L’Italia prima ti ammazza e dopo ti venera, come con Pasolini
La figura di Pier Paolo Pasolini è indubbiamente amata, odiata e profondamente controversa. Nel suo mondo ci sono le periferie, nell’hip hop c’è spesso e volentieri la rabbia di chi le abita. Pasolini non aveva paura di fare nomi e cognomi di chi riteneva responsabile del degrado morale e culturale del nostro Paese. Non a caso a Gianluigi Rondi dedicò l’epigramma “sei così ipocrita, che come l’ lipocrisia ti avrà ucciso/sarai all’ inferno, e ti crederai in paradiso“. Una sorta di dissing, non al nemico immaginario, ma con nome e cognome. Un disssing in piena regola. Come si fa nel rap. Non a caso negli ultimi anni Pasolini è stato anche definito un poeta hip hop e proprio su questo tema sono state organizzate letture di alcune delle sue opere più famose.
Di certo è stato uno con le palle. Basti pensare che nel dopoguerra ha scritto un romanzo, “Il romanzo di Narciso”, rimasto incompiuto, ma nel quale parla esplicitamente della sua omosessualità.
Era un libero pensatore, uno che non aveva paura di esprimere attraverso le sue opere le proprie idee, anche se queste idee non piacevano.
E tra il non piacere e l’essere denunciato il passo è stato spesso e volentieri breve. Non a caso nella sua vita ha subito circa 24 tra processi e querele. Addirittura il il romanzo “Ragazzi di vita” ha dovuto affrontare un processo per oscenità.
Amava i contadini, odiava la borghesia e la televisione, sapeva che i mass media avrebbero preso il controllo delle nostre vite. Era impegnato politicamente, in qualità di militante del PCI, al quale ha aderito dopo aver letto e apprezzato Marx, ma soprattutto Gramsci. In quegli anni di militanza nel partito, aveva stretti contatti con la povertà e con il proletariato, esperienze che esperienze che lo hanno portato a scrivere “Il Sogno di una cosa”, il suo primo romanzo.
Poi arriva l’accusa e il processo per violenze sessuali su minori, è stato assolto, ma il PCI lo espelle.
Come spesso accade ai grandi del mondo dell’arte in generale, Pasolini è diventato un mito soprattutto dopo la sua morte. Una morte atroce. Il 2 novembre 1975 il suo corpo è stato trovato sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia. Per il suo omicidio verrà incolpato Pino Pelosi, un ragazzo di borgata che lo scrittore avrebbe adescato per dei rapporti sessuali ma che il giovane avrebbe rifiutato. Pino, dopo aver preso a bastonate Pasolini, lo avrebbe poi schiacciato con la sua stessa auto, uccidendolo. Ma questa storia, nonostante la confessione del ragazzo, non convinse, e tutt’ora non convince. Il caso è chiuso dal ‘79, ma ancora oggi sono molti gli interrogativi rimasti insoluti sulla morte di Pasolini.
Eppure per la sua vita, per le sue idee, per le sue opere e anche per il modo in cui è stato ucciso, Pasolini piace e da anni viene citato in diverse canzoni da parte di artisti pop, ma anche rap, perché proprio il suo modo di vivere è vicino al rap. La sua è sempre stata una voce fuori dal coro, una voce di rottura, scomoda e ha dovuto fare i conti per questo. Non a caso si è spesso trovato nell’occhio del ciclone per i temi che affrontava, per il suo linguaggio e anche per la sua vita privata. Fattori che sicuramente lo accumunano a parte degli esponenti della scena rap italiana, o che hanno semplicemente simpatizzato per lui e per il suo modo di vivere.
Guardavo le stelle, nella testa ripetevo le rime più belle
Appena scoperte, Pasolini è morto “per te” come i Baustelle
Questo è Fabri Fibra nel brano Dagli Sbagli si Impara con Elisa è tratto dal disco Guerra e Pace. Un disco ispirato al classico di Tolstoj, al Neorealismo e alle pellicole di Pasolini, come Accattone. In questa barra Fibra cita l’omicidio efferato l’omicidio di Pasolini un singolo dei Baustelle, Baudelaire, in cui compare la frase “Pasolini è morto per te. Morto a bastonate per te”.
E i miei soldati sono ancora al fronte
Come con Pasolini cancellate le impronte
Ancora Fabri Fibra, ma questa volta il brano è Questo è il nuovo singolo. Fibra parla della morte di Pasolini, una morte non chiara, ma archiviata, un eterno interrogativo, come tanti sono gli interrogativi che la società nella quale viviamo, tra presente e passato, ci lascia.
Parli di hip-hop, parli di rap, parli di Old School, parli di che?
Rimpiangi i vinili al battello a vapore, io Pasolini, De André, Falcone
Questo è Fedez nel brano Parli di rap? del 2011 con Gemitaiz. Nel ritornello Fedez mette le cose in chiaro e sottolinea il divario tra lui e gli altri, schierandosi dalla parte di Pasolini, De Andrè e Falcone, ovvero di chi lotta per le proprie idee.
Ma che cazzo ridi/ L’Italia prima ti ammazza e dopo ti venera come con Pasolini
È quanto ha detto Ghemon nelle sue 64 Barre per Red Bull prodotte da Andry The Hitmaker.
Il significato è semplice: in Italia prima vogliono cucirti la bocca e tagliarti fuori, poi muori e vieni venerato. Proprio come è successo a Pasolini.