La pagella delle uscite settimanali
6.5 a Sirio di Lazza. Appena è uscito Sirio c’è stato subito chi ha gridato al disco dell’anno, ma si sa che ogni disco che esce è sempre il disco dell’anno. C’è anche chi dice che sia il miglior disco di Lazza. Per me non è così. Sirio è un buon disco, che in un certo senso racchiude le skills di Lazza che abbiamo trovato in Zzala e in Re Mida, e alle quali si aggiunge una consapevolezza e una maturità artistica non indifferenti. Dal punto di vista sonoro è assolutamente monotono, buone le produzioni, ma poco varie, e troppo ancorate alla trap statunitense. C’è poca freschezza, che poi è quella che ti aspetti da Lazza. C’è più di un tentativo reggaeton del quale avremmo fatto volentieri a meno. E soprattutto c’è troppo autotune. E Lazza non ha bisogno di autotune. I testi non si discutono, Lazza sa scrivere molto bene, è una delle penne più interessanti della scena rap e questa sua caratteristica emerge perfettamente in Sirio, anche se spesso i beat fanno perdere un po’ il valore e l’intensità delle sue parole.
La vera pecca di Sirio sta nel voler emulare la musica statunitense a tutti i costi. E lo si percepisce non solo dai beat, ma anche dai flow sfoggiati da Lazza, che per le sue doti tecniche potrebbe davvero rappare benissimo su qualsiasi beat, anche in modo molto più originale. E stranamente i featuring meno incisivi sono proprio quelli di French Montana e Tory Lanez, che avrebbero potuto essere tranquillamente omessi.
Dispiace che Sirio sia poco incisivo e rispecchi così poco tutte le caratteristiche artistiche di Lazza, che comunque resta un ottimo artista, ma che potrebbe tranquillamente esserlo anche senza ispirarsi così tanto alla musica d’oltreoceano.
7 a Cadere Volare di Sangiovanni. È il disco che non ti aspetti da Sangio. Intanto è stato super coraggioso: 12 tracce e 0 featuring. Neanche un nome che gli dia la sicurezza di finire primo in classifica. Ma alla fine Sangiovanni ci va anche da solo primo in classifica. E il motivo dell’assenza di feat sta proprio nel fatto che Cadere Volare è un disco molto personale e intimo, nel quale emergono lati nuovi e inediti di Sangiovanni. Ci sono i brani più leggeri alla Sangio, ma ci sono anche brani molto delicati, introspettivi, quasi cantautorali e di denuncia sociale. Come Che gente siamo, dove Sangiovanni, oltre a dire la n word, si lamenta di come non ci sia libertà di espressione e di come tutto sia guidato dal politicamente corretto.
In Cadere Volare, oltre all’amore sempre presente e raccontato da diversi punti di vista, c’è anche spazio per la paura, per l’ansia, per il cadere, che poi è anche un po’ come volare.
Questo suo primo disco rappresenta appieno Sangiovanni che ci porta un po’ nel suo mondo artistico e personale e che non è fatto solo delle giostre di Malibù.
7 a Musica per Vincenti di Metal Carter.
È un po’ il disco che ti aspetti dal caposcuola indiscusso del filone death-rap, sia per sonorità che per contenuti. Ma rispetto al precedente lavoro, Musica per vincenti è un disco più vario per argomenti, contenuti e stili, ma sempre coerente nella forma a quello che è marchio di fabbrica del Sergente. Molto più oscuro degli album precedenti con produzioni basate su loop grezzi, campionamenti con un sapore più classico e un’atmosfera che alterna momenti di tensione, cupezza, doom a beat più chill. Anche le tematiche vanno dalla vita di strada alle visioni ricche di metafore estreme, ma c’è anche una canzone d’amore in stile Metal Carter. Nella traccia “Chiamala Death-Queen”, infatti, il rapper descrive a suo modo la figura ideale della propria “regina della morte”.
È un disco cupo, ma in perfetto stile Metal Carter.
7 a ATM di Clementino. Clementino è unico nel suo genere e continua ad esserlo, senza farsi trascinare dalle tendenze del momento. Il singolo è uno spettacolo, ironico, irriverente, satirico. Ma lo è ancora di più il video, nel quale Clementino si traveste da Guè, Sfera Ebbasta, Gemitaiz, tha Supreme, Achille Lauro e molti altri in una parodia davvero geniale.
Il brano, prodotto da LDO, non è solo una canzone, ma è uno “schiaffone hip hop” in sano stile Boom Bap senza se e senza ma, quasi un ritorno alle origini del rapper napoletano, con rime taglienti, divertenti e provocatorie e con un ritornello che rimbomba nelle teste del pubblico, proprio come fa un MC che coinvolge tutti.
5 a Walo di Ghali. È il singolo con cui Ghali ha annunciato la data di uscita del suo nuovo disco. E soprattutto è il singolo con il quale lui sostiene di portare in Italia e nel mondo un qualcosa di mai sentito.
Ma che in realtà è già sentito.
Walo si ispira ai suoni nord-africani utilizzati soprattutto nelle cerimonie berbere. Nel brano infatti risuona la frase “Me derna walo” che significa “Non abbiamo fatto niente”. È una dichiarazione di innocenza da parte delle popolazioni che ogni giorno subiscono il peso delle scelte dei potenti, una dimensione collettiva e cosciente che nella musica di Ghali è sempre presente.
È un brano molto strano, sicuramente ipnotico, ma altrettanto noioso. Nulla di incisivo al punto da lanciare una nuova wave.
7 a Ho la hit di Ensi feat. Massimo Pericolo. Ensi è indubbiamente uno dei migliori MC italiani e in questo brano torna un po’ alle origini con rime taglienti e tanto, ma tanto politicamente scorretto. Ho la hit non fa sconti a nessuno ed è estremamente attuale. Il singolo, infatti, vuole sottolineare quanto il linguaggio possa essere fraintendibile al giorno d’oggi, in una società come la nostra in cui il confine tra ciò che si può e non si può dire è molto labile e in cui spesso e volentieri su parla di tutto e di niente.
5 a Mask di Simba La Rue. Metti play e già sai cosa ti aspetta: uno pseudo banger street che parla di droga, strada e con brand citati a caso.
Il beat è figo, cupo e ritmato, ma la voce di Simba, così come il suo flow sono in secondo piano rispetto al tappeto sonoro. Da una parte perché il beat è troppo alto e copre quasi la voce e dal’altro perché Simba non riesce a tenere il passo con il ritmo scandito dal beat, soprattutto nel ritornello. Il risultato è estremamente disarmonico e quasi fastidioso all’ascolto.
6.5 a Ho un problema di Nello Taver. Nello Taver salva il rap italiano. Ma davvero. Su un beat anni ‘90 e con un’ironia e un ritmo unici e senza tempo, Nello ci porta un brano satirico quanto reale e dimostra ancora una volta di essere, non solo un anti divo, ma anche un anti rapper che fa il figo.
Rime, punchlines, giochi di parole divertenti, ironiche e dissacranti sono gli ingredienti di questo brano unico nel suo genere.
5 a Solo Quiero Dedicarte di Rocco Hunt feat. Omar Montes e Reik. Rocco Hunt è sempre più proiettato verso il mondo latino. Sta seguendo le orme di Fred De Palma nel portare il reggaeton in Italia e nel fare hit estive con questo tipo di sonorità. È un brano latin wave, lo si capisce già dal titolo, dal fatto che Rocco canta in spagnolo, ha completamente abbandonato il rap per cercare di conquistare il mercato dei Paesi latini. Oggettivamente il brano non è male, ma la paura è quella di doverlo sentire da qui a settembre inoltrato. E se è ancora questa la wave dell’estate, allora wake me up when september ends come cantavano i Green Day.
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