L’album di Marracash: la piramide di un imperatore

Avvertenze: il nuovo disco di Marracash provoca uno sconvolgimento emotivo senza pari, per chi non lo conosce, oppure pari e superiore ai suoi album precedenti per chi lo venera e aspettava il suo ritorno più di una vincita alla lotteria.

 

 

La musica di Persona “Fa tremare il bicchiere, spacca le casse, ti butta a terra l’impasto fra” come cantava lui in Continuavano a chiamarlo Marracash.
Perchè Marracash, prima di tutto, è un grande scrittore. Ha sempre le parole adatte per raccontare le cose, è il migliore anche nel raccontare se stesso.
E poi è un re, ma di quelli che vanno in battaglia per davvero. C’è una parola nel dizionario che rischia di sparire; impetuoso. La terrà in vita lui, con questo album.

 

Marra è rabbia, ritmo, provocazione e marcia trionfale anche quando canta la depressione, un amore finito male come quello che ha avuto negli ultimi anni, l’odio per l’umanità che non capisce niente, l’insofferenza per Internet, l’allergia alle feste e alla felicità a comando.
Marra è forte e quindi non ha paura di nessuno, riconosce il valore dei giovani e di chi ha la sua stessa età. Le presentazioni dei featuring che ha scritto su Instagram, da sole, sono micro capolavori letterari per la capacità di adattare le motivazioni al carattere del personaggio, da Guè a Luchè a Madame, tutte sfumature diverse, fino ad arrivare agli estremi della presentazione commovente di Sfera (“è l’unico che è venuto a cercarmi quando ero a terra”) e quella di Massimo Pericolo, con i dettagli sulla famosa strofa legata al bagno di casa sua.

 

L’album si chiama Persona perché Fabio Rizzo voleva spogliarsi dal personaggio Marracash e mostrarsi nel profondo. Ci è riuscito benissimo, ma senza snaturarsi, perché lui è cosi, riesce sempre a rinnovarsi restando se stesso, a cambiare tutto senza cambiare niente, a creare novità facendoti venire in mente qualche vecchio successo, vecchio nel senso di precedente perché lui è sempre nuovo, cosi nuovo che resta attuale ancora dopo anni.

 

Marra è come Mozart per la potenza del suo lavoro, ma è anche un maestro nel far scattare il meccanismo di identificazione nel senso di frustrazione che attanaglia gli esseri umani. Lui lo racconta sempre in maniera magistrale, fotografando il peggio degli individui, le loro dipendenze, i loro vizi, le paranoie, i loro tic. Solo che la gente normale, di solito, in queste cose affoga.
Lui trasforma il dolore in arte fino a quando se ne libera come ha ricordato nella presentazione di Guè.
Avevo una fidanzata che mi ha trascinato in un rapporto tossico e aveva dei gravi problemi mentali – ha confessato in conferenza stampa -. Sono stato male, mi ha svuotato e sono dovuto andare anch’io dall’analista. Ora sta bene e dorme come un bambino (sarà merito di Elodie con la quale fa coppia fissa).

 

Scrivere il disco è stato come lasciare sanguinare una ferita” ha detto riguardo la stesura dell’album, scritto nei tre mesi estivi. E’ difficile raccontare Marracash senza esagerare in complimenti, perchè è difficile tradurre in parole quel terremoto emotivo che provoca la sua opera.

 

Persona è il disco della maturità, quello che potrebbe farlo passare da king del rap a king ebbasta di tutta la musica Italiana. Lui stesso ha detto che non vuole etichette e brani come Crudelia, un pezzo capolavoro sulla storia d’amore tossica, che di sicuro piaceranno anche a chi non ascolta il rap.

In Sangue ha tirato fuori il meglio di Massimo Pericolo che ha indicato come il suo erede, per la storia della strada e della famiglia. In The Supreme, Sfera ha una strofa corta, ma che stende in un colpo solo, e riassume la grandezza sua e di Marra. Loro danno voce a chi non ha voce, sempre.

 

Tutti i brani di Persona meriterebbero i primi posti della classifica. Non è un disco che passerà di moda fra un mese, è la piramide di un faraone, è un disco fatto per durare.

 

Per quanto abbia sofferto, per quanto si dia spesso del mostro e per quanto parli del suo bipolarismo che lo porta ad avere lunghi periodi in cui non esce mai di casa, come è capitato negli ultimi tre anni, la forza di Marra è che è sempre bello e statuario come un guerriero. Infatti, anche se ha 40 anni, ne dimostra dieci in meno, anche se ha detto di essere cresciuto e maturato e che il suo pubblico è cresciuto e maturato con lui.

 

Ha detto di avere avuto una crisi di scrittura quando ha capito che il suo quartiere non aveva più bisogno di lui. Ha detto tante cose, che odia internet e vive benissimo senza social e che ci sono tantissime persone che lo ringraziano di parlare pubblicamente di depressione, ma quello che non ha detto gliel’hanno detto i fan che lo venerano. Lui ha molti più ammiratori di quanto non creda.

 

Il problema è che il suo analista non può guarirlo dall’essere artista, come canta in “Non ci sto” di Shablo. Quindi vedrà sempre tutto, quindi vedrà sempre troppo (come le modelle che si fanno crescere i peli e poi si fanno le foto), quindi starà sempre male. Ma dal disgusto e dalla frustrazione tirerà sempre fuori dei pezzi meravigliosi. Quindi sarà sempre d’aiuto per chi sta male come lui, ma almeno si consola pensando anche i ricchi (e fighi) come Marra piangono. Ma poi si alzano e danno la carica di fare altrettanto e vendicarsi se tu sei quelli di quelli che fanno progetti, ma poi la vita fa quello che vuole. Strofa che ovviamente arriva dalle sue canzoni, che alla fine sono il miglior anti depressivo del mondo.

 

Anna Savini

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