L’assurdo servizio di Pomeriggio 5: il 15enne ha accoltellato Marta perché ascoltava 23 Coltellate di Highsnob
Basta usare il rap come capro espiatorio per giustificare gesti criminali e violenti!
Sicuramente in questi giorni avrai sentito parlare di Marta, la ragazza di 26 anni di Mogliano Veneto (Treviso), che lunedì è stata accoltellata da un ragazzino di 15 anni.
Abitano vicini, ma non si conoscono, lui esce di casa con un coltello da cucina per rapinare qualcuno, la vede che fa jogging, la segue, le chiede i soldi, lei non li ha, lui la pugnala per 27 volte. 27 coltellate.
Marta è uscita dal coma. Il ragazzino è in stato di fermo per tentato omicidio e tentata rapina aggravata.
Ok, ma cosa c’entra questa triste e orrenda vicenda con il rap? Niente ovviamente. Peccato che i fantastici giornalisti hanno iniziato a trovare un capro espiatorio per giustificare l’ignobile azione del 15enne proprio nel rap.
Ebbene sì, oggi a Pomeriggio 5 di Barbara D’Urso su Canale 5 è andato in onda un servizio sull’aggressione a Marta. La giornalista, che si trovava sul posto, ha mostrato la distanza tra la casa dell’aggressore e quella della vittima, facendo poi vedere il punto dove è stata aggredita e accoltellata. Tra la testimonianza di una vicina di casa di Marta e le parole della madre del 15enne, il servizio termina con queste parole:
“Gli amici del ragazzino hanno detto che lui amava una canzone di un rapper, di cui non faccio il nome, che parla appunto di 23 pugnalate al petto. Ora si stanno analizzando anche gli interessi del ragazzino per valutare se sia stato influenzato“.
Ovviamente la giornalista di riferisce a 23 Coltellate di Highsnob feat. Mambolosco, che nel ritornello dice proprio così: “Ventitré coltellate al petto
Diamo a Cesare quel che è di Cesare
Voglio morire qui proprio sul tuo letto
Bruciami in fretta poi lasciami cenere
Lasciami accendere“.
Ora, non serve un genio per capire che il testo di 23 Coltellate parla di una storia d’amore finita e che Highsnob non dice “la uccido con 23 coltellate“, ma ormai basta poco, un titolo, una frase, l’essere fan di un rapper per dare subito la colpa al rap.
Ma è il caso di smetterla. Smettiamola di prendere la musica e usarla come capro espiatorio per tutto. Per i ragazzi che si drogano, che spacciano, che rubano, che aggrediscono, BASTA. Quei ragazzi sono criminali. PUNTO. La musica è musica, è arte, non c’entra niente.
Cosa vuol dire “l’aggressore ascoltava 23 Coltellate?” Gliel’ha forse detto Highsnob di uscire di casa con un coltello da cucina e di accoltellare la prima ragazza che avrebbe visto?
È davvero ora di finirla di usare la musica rap per giustificare atti di violenza e criminalità. Se sei un criminale, un violento, se esci di casa e accoltelli per 27 volte una ragazza che neanche conosci, sei un pazzo criminale, punto e la musica che ascolti non c’entra niente.
Non è la musica, e non deve più essere la musica e i suoi autori a dover essere messi alla gogna per i propri testi, a doversi sentir dire dal giornalista giornalaio di turno “è stato influenzato dalla musica“. Pensa se le 23 pugnalate, al posto di essere quelle citate da Highsnob, fossero quelle delle Idi di marzo con le quali è stato ucciso Giulio Cesare. In quel caso ad influenzare il ragazzino sarebbe stata la prof di storia?
Tutte stronzate.
È troppo comodo prendere sempre il rap per creare il solito caso mediatico che indigna i 4 vecchi ignoranti che seguono queste trasmissioni televisive e che non hanno gli strumenti per farsi un’opinione propria. Questa è disinformazione allo stato puro. È voler dare sempre la colpa a qualcosa che non si conosce e non si vuole conoscere e giustificare gesti violenti e disumani come l’accoltellare per 27 volte una ragazza.
Dal canto suo Highsnob replica via Instagram stories, commentando sia l’articolo pubblicato da Tribuna di Treviso, sia il servizio mandato in onda a Pomeriggio 5:
“È il caso che questa folle distorsione collettiva dell’universo del rap smetta e anche rapidamente e che smettiate di istigare la gente con servizi effimeri, in cui buttate fiato senza attivare le sinapsi. Finitela con questa caccia alle streghe e dedicatevi con pregnanza e deontologia alla vostra professione, ammesso che ne siate capaci.
II “cesaricidio” lo reiterate voi nel confronto della libertà di espressione artistica, da sempre“.