Occhio a dissare i politici che poi finite come Piero Pelù

Ormai l’hanno capito anche i sassi, se dissi Matteo Salvini o se anche solo lo nomini in una canzone, un commento, un tweet, una storia Instagram, lui puntualmente ti risponde e in alcuni casi (vedi Rumo) ti becchi un momento di popolarità. Sembra che abbia gli occhi puntati sui social di chiunque, sappia e veda tutto, tipo Grande Fratello, quello di Orwell, non di Canale 5.

Non tutto però finisce con un tweet di Salvini, non tutti sono Matteo Salvini, Renzi per esempio non lo è e non ha preso sotto gamba l’ironia (chiamiamola così) di Piero Pelù.

Come riporta il Corriere della Sera in edicola oggi, Piero Pelù dovrà pagare a Matteo Renzi ventimila euro. Il motivo?

Nel 2014 Piero Pelù aveva chiamato l’ex premier “il non eletto e boy scout di Licio Gelli” durante il concerto del Primo maggio a Roma. Pelù sapeva a cosa sarebbe andato incontro con quella affermazione e già all’epoca dei fatti aveva detto: “Pagherò le conseguenze di quello che ho detto ma non me ne frega nulla. Questi ragazzi hanno bisogno di sentire qualcuno che dica certe cose. Ormai i mezzi di distrazione di massa sono compatti sulla propaganda. Ci vuole una voce fuori dal coro”.

A quanto pare essere fuori dal coro costa caro e non tutti la prendono nel migliore dei modi. Io al posto di Renzi avrei chiesto i danni morali a Pelù per aver mostrato i suoi addominali addormentati in diretta tv alla finale del Festival di Sanremo, ma sono opinioni.

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