Se fossi un rapper cambierei lavoro subito
La dura vita del rapper nell’era di Sfera Ebbasta
E’ inutile negarlo, Sfera può piacere o meno, possiamo apprezzare il suo successo o continuare a convincerci che non sia meritato e che il rap sia morto e defunto, che non sia più quello di una volta, ma il dato di fatto è che i numeri di Sfera sono talmente alti da togliere il fiato.
Considerato come uno dei migliori rapper della nuova scena contemporanea italiana e internazionale, Sfera Ebbasta, vero King della Trap music all’italiana, è il fenomeno musicale del momento con oltre un milione e cinquecento mila follower su Instagram. Il primo artista italiano ad aver conquistato record di plays streaming del mondo su Spotify. Tutte le undici canzoni contenute nel suo nuovo album, ‘Rockstar’, hanno raggiunto i primi posti della classifica italiana di Spotify, e sette di queste hanno registrato il record di ascolti assoluti in una sola giornata. I brani ‘Rockstar’ e ‘Cupido’ sono inoltre entrati nella Viral 100 globale di Spotify. Tutto questo a soli neanche tre mesi dall’uscita del disco. E come se non bastasse Sfera, insieme a Charlie Charles, fonda l’etichetta discografica BillionHeadz Music Group. Non solo, ‘RockStar’ è uscito da meno di tre mesi, il tuor non è neanche iniziato e ha già registrato sold out in tutte le date costringendo il suo entourage a organizzare già da ora il tour estivo. Ma non è finita, il successo di Sfera è arrivato senza aver pubblicato neanche mezzo video del suo ultimo lavoro. L’ultimo video risale a ‘Tran Tran’. Pratica assolutamente inusuale e controcorrente se pensiamo a quello che fa la maggior parte dei suoi colleghi.
Il successo di Sfera non è cosa da sottovalutare, soprattutto se pensiamo alla grande esplosione del genere, a quanti artisti stanno uscendo con i propri dischi, a quanti stanno invece provando a fare rap. Se io fossi un rapper cambierei lavoro subito. Perchè di Sfera Ebbasta, volenti o nolenti, c’è solo Sfera Ebbasta. Perchè lui sta in cima e tutti gli altri restano inevitabilmente sotto. E’ difficile, se non impossibile per un artista, anche uscito nello stesso periodo di Sfera, eguagliare anche lontanamente i numeri del Trap King. Nel giro di tre anni, complice anche la fortuna di avere alle spalle un team assolutamente competente, Sfera è diventato un big indiscusso nel genere. Sicuramente gli va dato il merito di aver portato qualcosa di nuovo, aver creato un nuovo genere, un nuovo modo di fare musica. Laddove tutti nel 2015 provavano a imitare Madman & Gemitaiz, Sfera insieme a Charlie Charles, ha creato qualcosa che non c’era in Italia. Che si sia ispirato all’estero, che prenda spunto da artisti internazionali non è una novità, lo fanno tutti e tutti l’hanno sempre fatto. Il rap non è cosa nostra, non è un suono che abbiamo inventato o che abbiamo nel DNA, chiunque ha tratto ispirazione da artisti non italiani e ha provato a rifare come loro.
Ma guardando a casa nostra, c’è stato anche il periodo in cui tutti rifacevano i Club Dogo, ma quei tutti dove sono finiti? E’ questo il punto. Oggi il bacino è più grande, così come è aumentato il numero degli artisti, ma per arrivare a giocare in serie A devi essere diverso dalla massa ed è quello che ha fatto Sfera. Gli altri, mi dispiace dirlo, anche se bravi o più bravi di lui tecnicamente, non arriveranno mai a raggiungere i suoi numeri, resteranno sempre in quella via di mezzo, perchè oggi più che mai il rap è un gioco e per saper giocare e vincere bisogna conoscerne le regole, ma anche saperle stravolgere creandone di nuove. Pensiamo a Sfera, Rkomi, Tedua, Izi, perchè tra loro solo il rapper di Ciny ha spiccato? Perchè più bravo? Forse, ma anche perchè ha saputo creare qualcosa di nuovo, essere il primo a farlo, crearsi un personaggio e soprattutto perchè ha alle spalle persone che lavorano per spingere lo Sfera Ebbasta prodotto. La musica nel 2018 non può essere solo musica, devono entrare in gioco tantissimi fattori che purtroppo non possono essere ignorati.
Dopo Sfera, tutta la nuova schiera di rapper ha provato a fare come lui. In fondo Sfera non è andato a scuola, Sfera rappa in un certo modo, Sfera si veste in un certo modo e come sempre accade tutti a ruota a copiare Sfera. Cosa sbagliatissima. Se uno vuole spiccare tra la massa, deve fare qualcosa di diverso, eppure i suoni che si sentono oggi sono tutti uguali tra loro. Sono pochi quelli che risaltano. Il disco di Sfera ha oscurato completamente gli altri usciti, da Nitro, a Tedua, a Vegas Jones, a Mezzosangue. Certo, ognuno di loro avrà il proprio seguito, c’è chi ascolta Sfera e chi invece preferisce Tedua, ma i numeri di ‘RockStar’ nessuno li ha raggiunti. Uscirà Capo Plaza e sarà l’ennesimo disco di cui parleremo per tre giorni, poi anche lì calerà il silenzio. Sfera ha raggiunto in quasi tre anni il livello di Marracash, Guè Pequeno e Fabri Fibra, livello che nessuno riesce a raggiungere in così poco tempo, per molti non basta una vita.
Pensiamo a Ensi, da quanti anni è sulla scena? E’ uno che sa fare rap e lo fa come Dio comanda, eppure a livello di numeri e popolarità è sempre sotto agli altri, Sfera compreso. Sono usciti molti nuovi talenti l’anno scorso, artisti che avrebbero dovuto spaccare tutto, ma non hanno spaccato niente, sono rimasti lì, nella via di mezzo e lì resteranno. Ho sempre detto che anche Fabri Fibra non è diventato Fabri Fibra in un giorno o in un anno, certo ma i tempi erano diversi, c’era meno competizione e soprattutto non c’erano i social. Oggi è tutto troppo veloce e come appari puoi scomparire in un attimo, perchè arriverà un altro fenomeno che ti ruberà la scena.
Non vedo nessuno, nonostante i miei gusti personali siano di altro genere, che possa ad oggi essere al livello di Sfera. Nessuno tranne Quentin40. Lui ce la farà sicuramente, lui è un big, ha la stoffa del big e soprattutto ha portato qualcosa di nuovo che prima non c’era. E’ questa la chiave: essere innovatori. Sembra facile, ma non lo è.
Ecco, se io fossi un rapper, oggi, nell’era di Sfera Ebbasta, cambierei lavoro subito. Se io fossi Sfera Ebbasta guarderei la scena e urlerei “provate a prendermi”.