Non sei un vero rapper se non parli di droga
Oggi nella mentalità degli ascoltatori di rap aleggia la convinzione che sei un vero rapper solo se parli di droga, soldi e puttane se no sei uno sfigato. Non puoi fare rap parlando d’altro se non bevi e non ti droghi, ma è sempre stato così? In realtà no, i prezzi usciti in mainstream, come si diceva all’epoca, erano ‘Applausi per Fibra’ e ‘Dentro alla scatola’, non parlavano di uso o abuso di stupefacenti, per molto tempo, fino all’arrivo dei Dogo, erano temi poco toccati. Il rap si stava approcciando a radio e televisioni, aveva gli occhi puntati addosso, ogni frase di Fibra veniva analizzata e la stampa gli puntava il dito contro, ricordo quando lo accusarono di aver promosso i due assassini di Novi Ligure, Omar e Erica, anche se si era limitato a citare un fatto di cronaca di cui parlavano tutti.
La situazione è cambiata radicalmente con l’arrivo dei Club Dogo, molti li hanno accusati di aver portato i tamarri nel rap e in parte fu così. I Dogo erano zarri, erano quella fetta di società che non ascoltava rap ma che con loro si avvicinata a questa musica e ha fatto sì che oggi il rap sia fatto da zarri delle periferie. Oltre a questo, loro parlavano di alcool e droga, di vestiti, di soldi e questo modo di fare rap ha influenzato completamente le generazioni future, tanto che oggi per essere un rapper devi essere un tamarro che abusa di sostanze stupefacenti, che beve e che lo dice nei suoi testi. E’ tutta colpa dei Club Dogo? In parte sì. Quando ero ragazzina, quello che oggi sono i rapper, erano i tamarri che venivano per lo più schifati, guardati dall’alto verso il basso, per il modo di vestire, per i motorini che avevano, per le scuole e le zone che frequentavano, oggi, invece sono i nuovi miti al pari dei calciatori o dei tronisti all’inizio del 2000. Questo cambio di immaginario è in gran parte dovuto ai Dogo, al loro stile, al loro approcciarsi alla musica, alle loro canzoni, sono sempre stati sopra le righe facendosi portavoce di una realtà esistente, ma di cui nessuno voleva parlare. Erano vestiti in modo diverso da Fabri Fibra o Mondo Marcio, molto meno sobri, decisamente più eccentrici nello stile e nelle rime. Rappresentavano perfettamente uno spaccato di società che fino a quel momento non era mai stato evidenziato, loro, in 10 con i motorini sul palco era una cosa che a Milano nel rap non si era mai vista. Il loro mondo é l’immaginario di una fetta importantissima di pubblico italiano che voleva e vuole quello che loro portano con cognizione di causa. La poetica nella loro musica è schiacciata tra un certo tipo di ignoranza cafona storicamente italiana e di benessere economico ostentato da discoteca.. Ci hanno fatto vedere e ascoltare di cosa è fatta davvero l’italia. I Dogo non aspirano al meglio, vogliono solo uno spazio al vertice per meritocrazia. Dogocrazia. È sono stati talmente bravi che se lo sono preso. Raccontando il peggio al meglio, lo rendono cool fino a che tutti ne hanno voluto un pezzo, ma non ne hanno dato una chiave di lettura, non cercano una morale né una redenzione. E gli italiani, per questo motivo, li sentono molto vicini.
Tanto che oggi i trapper o rapper si possono dire tutti figli dei Dogo, per immaginario e contenuti. Va da sè che tutti quegli artisti che non parlano di droga, sesso, soldi e puttane siano visti come non rapper o sfigati del rap. Ed è quello che è successo a Shade. Vito è ebreo, non ha mai provato droghe, non fuma sigarette e non ha tatuaggi, non è un rapper er questo? Eppure se ascoltiamo i suoi freestyle ha una tecnica, un fiato e una capacità di trovare rime e contenuti da far impallidire mezza scena.
Eppure ieri, su Instagram è stato additato come non rapper e sfigato perchè non si droga. Shade, in due sotires ha spiegato molto bene il concetto
“capisco i molti commenti del tipo INFATTI NON E’ NESSUNO, NON LO CAGA NESSUNO perchè nel vostro cervello solo se ti fai sei un vero rapper. Però io so fare i live, so fare un’ora di extrabeat e freestyle senza perdere la voce, so perfino prendere le note dal vivo senza autotune. Non faccio 10 minuti in playback. Capisco anche che alcuni siano costretti a parlare di droga perchè altrimenti sono fottuti, essendo vuoti come persone. Io faccio il mio, ma non sminuitemi solo perchè diverso. I fatti dicono altro. La vendite e le classifiche anche“.
E’ sfigato Shade o chi si riduce come Dark Side i cui fan scommettono su di lui al Fantamorto? E’ sfigato un rapper che gioca a calcio, nella Nazionale Hip Hop gratis per far del bene a chi è meno fortunato o uno che sui social si fa vedere sempre con vestiti di lusso e canna in mano? Il rap non è nato per essere un inno alle droghe, ma per parlare alle persone di cose, per rappresentare la gente, per farsi portavoce di problemi sociali, oggi, invece, il rap ti dice solo che sei figo se ti fai, se hai le nuove Gucci e se ti scopi la tipa degli altri.