Sarà Kanye West a prendere il posto di Virgil Abloh da Louis Vuitton?
Non è facile pensare a chi potrebbe riempire il vuoto e ricoprire il ruolo di Virgil Abloh da Louis Vuitton, dopo la morte improvvisa dello stilista, ma è pur sempre una decisione che deve essere presa, perché non solo nella musica, ma anche nella moda, THE SHOW MUST GO ON.
Durante la presentazione postuma dell’ultima collezione di Virgil Abloh per Louis Vuitton che si è tenuta la scorsa settimana a Miami, le discussioni di alcuni ospiti su un possibile successore di Abloh sono state rapidamente messe a tacere. Era troppo presto e il momento non era dei migliori. Quella è stata un’occasione per omaggiare e ricordare lo stilista, non per pensare a chi lo avrebbe sostituito, ma adesso i rumors sui possibili candidati si stanno facendo sempre più insistenti.
In un’intervista rilasciata a WWD poco dopo la scomparsa di Abloh, il presidente e CEO di Louis Vuitton, Michael Burke, ha confermato che la collezione di gennaio del marchio è stata in gran parte completata da Abloh e che il suo team “non deve preoccuparsi di giugno“, sottolineando che non c’è urgenza immediata nell’annunciare chi potrebbe sostituirlo.
Ma anche se gli amici e i fan di Abloh piangono la sua perdita, resta il fatto che un nuovo direttore artistico dovrà, inevitabilmente, essere scelto soprattutto per un colosso come LV, che ha tempi di consegna significativi nella produzione delle sue collezioni. Nell’intervista a WWD, Burke sembrava riconoscerlo, osservando che “la morte di un designer è traumatica, ma che non rappresenta la morte del marchio. Non da Vuitton.” Ha anche fatto paragoni con il vuoto lasciato in Fendi dalla scomparsa di Karl Lagerfeld, che alla fine è stato riempito da Kim Jones.
È un confronto equo. Il lavoro di Abloh per Vuitton non ha avuto solo un impatto culturale, ma è stato ampiamente considerato anche commercialmente significativo (sebbene sia del tutto aneddotico, poiché LVMH non condivide i dati di vendita per marchi specifici). Ma Virgil Abloh ha anche portato una generazione completamente nuova di giovani consumatori maschi nei negozi Louis Vuitton e gli ha dato una scossa di modernità, dinamismo e inclusività.
La filosofia di Abloh come creativo è stata costruita sull’idea di aprire le porte ai creativi neri.
Seguire questo non sarà un’impresa da poco. Certamente, ci sono una serie di designer di alto profilo e molto seguiti attualmente senza un ruolo permanente di direttore creativo che potrebbero essere presi in considerazione, ma si vocifera anche che potrebbe essere Kanye West a sostituire Virgil Abloh come direttore creativo di Louis Vuitton.
Prima del suo ruolo in Louis Vuitton, Abloh e West erano collaboratori e amici di lunga data. La coppia ha lavorato come stagista presso Fendi nel 2009, segnando l’inizio della loro amicizia decennale. The Sun riporta che il duo ha inventato un nuovo modo di comunicare e di intendere la moda. Nel 2010, Abloh è diventato il direttore artistico della compagnia di West, Donda, trasformando tutte le idee di West in realtà e ha anche lavorato con Ye e JAY-Z per l’album Watch the Throne.
Secondo una fonte riportata dal The Sun, “Kanye e Virgil Abloh condividevano una visione simile e ora Kanye sente di dovere a Virgil di continuare il suo lavoro in Louis Vuitton”.
E non stupisce che Ye si senta così.
Del resto Kanye West non è nuovo per Louis Vuitto. Dieci anni fa, infatti, ha collaborato con la maison francese su una linea di sneakers di grande successo. Le sneakers, che originariamente erano vendute al dettaglio per $1.100 USD nel 2009, ora valgono oltre $30.000 USD. Da allora, Ye ha avuto un enorme successo nel settore della moda con il lancio di Yeezy nel 2015.
Resta da vedere se questa voce verrà riconosciuta, anche perché pare ci siano altri candidati.
Si parla di Daniel Lee, che ha lasciato improvvisamente Bottega Veneta il mese scorso, e Kris van Assche, che è stato in gran parte fuori dai radar da quando ha lasciato Berluti all’inizio di quest’anno. LV però potrebbe anche guardare a Riccardo Tisci, i cui rilanci di Burberry e Givenchy hanno portato a una fusione tra sportswear e lusso molto simile al lavoro fatto da Abloh.
Oppure Craig Green, che deve ancora assumere una direzione creativa in una casa di lusso, ma che ha dimostrato di essere uno dei designer emergenti più significativi della sua generazione.
Ma l’etica lavorativa di Abloh e la sua filosofia come creativo sono state costruite sulla volontà di aprire le porte a più creativi neri. Del resto ha ampiamente dimostrato alla mentalità a volte antiquata dell’industria della moda che persone come lui potevano prosperare in una casa di lusso. Come il suo team ha riconosciuto nell’annuncio della sua morte, il principio guida di Abloh era incoraggiare i giovani come lui: “tutto ciò che faccio”, ha detto, “è per la versione diciassettenne di me stesso”.
Sarebbe un’occasione persa, quindi, se Louis Vuitton non prendesse in considerazione la generazione di brillanti designer neri che è cresciuta attorno ad Abloh, e lo onorasse scegliendo tra loro il suo successore.
In questo senso pare ci siano un paio di candidati ovvi. Il contemporaneo, a volte rivale di Abloh e direttore creativo globale di Reebok, Kerby Jean-Raymond, potrebbe essere il più probabile, dato il plauso della critica e il successo commerciale delle sue collezioni. Il lavoro di Jean-Raymond, finora, è stato più esplicitamente politico di quello di Abloh, toccando argomenti come il Black Lives Matter, la brutalità della polizia e i contributi trascurati dei creatori neri alla cultura americana. Ma per una maison come Louis Vuitton, che in genere cerca di evitare discussioni così emotive è palesemente sociopolitiche, Jean-Raymond potrebbe essere visto come una proposta più rischiosa rispetto alla produzione relativamente incontrovertibile di Abloh. Ma Jean-Raymond ha costantemente mostrato un equilibrio e una raffinatezza nei suoi vestiti – in modo più spettacolare nella sua trionfante sfilata Primavera/Estate 2020 – che sulla carta lo renderebbe perfetto per Louis Vuitton.
Altro nome probabile è quello di Shayne Oliver, il fondatore di Hood By Air. Nonostante le sue collezioni sovversive e sessualmente cariche siano molto più estreme di quelle create da Abloh, Shayne Oliver ha anche dimostrato di essere un astuto venditore.
È probabile che anche gli ex protetti e collaboratori di Abloh, Samuel Ross e Heron Preston, siano presi in considerazione, dato il successo dei rispettivi marchi e le tendenze più commerciali della loro estetica.
Ma i rumors del settore indicano una coppia diversa di designer come favoriti. In primo luogo, Telfar Clemens, il cui marchio omonimo è una delle storie di successo più straordinarie di questo decennio. La sua caratteristica borsa “Shopping” è diventata un vero oggetto del Graal che è quasi impossibile reperire prima di ogni uscita e senza budget clamorosi, poche apparizioni alle settimane della moda e una reazione inizialmente lenta da parte della stampa mainstream, è un risultato decisamente notevole. E per un’azienda come Louis Vuitton, dove le borse e gli articoli in pelle sono i principali produttori di denaro, è probabile che il suo track record sia enormemente attraente.
In secondo luogo, la designer britannica Grace Wales Bonner, che ha costruito il suo marchio in modo più silenzioso e studioso come una celebrazione della cultura nera. E anche se non ha ancora prodotto borse e certamente niente che abbia avuto il successo della Shopping bag di Telfar, ha una reputazione maggiore nel prêt-à-porter di Clemens. Le sue silhouette anni ’70 e il tocco abile con gli abbellimenti si tradurrebbero facilmente nell’output di un brand come Vuitton.
Come suggerito da Burke, è probabile che il successore di Abloh non venga nominato a breve termine, ma speriamo che Louis Vuitton tenga conto delle sue parole e delle sue idee.
Ora che Virgil Abloh non c’è più, è rimasto solo un direttore creativo nero che ricopre un ruolo importante nell’abbigliamento maschile di Parigi: Olivier Rousteing a Balmain. Ecco perché la scelta che dovrà fare il CEO di LV è più che ardua.