Mattak: “parlare delle mie debolezze mi dà forza”

È uscito il 9 giugno Overt, il nuovo disco di Mattak.

12 tracce attraverso cui il rapper svizzero affronta il rapporto con l’universo femminile e con se stesso, nella missione di esorcizzare la coda emotiva di una relazione dannosa attraverso liriche e punchline taglienti, trovando una chiave ironica per rileggere quanto successo. “OVERT”, il titolo dell’album (dall’inglese palese, evidente, esplicito) rimanda a qualcosa che non ha bisogno di spiegazioni. Questo è il concept del disco: trasparenza ed onestà, prima che con gli altri, con se stessi.

Nel linguaggio della psicologia, “Overt” è utilizzato per indicare una delle due forme di narcisismo patologico esistenti.

È un disco che ha un concept ben preciso, che nasce da una sofferenza, ma è vario sia dal punto di vista sonoro, che di testo e stile. Mattak è davvero un rapper molto forte e interessante, con una scrittura unica e cambi di flow pazzeschi.

Hai sperimentato molto in questo disco, è stato più per divertimento o per necessità?

E’ stato esattamente 50 e 50. Ho scritto questo disco principalmente per necessità, per buttare fuori tante emozioni forti che provavo e fare chiarezza in e con me stesso.

Avendo avuto la possibilità di registrare da un mio amico mi sono divertito molto e ho scoperto per la prima volta cosa vuol dire creare musica in studio. Non l’avevo mai fatto così.

Com’è nato il featuring con Guè?

All’uscita di Riproduzione Vietata nel 2021 lui aveva apprezzato il progetto e mi aveva fatto i complimenti; letterlamente qualche minuto dopo i suoi props ero a casa sua a bere e lì abbiamo ipotizzato un pezzo insieme.

Poco tempo dopo Sick Budd mi ha mandato un beat che e mi sembrava azzeccatissimo per entrambi perché siamo tutti e due fan dei Griselda.

Gliel’ho subito proposto e lui ha accettato. Sono molto felice di questa collabo perché non è scontato per una testa di serie come Guè lavorare spontaneamente con artisti più piccoli.

Come mai in questo disco non hai portato il tuo alter-ego cattivo, Sinister Jerry?

Semplicemente perché Sinister Jerry è un personaggio con cui di solito dico cose troppo gravi da dire (o che non ho il coraggio di dire) con il mio nome principale. Ma ho deciso che in questo disco mi sarei assunto la responsabilità di dire ciò che sento in prima persona per rispetto del cambiamento che sto facendo e per essere onesto al 100%, senza nessuna eccezione.

Ad esempio, la chiusura della seconda strofa di “Chi sei quando nessuno ti guarda?” era destinata a una canzone by Sinister Jerry ma sentivo che dovevo dirla io, senza nascondermi.

Tutto questo comunque non esclude un ritorno…

In questo album mostri un lato più intimo di te, fatto anche di insicurezza e debolezza, io l’ho visto come una sorta di upgrade rispetto al disco precedente, da cosa è nata questa esigenza?

È nata da diverse vicissitudini che mi sono capitate ultimamente. Sono stato tradito in breve tempo da più di una persona cara, ho affrontato un lutto e due traslochi.

Tutte queste cose insieme mi hanno scombussolato e mi hanno dato una lucidità estrema per cui ho ri-organizzato i miei pensieri e li ho buttati fuori sotto forma di musica.

Le batoste che ho preso mi hanno insegnato tanto e mi stanno facendo crescere.

Quindi, parlare delle mie debolezze paradossalmente mi da forza perché mi fa sentire più vulnerabile ma allo stesso tempo più maturo.

Devo dire comunque che ad aprirmi, sono stato ispirato tanto da colleghi come Marra e Nayt che si sono mostrati fragili nei loro ultimi dischi e secondo me questa cosa aiuta chi ti ascolta e ti fa evolvere contemporaneamente come persona.

Recentemente hai collaborato anche con Shocca in Sacrosanto, com’è stato lavorare con lui? E cos’hai provato quando ti ha chiamato?

Per me è surreale che io sia nel suo disco, sono cresciuto con la sua musica, ho iniziato a fare freestyle su Bolo By Night di Inoki.

Ho praticamente iniziato ad ascoltare il rap italiano grazie a lui e ad Unlimited Struggle quindi mi sento estremamente onorato di essere su questo disco.

Mi sono fatto pure un paio di pianti.

Quando mi ha chiamato ero incredulo infatti non so se realizzerò mai questa cosa (però ti assicuro che me la sto anche godendo).

So che il disco è nato da un periodo difficile della tua vita, ora come stai?

Sto sicuramente meglio perché avendo esorcizzato parecchi demoni mi sono sfogato e cosa più importante, il mio pubblico mi ha capito.

Mi sento più tranquillo. Ho ancora alti e bassi ma almeno adesso so che cosa fare quando sto male.

Ora so che chiavi usare e che porte aprire quando mi perdo perché grazie a questo disco ho capito cosa non va in me e da dove devo partire per stare bene.

So che ci vorrà ancora tanta costanza, impegno ed equilibrio ma se rimango concentrato posso gestire tutto.

Qual è la traccia a cui sei più legato?

Non ce ne è una a cui sono più legato ma potrei dirti che sono molto affezionato a “SOLIPSÌA” e a “LACRIME DI COCCODRILLO :’=8)” perché sono le prime canzoni che ho scritto nel momento in cui dovevo esorcizzare di più e scriverle mi ha aiutato tanto.

Avevo un focus imbarazzante da quanta rabbia avevo in corpo e ho un bel ricordo di come le ho realizzate perché mi sono letteralmente svuotato del male.

Mi hanno fatto sentire fiero di essere riuscito a ricavare qualcosa di figo dal dolore che ho provato.

Se dovessi descrivere OVERT in tre parole, quali useresti?

Spietato, trasparente, impegnato.

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