La pagella delle uscite settimanali
Eccoci arrivati finalmente al momento più atteso (da chi?) della settimana: quello in cui diamo i numeri!
8 a La prova vivente di Drimer. Ascolti Drimer e pensi: COM’È POSSIBILE CHE ABBIA SOLO 23 ANNI? Cazzo, i suoi coetanei cantano yeye, bitch, fumo, brillo e lui tira fuori un disco figo, rap, con contenuti, rime, sonorità. Drimer è di fatto la prova vivente che si possa ancora fare rap in un certo modo anche a 23 anni. La prova vivente esplora, nelle sue 14 tracce, svariate sonorità legate al rap, dalla trap al boombap, dal grime al cloud, tutte affrontate in maniera ottima da Drimer che si dimostra uno dei migliori rapper, nel senso più stretto del termine, della sua generazione.
7 a Triste di Samuel Heron. È sicuramente un disco che non ci saremmo aspettati da Samuel, soprattutto per il fatto di aver affrontato altri mood oltre a quello a cui ci aveva abituati. 9 tracce per un disco fisico sono poche, molto interessanti i featuring, in particolare quello con Lo Stato Sociale e gli scratch di Dj Ty1, che ci riportano a quelle che sono le radici del rap. Nella traccia con Ty1, infatti, è stato usato un campionamento che veniva utilizzato dai Sangue Misto durante i loro live. Diciamo che Triste, nonostante sia corto come disco, è interessante e può rappresentare uno switch nel percorso artistico futuro di Samuel Heron.
7 a GOAT di Paska. È un disco completo, ma che non convince al 100%. Buone le produzioni, anche se traccia dopo traccia finisci per chiederti MA NON L’HO GIÀ SENTITA QUESTA? Paska ha una buona capacità di raccontare e di portare l’ascoltatore nelle immagini che propone, ma sembra abbia voluto addentrarsi in territori che non gli appartengono fino in fondo. La tracklist si sviluppa su 14 brani e le produzioni musicali sono firmate da Febo, con lo zampino di Paska che con lui ne ha curato mix e master. Per quanto riguarda i featuring, la lista è molto varia, sono presenti: Giaime, Jhonny May Cash, Drillionaire, Infa, Almighty Calue e gli Oro Grezzo al completo.
5 a Revolver di Sercho. Ora, non è per fare la prevenuta, ma se mi parli di revolver, armi, e compagnia bella, anche utilizzandoli come metafora, devi essere credibile dalla a alla z e Sercho non lo è. Forse, l’unica pistola che ha visto è quella ad acqua, com’è giusto che sia. “Se dovessi trafficare droga, frequentare la malavita e andare in giro a fare risse con bande avversarie non avrei il tempo di chiudermi in studio e lavorare ai miei pezzi. Il rap è il mio linguaggio, esprime i miei umori e il mio pensiero, ma ascolto di tutto” aveva detto Sercho al Corriere della Sera e poi mi fai un singolo dal titolo Revolver con una pistola in copertina. Per carità il singolo non è male, lui è anche bravo, ma risulta il solito cliché finto senza nulla di originale.
5 a Sex on The Beach della Dark Polo Gang. La DPG sta perdendo colpi. Questo singolo è davvero penoso, manca la loro verve, è una cantilena asettica e di plastica, creata forse per essere un pezzo da club, ma non sa di niente. Sono sempre le stesse tre parole e gli stessi due concetti che accompagnano quasi tutte le loro canzoni.
7 a Ostia Lido di J-Ax. Ax ha cacciato fuori due singoli in due settimane e sembra essere ritornato l’Ax pre Fedez. Le strofe sono decisamente fighe, c’è quel rap e quel modo di incastrare le rime e di raccontare tipico della discografia di Ax. Il ritornello, invece, sa di hit estiva, così come suggeriscono ovviamente anche il titolo e la copertina. Nel complesso è un buon singolo, fresco e non banale nei contenuti.