La pagella delle uscite settimanali
7.5 a Innamorato di Blanco
Se penso a Blanco automaticamente lo penso in mutande, o che corre in mutande in un videoclip. E infatti anche nella copertina del suo ultimo disco è in mutande.
Poco male, del resto è già stato testimonial di Calvin Kkein.
Potremmo dire che Blanco si è messo a nudo, anche se ormai siamo più abituati a vederlo in mutande che vestito. Ma in realtà in questo disco si è messo davvero a nudo. Innamorato è un disco ancora più intimo e profondo del precedente, nel quale Blanco racconta pezzi di sè, della sua vita, dei suoi rapporti amorosi, come Giulia, dedicata alla sua ex fidanzata, Giulia appunto, quella che ha lasciato dopo aver vinto Sanremo per intenderci. Non solo amore, però, nel disco c’è anche spazio per paure e fragilità, alti e bassi, equilibri da trovare. La sua scrittura è semplice e diretta e alla fine finisce per parlare di noi, perché almeno una delle storie che racconta l’abbiamo vissuta anche noi almeno una volta nella vita. È quel limbo che separa l’amore dall’odio, il desiderare una persona e il detestarla al tempo stesso, come quando una storia finisce e magari provo rancore, ma anche nostalgia. È questo Innamorato di Blanco. Sempre accompagnato dal fedele Michelangelo, che crea tappeto sonori perfetti per lui. E poi c’è Mina. La signora della canzone italiana, che concede pochissimi duetti, ma che ha scelto di collaborare con Blanco e di regalarci una canzone emozionante e dal sapore eterno.
Innamorato è un bel disco, ben curato e intenso, certo deve piacerti il genere, ma devo dire che, anche se si parla di vissuto, emozioni e sentimenti, riesce a non risultare stucchevole.
7 a Don Dada di Don Joe
Don Dada non ha niente a che vedere con il disco precedente di Don Joe, Milano Soprano. Non ha un concept ben definito, è più una raccolta di tracce, una sorta di playlist della musica che a Don Joe piace e che gli piace creare. E non c’è niente da dire: le basi sono spaziali. Tutte. Potenti e incredibili e non potrebbe essere altrimenti con un pezzo da 90 come Don Joe. La cosa che colpisce a primo acchito del disco è la tracklist. Voglio dire, Don Joe avrebbe potuto mettere al suo interno solo big della scena, ma ha scelto di dare spazio per lo più ad artisti emergenti, di confrontarsi con loro, generazioni, suoni, mood e stili diversi a confronto e magari alcuni nomi ti fanno pensare e questo chi è?, ma alla fine tutti, chi più e chi meno, hanno reso degnamente omaggio ai suoni di Don Joe. La scelta è stata semplice: nomi che sono stati influenzati dal suo percorso. Semplice, per lui forse, ma non scontata.
In Don Dada troviamo banger street, ballad malinconiche, suoni soul, reggaeton, hip hop classico, trap, hit istantanee. È un bel agglomerato di suoni e stili. Ce n’è davvero per tutti i gusti e il livello è alto.
6 a Trendsetter di Vaz Tè
Il classico brano carino ma niente di che.
Una sorta di canzoncina, che ti entra in testa al primo ascolto, grazie a quel “troppo fresco, anche se scazzato”, ma che alla fine ti lascia ben poco.
Da apprezzare invece è sicuramente il messaggio del brano, che poi viene esaltato dal videoclip ufficiale, che contiene immagini di backstage dei live degli ultimi anni di molti esponenti della Drilliguria, e la partecipazione di Drefgold. Vaz Tè in sostanza ci dice che la fama e il successo perdono qualsiasi valore se non si condividono con gli affetti più cari e ci si dimentica la strada dove si è cresciuti.
Concetto che non è nulla di trascendentale, e che se vogliamo, senza nulla togliere a Vaz Tè, fa un po’ sorridere, perché mi chiedo dove sia tutta questa fama e questo successo di cui parla, forse è più per sentito dire che per esperienza personale, perché alla fine, spesso, chi parla del peso del successo, parla di quello degli altri.
6 a Amelie di Nashley
Per un momento ho pensato “ma questo è Lauro”, poi non ho sentito urletti vari e oh mio Dio e ho detto “ok non è lui”.
Amelie è un brano pop, che potrebbe essere definito un classico del cantautorato italiano, con la voce roca, i giri di chitarra. Una ballad in cui Amelie è un simbolo e potrebbe essere chiunque, una canzone intima, profonda, struggente e semplice al tempo stesso.
5.5 a Eyes Of The Tiger di Artie 5ive ft. Rondodasosa
Boh. Questa canzone è davvero boh. Perché non è malvagia, anzi Artie 5ive ha un buon flow, una scrittura discreta e una buona attitudine, Romdo fa Rondo, dice le solite cose che dice sempre e riesce a rendere il brano perfetto per i TikTok, cosa che oggettivamente gli viene sempre bene.
Eyes Of The Tiger è un po’ un banger mancato. Avrebbe potuto avere la potenza del banger, ma risulta debole. Mostra sicuramente delle buone skills di Artie 5ive, che credo possa fare di meglio.
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