, come hai concepito X2?

Il concept è il mio mondo, la mia testa, quello che suono e che vivo. Non c’è un concetto complesso, ma solo quello di entrare nel mio mondo un po’ fatato, un po’ dark, un po’ cupo e far entrare tutti nella mia testa. Anche nel trailer ci sono questi due ragazzini che si catapultano in questo mondo con il castello e il disco è proprio questo. X2 si apre con Notte Scura che dice “la notte è piena di mostri” ed è proprio un benvenuto in questo mondo.

Poi c’è farfastrello che è un personaggio di questo mondo, è il demone che ti rompe le palle tutto il tempo. Infatti anche nei video su YouTube c’è questo demone che in Clochard è ubriaco, in Pezzi da 20 lancia i soldi, in Il Giorno più triste del mondo piange, in Temporale cammina da solo.

La tua traccia preferita?

Adesso Sogni Matti, ma cambia sempre.

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