La “Retro Wave” Art di Kroma
Se pensiamo che l’immagine, l’immaginario e l’arte siano una componente fondamentale dei progetti di un artista, non possiamo non tenere conto del lavoro dei grafici. Sono molto i ragazzi che prendono ispirazione dalla musica, si lasciano trasportare da essa e si esprimono attraverso l’arte. Uno di questi é sicuramente Marco Giordano, in arte Kroma, 25enne di Torino. I suoi lavori colpiscono perché sembrano appartenere a un’altra epoca, é come se facesse vivere i personaggi di oggi in locandine post guerra.
Quando ti sei avvicinato al rap?
“Sicuramente quando ero piccolo ho ascoltato pezzi rap, senza avere idea di cosa fosse, ricordo gli Articolo 31 con Ohi Maria (cantata da tutta la mia famiglia non capendone il vero significato) o Italiano Medio, ricordo Supercafone del Piotta e anche i Phlaminio Mafia con Che Idea e Ragazza Acidella. Ma il vero momento in cui mi sono chiesto: “Cos’è questa cosa?” penso sia stato intorno al 2005/2006 con due pezzi usciti in quel periodo: Dentro la Scatola di Mondo Marcio e poi Applausi per Fibra di Fabri Fibra, lì ho detto, devo saperne di più su questa musica ed ho iniziato ad affiancarla a i miei ascolti da adolescente cercando di capire la cultura Hip Hop“.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
“Lo ammetto sono un ascoltatore strano a livello di rap/trap, mi piacciono molto gli artisti border line che non s’identificano in un solo genere ad esempio i vari Fibra, Marra, Gué, Coez, Ghemon, Salmo, Two Fingerz, Ernia ecc. Ma dovessi scegliere il mio preferito non farebbe parte della scena rap e direi Pino Daniele”.
Hai mai provato a fare rap?
“No, non scherziamo, amo troppo questa cultura per rovinarla con la mia voce e le mie rime alla sole-cuore-amore”.
Com’è nata la tua passione per gli artwork?
“Circa un anno e mezzo, fa ero nel mezzo di un mio periodo depressivo, mi ero accorto che dopo l’università e nonostante lavorassi, non avevo capito ancora cosa volessi fare da grande. In quel periodo ho sentito l’urgenza di esprimermi in maniera personale ed ho iniziato a fare grafiche e a postarle su una vecchia pagina Facebook e poi su un vecchio profilo Intagram, non erano legate al mondo del rap ma seguivano gli stili grime e vaporwave dei quali mi ero intrippato grazie ad OSWLA. Guardandomi attorno vidi gente che faceva artwork su personaggi famosi, pratica che io non conoscevo, le celebri Fanart, e mi sono detto perché non mettere delle cose che raccontino delle mie passioni nelle grafiche, lì ho iniziato a farle per poi capire che non bastava raccontare le proprie passioni ma bisognava anche trovare uno stile proprio”.
Se fossi cresciuto negli anni 90 avresti fatto parte di qualche crew di graffiti?
“Amo la Street Art e soprattutto la Stancil Art, detto questo non conosco molte crew anni 90 giusto i PMC di Inoki. Sopratutto credo che non avrei mai potuto far parte di una crew, con la bomboletta sono pessimo”.
Come definiresti la tua arte?
“È’ complesso, innanzitutto io non credo di fare arte ma grafiche, dopodiché le mie ispirazioni sono derivate da pubblicità e dipinti postbellici dell’inizio del xx secolo, quindi non saprei vogliamo chiamarla Retro Wave“.
Che tecnica usi? E come nascono i tuoi lavori?
“Tutte le mie grafiche sono pensate per una visione digitale, quindi prettamente uso programmi di fotoritocco e disegno. Ogni volta che mi approccio ad una nuova grafica parto dal chiedermi che cosa voglio comunicare, a questa domanda seguono ore tra ricerca di ispirazione e tentativi buttati via finché non dico Marco devi postarla, se non facessi cosí, conoscendomi, sarei ancora fermo alla prima grafica cercando di modificarla aggiungendo dettagli ecc”.
C’è un artista con cui vorresti collaborare?
“Il famoso sogno nel cassetto, quello che spero un giorno sia possibile Fabri Fibra. Quello ormai per ovvie ragioni impossibile Notorius B.I.G. o Pino Daniele”.
Secondo te perché molti oggi stanno provando la strada degli artwork?
“Partirei con il ricordare che le discipline Hip-Hop sono 4, non c’è solo MCing, ma anche DJing, il B-Boying e il Writing. Esattamente alla stessa maniera del Rap, anche il Writing ha subito un’evoluzione dettata dalla tecnologia e dalla società. Detto questo, bisogna capire che ormai siamo in un mondo fortemente visivo e figurativo, dove l’immagine ha assunto un’importanza fondamentale anche grazie alla tecnologia, chiaramente chi ha quella voglia di esprimersi vede la grafica, il video la pittura ecc. come mezzo per farlo. Naturalmente non sono scemo vedo flotte di persone ogni giorno che cercano di fare grafica solo per avere quel poco di visibilità riflessa data dal like o dal follow e non esprimendo nulla”.
Se non ci fosse Instagram lo faresti lo stesso?
“Credo proprio di si perché come ti ho detto è stata una necessità quella di trovare un modo di esprimere la mia personalità”.
A quale tuo lavoro sei più legato?
“Sono il primo critico di quello che faccio, infatti, periodicamente scompare qualche post dal mio profilo, però penso che anche se non sarà il più complesso che ho fatto, “.
Cosa significa per te essere ribelle?
“Per me oggi essere ribelle è dire “Grazie” e non pretendere, è divertirsi facendo quello che ti piace senza bisogno che qualcuno debba per forza dire bravo è essere noi stessi in un mondo di Io. Essere ribelle è sapere di essere un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro ma allo stesso tempo, duro a rompersi”.