Più che un concerto, quello di Shiva è un raduno di tifosi
Ieri sera (27 marzo) al Fabrique di Milano si è tenuta la seconda delle tre date dal Milano Damons Tour di Shiva ed era completamente sold out. Ma non sold out tanto per dire, ma per davvero. Sold out non nel senso che sono stati dati accrediti per riempirlo, e non nel senso che si poteva stare larghi, ma sold out nel senso che non passava uno spillo all’interno del locale. Sembra una cosa scontata e normale, del resto quante volte abbiamo sentito dire sold out? E poi non lo era…. Davvero… Shiva ha davvero riempito il posto. E, per dirla alla Cassano, chapeau.
Milano ieri sera si è davvero tinta di rosso. E questo a Shiva va assolutamente riconosciuto. Ha creato una sorta di movimento, un qualcosa nel quale i suoi fan si possono identificare e possono sentire di farne parte.
Forse un’ora di concerto è un po’ pochina, forse Shiva potrebbe cantare senza la canzone perennemente sotto, ma gli va dato atto di avere un bellissimo rapporto con il suo pubblico. Riesce a tenere il palco, a coinvolgere il pubblico, a farlo cantare, saltare, divertirsi come un vero professionista. E anche questo non è scontato. Ho visto artisti passeggiare sul palco come se stessero aspettando l’autobus, artisti che sono impeccabili dal vivo, ma che non sanno interagire con il pubblico e che riescono solo a dire “ci sei? La sai questa?” Shiva non è tra loro, riesce a diventare un tutt’uno con i suoi fan e a renderli parte di un qualcosa, come se fossero davvero parte di una squadra, come una grande famiglia. Un po’ come i tifosi con la propria squadra del cuore. Ecco, forse, il pubblico di Shiva, più che un semplice pubblico è un gruppo di tifosi. E il suo concerto, più che un concerto è un raduno.
Gli ospiti erano pochi, solo Guè ed Emis Killa, che Shiva ha voluto ringraziare pubblicamente per avergli fatto ottenere il suo primo disco d’oro con Mon Fre.
E anche questo non è scontato.