“Mercoledì era una giorno come tanti”, la storia di Davide che è riuscito a fuggire da Kiev

Davide ha 24 anni, il padre è italiano mentre la mamma ucraina. Ha vissuto in Italia dai 6 anni fino ai 20 e poi si è trasferito in Ucraina per lavoro.

Ed era lì giovedì 24 febbraio, quando tutto è cambiato improvvisamente e quando una vita normale è diventata un incubo da cui nessuno si è ancora svegliato. Un incubo incomprensibile e assolutamente folle.

Davide è riuscito a lasciare l’Ucraina, ma ovviamente non è stato facile e non lo è tutt’ora. Davide si trova al confine con la Polonia, sta bene, ma sa di non essere al sicuro.

Ha deciso di raccontarmi la sua storia e di come sta vivendo questi giorni assolutamente folli e dominati da paura e incertezza.

“La tensione qui è iniziata ad aumentare intorno al 22 febbraio, quando dal nulla Putin ha preso due regioni ucraine adiacenti alla Russia proclamandole “autonome” e mandando in esse truppe su truppe lo stesso giorno per “difesa personale”. Da lì era già chiaro che qualcosa si stava smuovendo, nonostante tutti a Kiev dicessero che non avrebbe mai attaccato la capitale, e, proprio per questa positività della gente, abbiamo deciso di rimanere ancora a Kiev per vedere l’evolversi della situazione.

Poi è iniziato il tutto. Mercoledì era un giorno come tanti, siamo andati a dormine come di consueto ma qualcosa mi ha svegliato alle 4 del mattino. Mi sono alzato dopo aver sentito degli strani rumori, come scoppi, a intermittenza di due secondi. Anche la mia ragazza si è alzata e siamo rimasti immobili ad ascoltare. Ma abbiamo pensato che si trattasse di fuochi d’artificio, dato che dalle nostre parti si sentono spesso e senza leggere notizie nè altro ci siamo rimessi a letto. Ma proprio in quel momento Putin era in conferenza stampa e ha apertamente dichiarato in diretta di essersi rotto le scatole delle aggressioni (inesistenti) da parte dell’Ucraina e di avere iniziato in quel momento un’operazione militare di DEMILITARIZZAZIONE e DENAZIFICAZIONE dell’Ucraina.

E l’ha reso ufficiale con un teatrino davvero banale. Ovvero, dopo aver reso quelle due regioni Ucraine autonome (tanto per dire, in realtà li ha resi territori russi) ha dichiarato che queste due regioni hanno chiesto aiuto militare alla Russia perché hanno paura dell’Ucraine e ha iniziato l’operazione militare per “difendere le due regioni alleate”.

Dopo esserci rimessi a dormire, ci siamo svegliati alle 6 del mattino, ma questa volta era tutto chiaro. Scoppi da tutte le parti, esplosioni continue, e dalla finestra soltanto fumo, fuoco e panico. Senza pensarci due volte abbiamo preso due valigie riempiendole del minimo necessario, abbiamo preso con noi tutti i soldi, i documenti e anche il nostro gattino e siamo usciti per metterci in auto e partire.

Ma fuori la situazione era irreale. Kilometri e kilometri di automobili ferme, code ai negozi e ai benzinai. Avendo poco più di metà serbatoio ci siamo messi in fila anche noi, rimanendoci per 4 ore prima che arrivasse il nostro turno, mentre si sentivano ancora esplosioni.

Dopo aver fatto il pieno siamo partiti verso ovest al confine con la Polonia. Era un viaggio che ogni tanto facevamo per andare a Leopoli in vacanza, e di solito ci mettevamo sempre 6 ore massimo. Ci abbiamo impiegato ben 45 ore per arrivare a Leopoli con il traffico che c’era. Kiev continuava ad essere bombardata, così come tutte le altre città, compresa Leopoli. I benzinai erano intasati e permettevano di fare al massimo 10 litri di rifornimento.

È stato un inferno. Su di noi passavano elicotteri russi, carri armati, soldati. Non ci hanno permesso di entrare a Leopoli perché un’ora prima del nostro arrivo hanno imposto il regime militare su ogni città Ucraina. Eravamo stremati e spaventati.

Arrivati al confine con la Polonia ci hanno impedito di uscire dato che tutti gli uomini dai 17 ai 60 anni sono obbligati a partecipare alla guerra per difendere il Paese.

Abbiamo quindi deciso di andare verso nord, in montagna, ci siamo fermati in un paesino di montagna al confine con la Polonia dove siamo tutt’ora. Le notti sono insonni, e la situazione sta degenerando. Quando i russi hanno capito di non essere riusciti a conquistare la capitale con una guerra lampo, sono passati a sparare su case civili, ospedali, asili. Abbiamo più di venti bambini morti solo a Kiev. Non arriva cibo né acqua perché le strade sono tutte esplose. Qui dove siamo è un po’ più tranquillo, ma mi tengo in contatto con tutti a Kiev e purtroppo sono poche le speranze. La gente è chiusa nelle metro da giorni per salvarsi da razzi e missili, e abbiamo bambini che nascono lì in questa situazione.

Tutti quelli che sono riusciti a scappare dalla capitale non hanno avuto l’esito sperato. Nessun hotel nè ristorante può accettare uomini dai 16 ai 60 anni, e devono immediatamente chiamare la polizia per denunciare tali persone e mandarle al fronte. La polizia controlla casa per casa per prendere tutti gli uomini. Le strade sono chiuse. E tra poco toccherà anche a me.?

E mi dispiace leggere certi articoli che dicono “non dite che la Russia sia quella cattiva senza conoscere la situazione perché potreste sbagliarvi”.

Guardate le ultime conferenze stampa di Putin, dichiara apertamente che l’Ucraina faceva parte dell’Unione sovietica e non ha diritto all’indipendenza quindi è compito suo ricostruire tale impero. Ed è davvero uno schifo, anche perché sono tutte cavolate le scuse che si inventa. Quando Kiev esisteva, al posto di Mosca c’era solo una palude e nient’altro. E questa è storia.

Il problema più grande di questa situazione è il regime russo. La mia ragazza ha parenti russi e tutto quello che sanno in Russia è che stanno facendo operazioni militari nel Dolbass come ormai fanno da anni. La TV impone la censura su tutto e la gente ne è all’oscuro nella maggior parte dei casi.

Quando proviamo a raccontargli quello che succede nemmeno ci credono, dicono che è impossibile. I soldati russi che ci stanno invadendo hanno dai 16 ai 23 anni e sono tutti senza telefono. Non sapevano nemmeno di trovarsi in Ucraina quando è stato chiesto a loro di attaccare. Sono carne da macello. E ieri Putin ha dato il consenso all’utilizzo di armi nucleari. Quindi è difficile vedere ora come ora un barlume di speranza.”

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