Shiva: quando dici di essere indipendente ma non lo sei

Non avevo voglia di fare polemiche oggi, avevo i miei articoli di fine anno da scrivere, ma poi mi hanno mandato l’ultimo post di Shiva, dove dice di aver fatto tutto da solo e da indipendente e a quel punto non ho potuto esimermi dal parlarne.

 

 

 

 

Nessuno mette in dubbio che in quest’ultimo anno Shiva abbia ottenuto ottimi risultati, a Real Talk ha fatto bella figura, ha collaborato con Emis Killa, con Sfera Ebbasta di recente e Bossoli è stato un successo. Ma essere indipendenti è un’altra cosa. Non significa far parte di un’etichetta, la Jive Records, che a sua volta fa parte di Sony Music Italy, dove guarda caso lavora Antonio Dikele Distefano, che ha dato più di una spinta a Shiva nel corso dei mesi. Essere indipendenti non significa avere accessi e vie preferenziali per le playlist editoriali di Spotify Italia. Essere indipendenti significa davvero farsi il culo da soli, con il proprio team, senza etichette che fanno parte di una major. Questo è un insulto e una presa in giro per tutti gli artisti che sono davvero indipendenti, come Highsnob per esempio. Siamo tutti lieti che nel 2020 uscirà il primo Ep di Shiva, o forse non ce ne frega un cazzo, ma non uscirà da indipendente, ma con Jive Italia, esattamente come Soldi in nero. 

 

 

 

 

Perché dire di essere indipendenti se non è vero? A parte Jive Records, Shiva ha firmato con Honiro all’età di 15 anni e, anche se Honiro non è una major, gli ha dato comunque una buona spinta. A meno che non abbia attributo l’essere indipendente a qualcosa di cui ignoro l’esistenza, non capisco il significato della sua affermazione.

 

[Potete leggere la biografia di Shiva a questo link.]

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