Perché Paky ha intitolato il suo primo disco Salvatore?

C’era molta attesa per Salvatore, il primo disco di Paky, anche perché c’è molto interesse e hype intorno al rapper di Rozzano, che in questi ultimi mesi è diventato una sorta di nuova stella nascente del rap italiano.

In concomitanza con l’uscita del disco, Paky ha pubblicato un video sul suo profilo Instagram, una sorta di monologo nel quale spiega il significato del titolo, Salvatore e cosa rappresenti per lui questo progetto.

Il mio nome d’arte è Pakartas, perchè non respiro più, come un impiccato.

Mi piace la notte perchè non fa rumore. Silenziosa, ascolta e non parla un po’ come faccio io.

Sono le tre di notte del 24 febbraio del 2022.

Questo giorno mi ha tolto qualcosa di mio e non me l’ha più ridato indietro.

Oggi di quattro anni fa mio zio ha perso la vita in un incidente stradale.

Mentre io ho perso uno zio, mia madre ha perso un fratello, miei nonni hanno perso un figlio, mio cugino un padre, mia zia un marito.

Il giorno che morì faceva caldo, c’era il sole, come se Dio volesse fargli credere che lassù si stesse meglio di qua sotto.

Ricordo come ieri. Capitò di sabato. Lo chiamai per chiedergli se mi avesse prenotato un tatuaggio da quel suo amico tatuatore, lui mi disse di si, ma in realtà già sapevo che non l’aveva fatto, perché non voleva mi tatuassi o forse si era solo dimenticato.

Dopo circa due settimane andai da quel suo amico a tatuarmi Sapevo che era tanto legato a mio zio e che per lui era come il padre che non aveva più, mi faceva piacere passare là per sentire parlare di lui, ma tutto mi aspettavo, tranne che mi dicesse quello che poi mi ha detto…

Dopo un anno dalla sua morte sono uscito cantante… Tutt’ora ancora credo che tutto quel successo, quella catena di avvenimenti e di coincidenze, siano capitate per merito suo.

Mi sento come toccato dall’alto, come se fossi stato salvato.

Proprio come il significato del suo nome, Salvatore.

Ho voluto chiamare il mio primo disco come lui perchè mi sentivo di doverglielo.

In questo progetto c’è tutto il dolore che ho provato e la rabbia che ancora provo.

“Salvatore” è lo specchio della mia anima.

Ho deciso di dividere il disco in due parti: la prima parte contiene i pezzi più leggeri e banger, la seconda parte invece quelli più sentiti e conscious.

Uno dove c’è luce, l’altro dove c’è solo buio.

Uno in cui sono io, l’altro in cui non sono io”.

Dal lituano “pakartas” (letteralmente “impiccato”) il nome d’arte da cui deriva l’abbreviazione Paky riflette la condizione del rapper di Rozzano, sospesa tra luce e buio, vita e morte, ricerca di ossigeno e disillusione. Come il suo pseudonimo, il primo album ufficiale, SALVATORE, è il racconto della sua vita e della sua anima condensato in diciassette tracce, in cui oscillano “storie tristi e storie vere” suddivise in due metà: una parte più leggera, composta da banger – tra cui la hit Blauer che ha anticipato l’uscita del disco – che rappresenta il nucleo più goliardico e crudo della produzione di Paky, un’altra in cui ad emergere senza mezze misure sono le ferite e le cicatrici più profonde del giovane artista.



A fare da spartiacque tra le due diverse sezioni la title track Salvatore, in cui è Paky stesso a rivelare, con la disarmante trasparenza e onestà che lo contraddistinguono, il messaggio celato dietro alla struttura del disco: raccontare, attraverso il linguaggio della “verità sporca di male”, il percorso di vita che lo ha portato qui, oggi, una catena di eventi drammatici e perdite personali che lo hanno condotto alla scrittura e al suo primo disco, diviso tra le due estremità.


Salvatore è il nome di una persona cara che Paky ha perso e la cui perdita ha segnato l’inizio della sua produzione artistica. Il titolo del disco allude a questo dolore, alla rabbia con cui Paky si confronta all’interno dei suoi brani ma anche al concetto di “salvezza” racchiuso nella realizzazione di questo album.

SALVATORE nasce dalle pieghe più intime e nascoste del rapper e ricostruisce il suo mondo, definito da uno sguardo disilluso e arrabbiato che punta ad esorcizzare i propri traumi dando intensità ad ogni singola parola di cui sono composte le strofe.

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