“Se anche avrei fallito con il rap, le baby gang ci sarebbero sempre”. Baby Gang a Muschio Selvaggio

Com’è quel detto? Puoi togliere l’uomo dalla strada ma non la strada dall’uomo?

Ma anche questa barra di Marracash “conosco un criminale vorrebbe fare il rapper, conosco un rapper vorrebbe fare il criminale” cade a fagiolo per descrivere parte del Baby Gang – pensiero espresso a Muschio Selvaggio.

Baby Gang, ospite di Fedez e Luis Sal mette subito le cose in chiaro “se anche avrei fallito con il rap, le baby gang ci sarebbero sempre”.

Ok. Perché le idee di Baby Gang sono poche, confuse, a tratti esilaranti come quando dice che adesso sono tutti spaccini come Pablo Escobar o che il suo obiettivo è entrare in politica, perché se ce l’ha fatta Salvini ce la possono fare tutti, ma assolutamente lineari.

Quasi tutti un’ora e mezza di intervista nella quale Baby Gang ammette di aver “scelto di diventare artista perché sono stanco di essere trattato a pesci in faccia”. Uno status che secondo lui gli può aprire tutte le porte, come entrare in quei locali che prima lo rimbalzavano e che se lo rimbalzano anche oggi che è un artista, allora non ci sta e scatta la rissa. Come nel caso dell’Old Fashion di Milano che gli è costato, oltre ad altri precedenti, il Daspo Willy.

Baby Gang non lascia correre, vive nella sua mentalità ed educazione criminale, che lo porta ad essere convinto che sia giusto rapinare un treno con un mitra finto, e dove tutto ruota intorno al rispetto.

Esiste solo il rispetto.Per me e per quelli con cui collaboro, il rispetto conta più di tutto il resto, posso rinunciare ai soldi, a tutto, ma se mi tolgono il rispetto mi butto dalla finestra” dice Baby Gang. Quindi rispetto, vendetta, perché se fai un torto a lui o uno della sua crew, te la faranno pagare e ingiustizia.

Di fatto Baby Gang ha fatto dentro e fuori dal carcere, ha due Daspo Willy ed è stato bandito persino dalla sua città natale perché ce l’hanno con lui e gli vogliono mettere i bastoni tra le ruote. Di certo non perché ha sbagliato. È il solito complotto.

Anche se io finisco nella merda, I’importante è che la gente sappia che ci sono dentro ingiustamente.”

Chissenefrega se Fedez gli fa notare che ora grazie alla musica ha l’opportunità di cambiare vita, lui resta ancorato al codice di strada, al rispetto e all’orgoglio.

Potremmo anche dare del “coglione” a Baby Gang, ma il suo pensiero, il suo vissuto da emarginato, marocchino, che “deve” rubare per avere rappresenta comunque uno spaccato di realtà, che non esiste solo nei testi di Baby Gang, ma nei quartieri delle nostre città.

Il consiglio da dare a Baby Gang sarebbe quello di lasciar stare le cazzate sulla strada e sul rispetto, e di trovarsi un lavoro, ma queste per lui sono opzioni non contemplabili, la musica è solo un mezzo, non per riscattarsi e cambiare vita, ma per ottenere il rispetto e i privilegi che non ha mai avuto.

Baby Gang è questo e sentendolo parlare sembra che abbia intenzione di restare questo. Se Massimo Pericolo, dopo il carcere e un passato disagiato, ha trovato nella musica il modo per cambiare vita, per Baby Gang non sembra essere così.

Lascia un commento