Le cose cambiano di Massimo Pericolo – la recensione di Rebel

Puoi togliere il ragazzo dalla provincia, ma non la provincia dal ragazzo. In realtà, nel caso di Massimo Pericolo, non togli neanche il ragazzo dalla provincia. Massimo Pericolo è un rapper atipico, dice chiaramente chi è nell’intro del suo nuovo disco: “Massimo Pericolo non è alla Fashion Week, Massimo Pericolo non si fa di Xanax, Massimo Pericolo non beve la lean, Massimo Pericolo non mette McQueen, Massimo Pericolo non mette gli Amiri, Massimo Pericolo non odia le donne”.

Massimo Pericolo è real. Non fa il rapper figo che ostenta gioielli, auto costose e brand di lusso, sicuramente le cose per lui in questi anni sono cambiate, ma è rimasto quello di sempre, è sempre legato alla provincia, alla sua zona, alla sua gente, alle cose “normali”. Le cose cambiano è un inno alle province d’Italia, che vengono raccontate e rappresentate da Massimo Pericolo, che diventa così portavoce di una realtà che coinvolge migliaia di ragazzi, che nei suoi testi si sentono capiti e rappresentati. Le cose cambiano e sicuramente sono cambiate anche per Massimo Pericolo, il successo, i soldi, una stabilità economica, però, non hanno cambiato il suo modo di essere e di vivere. È un po’ questo il filo conduttore del disco: Massimo Pericolo è Alessandro e Alessandro è Massimo Pericolo, non c’è distinzione tra persona e personaggio, sono un tutt’uno. E nonostante i cambiamenti positivi nella sua vita, l’essere riuscito ad uscire da una situazione difficile grazie alla musica, la sua realtà resta quella di prima. Ce la racconta, ce la fa vivere e anche vedere con la sua scrittura semplice, diretta, ma ricca di immagini.

Ne è una prova la skit. 17 anni – skit è poesia pura, realtà che accumuna tutti noi. 6 minuti di vita vera, Massimo Pericolo sta con i suoi amici, in una giornata come tante in quartiere, dove a fare da sottofondo sono frasi e immagini di vita, che si mischiano a suoni quotidiani, i mezzi pubblici, la stazione, la sveglia che suona. È tutto talmente reale che le parole diventano immagini.

La stessa poesia e realtà che troviamo in Ciao Frate con Niko Pandetta: una lettera scritta dal carcere che diventa una canzone.

Le cose cambiano è un messaggio di speranza da parte di Massimo Pericolo per le persone che vengono dal suo stesso niente e parallelamente è uno statement del rapper che vuole dimostrare una svolta non solo nella sua vita ma anche nella propria visione artistica. Nei sedici brani che compongono il disco Vane racconta in maniera unica ed estremamente lucida la sua storia e quella dei suoi amici, della sua gente, dei luoghi magici e complicati che vive ogni giorno.

La provincia, gli amici, i lati oscuri, la speranza, i sogni, la realtà quotidiana, la natura e il lago sono gli elementi fondamentali del disco.

“Se ti offende questa roba, puoi ascoltare qualcos’altro”.

Massimo Pericolo è in grado di dare voce alla provincia e di cantarla come nessun altro. A differenza dei dischi precedenti, però, Massimo Pericolo non filtra le cose negative, al contrario ti sbatte tutta la merda in faccia, che si tratti di vissuto o di emozioni, è tutto estremamente diretto. Compresa la tristezza, il cosiddetto mal di vivere, dal quale forse non riesci a uscirne, ma va bene così, non deve esserci per forza il lieto fine, del resto la vita non è fatta solo di “e vissero felici e contenti”.

Questa è per tutti i ragazzi e ragazze di provincia, siamo la vera Italia. Per tutti quelli con un lavoro senza sogni e per tutti quelli con un sogno senza lavoro, non smettete di crederci. Siamo i più forti. Questa merda è per sempre”. Lo dice alla fine di Totaro 2 ed è anche un po’ il senso del disco e del viaggio che ci fa fare in queste 13 tracce, un viaggio rigorosamente su un treno regionale. Un viaggio nella vita vera, non in quella patinata. Un viaggio che riguarda ognuno di noi, anche chi non è cresciuto in provincia.

Le cose cambiano potrebbe tranquillamente essere considerato il disco dell’anno, forse non avrà l’impatto numerico di altri progetti, ma sicuramente ha un impatto culturale notevole. È scritto benissimo, con immagini nitide, pazzesche, ma semplici, è reale, è lo specchio di tutte le realtà di provincia, trasuda di verità e di cose semplici, di vita quotidiana normale, come se fosse una sorta di documentario in rima. Ha delle produzioni di altissimo livello e ospiti azzeccatissimi.

È uno di quei dischi destinati a non invecchiare mai, a non diventare mai obsoleti, perché ci sarà sempre una provincia, ci saranno sempre ragazzi di provincia che troveranno nelle rime di Massimo Pericolo un porto sicuro e si sentiranno capiti e raccontati da lui. E alla fine, disco dell’anno o meno, è questo quello che conta.

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