Revman, un poliziotto può fare rap?

Sebastiano Vitale in arte Revman, 29 anni, originario di Lecce è solo uno dei tanti ragazzi che amano il rap al punto di voler trasformare la propria passione in professione. Fin qui niente di male, se non fosse che Sebastiano nella vita fa il poliziotto.

Può un poliziotto essere un rapper? La sua storia fa discutere il popolo del web da mesi, soprattutto dopo la notizia della partecipazione di Revman a Sanremo Giovani. C’è chi ritiene l’essere un poliziotto e fare rap un insulto e chi al contrario pensa che il rap sia espressione sociale e che le due cose possano tranquillamente coesistere. Del resto Rick Ross era una guardia carceraria, Ice Cube e Ice T hanno più volte vestito i panni dei poliziotti in film e serie TV, ma la finzione è un conto, la vita reale un altro.

 

Revman ha collaborato anche con i Sud Sound System e con Inoki cinque anni fa nel brano Non sai cosa darei e ovviamente i commenti sotto ogni suo video non si sprecano. “Poi ha arrestato tutti quelli con cui ha fatto il featuring” ha scritto qualcuno, ma per altri il problema non è tanto che sia un poliziotto, quanto le sue doti artisticheil fatto che sia un poliziotto è un po’ un controsenso, ma non è neanche troppo importante. Il problema è un altro: non sa andare a tempo e lo stanno pubblicizzando tantissimo“.

 

 

 

 

Ecco il punto: se Revman non fosse un poliziotto, ma solo un ragazzo come tanti che fa rap, avrebbe avuto la stessa risonanza mediatica? Due sere fa il Tg3 gli ha dedicato un servizio con tanto di intervista e nei mesi scorsi in molti hanno parlato di lui.

 

È così importante che sia un poliziotto? Beh, rap e forze dell’ordine non vanno proprio a braccetto e per quanto la scena italiana finga di essere aperta, sarà difficile per lui integrarsi, sempre che voglia farlo. Intanto qualche riflettore su di lui si è acceso, le persone ne parlano e il suo essere un poliziotto rapper divide l’opinione. “Sicuramente ha visto più pistole e droghe di quello che raccontano altri rapper” ha scritto qualcuno e qui si può cogliere la credibilità che spesso vacilla.

 

 

 

 

Ma di cosa parla Revman nelle sue canzoni?

Si è fatto conoscere dal pubblico  con un brano che inneggiava alla sicurezza stradale intitolato Riduci la velocità. Un messaggio lanciato ai giovani ascoltatori di musica rap in controtendenza rispetto al consueto disincanto da periferia in rima.

I suoi testi fanno riflettere, i messaggi che comunica non lasciano indifferenti, come la canzone MCLM (Musica Contro Le Mafie). Revman parla di responsabilità, di denuncia, di lotta alla criminalità organizzata mafiosa e all’omertà «…non vedo non parlo non sento un concetto che non ha senso/ personalmente abituato a dire sempre quello che penso», «…non bisogna vivere nella paura ma cambiare questa cultura/ dove il silenzio ha il tempo che trova se ne hai abbattute le mura», e «…brutte storie da raccontare giornalisti con la protezione/ imprenditori finiti male per una presa di posizione/ vedere cose che gli altri non vedono mette in pericolo/ rispetto per chi ha rischiato la vita scrivendo un articolo.»

 

Revman va in controtendenza, contro le mode del momento. In Rifletti un attimo, per esempio, incoraggia i ragazzi a non perdersi d’animo davanti alle difficoltà, a pensare un po’ di più prima di prendere una decisione, a superare i momenti negativi anche attraverso la musica «…la musica ti salva ti aiuta se hai bisogno/ in quei momenti no in cui non hai nessuno intorno».

 

 

 

 

In fondo sono temi sociali che lo accomunano ad altri colleghi rapper, che spesso sia nelle canzoni che su Instagram lanciano messaggi di questo tipo. L’unica differenza è che Revman non parla di quante canne fuma, di quanti chili sposta, o dell’odio verso le forze dell’ordine, ma il suo impegno sociale è evidente. E di giorno indossa una divisa. 
Si può dire quindi che con la musica prosegue e completa, in un certo senso, la missione che porta avanti in divisa: promuovere la cultura della legalità e contrastare la mentalità mafiosa.

 

 

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