Marracash qualcuno dice tre anni sono un ritardo
La mia vendetta è che i tuoi figli ascoltano i miei testi e sognano di diventare quello che detesti
20 gennaio 2015 usciva ‘Status’ il quarto album in studio di Marracash. Sono passati tre anni e noi tutti, io in primis, stiamo aspettando con ansia l’uscita del suo prossimo disco che sarà sicuramente il disco dell’anno.
Ascolto i dischi di Marra a ripetizione da anni, l’altro, giorno di ritorno da Novara, ho messo Status e mi sono detta è di tre anni fa ma sembra sia stato scritto ieri. Le tematiche e i contenuti sono talmente attuali che fanno di Marracash un artista senza tempo. E’ senza dubbio il rapper più completo che abbiamo in Italia, per capacità e livello di scrittura, flow, tematiche e modo di raccontarle, il suo è un linguaggio immediato ma tutt’altro che semplice.
Marracash ha una tale profondità di scrittura che sorprende ad ogni ascolto come fosse il primo: sprazzi di pura genialità che molto spesso sono fortemente sottovalutati dagli ascoltatori. Marracash non si compiace di per sè della strada, ma tende a vederla e a descriverla di prima mano attraverso la sua profondità, dandone una chiave di lettura universale, tridimensionale, mai piatta e mai chiusa nei propri confini. E’ il tipo di artista che avrà sempre qualcosa da dire. (Paola Zukar, RAP una storia italiana)
E’ il tipo di artista senza tempo, perciò se ascolti oggi ‘Chiedi alla polvere’, o ‘Vendetta’, o ‘Crack’, ‘Catatonica’, ‘Fino a qui tutto bene’ e tutte le sue canzoni, sembrano scritte oggi per domani e non ieri per ieri. Sembra strano, forse siamo noi, è l’Italia ad essere rimasta ferma, a non essersi evoluta, a essere catatonica, cos’è cambiato dal 2008 ad oggi? C’è ancora chi è vestito ansa e dorme in sala d’aspetto, chi ha il padre che parla solo dialetto, chi si rassegna ad un onesto lavoro, otto ore lo stesso gesto. Perchè cari fratelli d’Italia, l’Italia non si desta. E’ uno scempio, fanno bordello in centro solo per la Champions. Indossa l’elmo di Scipio perchè ti legno e ti scippo e tu che cazzo fai? Come diceva Zucchero a Pippo, Italia fa qualcosa non restare catatonica.
Eccoci, a distanza di dieci anni, a leggere e ascoltare le parole di Marra, e cos’è cambiato nella nostra Italia? Cos’è cambiato a pochi giorni dalle elezioni? Niente, la solita Italia catatonica, che vive sui social network con quella sindrome depressiva da social network che è diventata la malattia dei nostri giorni, in quel limbo tra sushi e cocaina che accomuna tutti, di tutte le razze e estrazioni sociali, in tutti i quartieri, dalla Barona al Duomo.
A volte andare avanti è andare indietro, come dai romani al Medio Evo.
Cosa c’è di diverso da ‘Fatti un giro nel quartiere’ e ‘La mia prigione’ a ‘Peso’ e ‘Status’?
Niente, è la stessa storia che si ripete, che invece di andare avanti, continua ad andare indietro, è la storia di 10 anni fa che trova 7 anni dopo il suo completamento e che trova oggi una chiave di lettura ancora e perennemente attuale. Da un lato perchè nulla purtroppo è cambiato in Italia e dall’altro perchè Marra è rimasto Marra, non si è fatto mangiare e consumare dal suo personaggio, dalla fama, dal successo, dai soldi, è rimasto lo stesso osservatore filosofico e umile della realtà che era ai tempi di ‘Badabum cha cha’. Essere il Principe di Barona, il King del Rap non hanno fatto di lui un osservatore, un critico e uno story teller diverso, lui non lascia che il suo personaggio uccida Fabio, nelle sue lezioni di vita, nel suo essere il più grande giornalista italiano, pur non facendo giornalismo, c’è ancora Fabio ed è questo che rende la sua musica e le sue rime immortali e senza tempo.
Marra è anche uno dei pochi, se non l’unico rapper italiano, che gode della stima sincera e unanime da parte degli esponenti dell’intera scena nostrana.
Più di un anno fa avevo intervistato Fred De Palma e alla mia domanda “come ti sei avvicinato a questo genere musicale?” Mi aveva risposto: “Il motivo per cui ho iniziato a fare rap è stato per un fatto accaduto un’estate di tanti anni fa, avevo 16-17 anni, avevo chiesto a mia madre di comprarmi un cd, dovevamo fare 12 ore di viaggio in macchina per andare in Sicilia. E volevo quello di Fabri Fibra, mia madre non aveva capito e mi ha comprato quello di Marracash “Marracash”, che io fino a quel momento non conoscevo, quindi ho fatto tutto il viaggio ascoltando il disco di Marra.
Quando ho sentito tutto quel disco, ho capito che volevo fare questa cosa del rap. Perché mi sono rivisto in quello che diceva e ho capito che anche io potevo farlo perché avevo vissuto delle situazioni simili, anche il modo in cui lo diceva mi era familiare, è stato come ascoltare un fratello più grande che mi raccontava la sua storia. E quindi da quell’errore è partito un po’ tutto perché io mi sono appassionato prima di tutto a quel disco e poi al rap italiano”.
Stessa risposta mi aveva dato Achille Lauro “mi sono avvicinato al rap italiano ascoltando Marracash e la sua “Chiedi alla polvere” resta tutt’ora il mio pezzo preferito”
Emis Killa “Secondo me uno come Marracash dovrebbe essere riconosciuto come quello più bravo a scrivere le canzoni. E’ un artista che stimo tanto, quando sento un suo disco dico: “Cazzo che figata che ha scritto!”
Canesecco “Marra lo stimo tantissimo, sia artisticamente come tutti… sennò sei pazzo, sia come persona, c’ho parlato un’oretta e mi ha dato due tre dritte che me le porto ancora avanti”.
Rasty Kylo “Marracash è il milgior rapper italiano che io conosca”.
Jack The Smoker “Marracash fa il rap come Cristo comanda, sa scrivere barre che ti fanno saltare dalla sedia e tirare un bestemmione”.
Amill Leonardo “Marracash è uno dei pochi nel rap italiano che è sicuramente vero”
Cicco Sanchez “Il primo disco che ho comprato era “Get rich or die tryin” di 50 Cent, l’avevo comprato in spiaggia, quasi per sbaglio ed è forse stato lo sbaglio migliore che potessi fare. Poi dal rap americano sono passato a quello italiano tramite un amico che mi ha passato il disco di Marra “Marracash”, il disco più bello del rap italiano“.
Ora l’Italia, gli italiani, gli ascoltatori di rap e il rap stesso hanno più bisogno che mai di Marracash, del suo nuovo disco, del suo modo di parlarci, che ci riporti ancora una volta con i piedi per terra e ci metta di nuovo a nudo davanti allo specchio della verità del nostro tempo.
Qualcuno dice tre anni sono un ritardo, eppure riesco ad anticiparvi ogni album
E non sono un ritardo se fai un disco come Dio comanda, se scrivi con quella capacità di scrittura tipica del Principe di Barona, sono un ritardo se produci canzonette, hit estive, o dischi stagionali, solo per paura di essere dimenticato e non essere sul pezzo, ma non sono un ritardo se scrivi rime immortali e senza tempo.