La pagella delle uscite settimanali

8 a Caos di Fabri Fibra. È strano il decimo disco di Fibra, assolutamente divisorio e di non immediata comprensione. Non c’è una direzione, non c’è neanche un concept definito, c’è il caos delle rime di Fabri Fibra. Pensieri, parole, mood che scorrono come un fiume in piena. Ci sono i ricordi, il suo passato e quel rap che ammette di amare più di ogni altra cosa. È come se Caos fosse il riassunto di tutta la sua discografia, e questo, oltre a far scendere una lacrimuccia ai suoi fan più accaniti, che avranno avuto i brividi nel sentire le vocine alla Mr Simpatia, fa anche venire il sospetto che possa essere il suo ultimo disco.

C’è molto di Tradimento in Caos, soprattutto nella prima parte, con le basi che riprendono le classiche sonorità hip hop dei primi anni 2000 e che fanno da giusto tappeto sonoro ai testi duri e aggressivi di Fibra. C’è Brutto Figlio Di, che ci riporta alla mente Vaffanculo Scemo, dove Fibra si accanisce contro chi lo definiva finito. C’è Propaganda, che sembra una versione aggiornata di Vip in Trip, dove il rapper di Senigallia attacca le modalità che i politici usano per ottenere consensi, che promettono promettono ma alla fine non concludono mai niente.

Caos ha un ritmo sostenuto e aggressivo, ben lontano da hit come Stavo Pensando a Te, Pamplona o Fenomeno. Qui abbiamo di nuovo il Fibra duro e meno intimo e conscious. Lo si sente in brani come Demo nello Stereo, Cocaine con Guè e un Salmo in forma smagliante e soprattutto nell’Outro, che già da solo vale tutto il disco. A proposito di featuring, Noia con Marracash è uno dei migliori del progetto, intimo, introspettivo e che descrive perfettamente il periodo storico che stiamo vivendo. Sottotono invece Ketama 126 e fuori contesto Madame nella title track con Lazza, la più deludente e meno incisiva degli ultimi tempi.

In conclusione Caos è un album riuscito, che ci dà esattamente tutto quello che avremmo voluto ascoltare in un disco di Fabri Fibra.

6 a Come se nulla fosse di Giaime feat. Pablo CT1. Giaime è bravo e fin qui non ci piove. Come se nulla fosse è caratterizzato da un beat incisivo e incalzante, barre taglienti, flow diversi e un rappato diretto e di sfogo, dove Giaime ci racconta sempre le sue cose, il suo mondo. È un brano interessante, ma mediocre, che lascia il tempo che trova. Ottima la tecnica, così come la fotta, ma nel complesso deludente.

6 a Facce Vere di Dani Faiv & Nayt. È un brano che parla di verità e di sincerità, sempre più rare in un mondo, non solo social, ma anche reale, pieno di filtri e finzioni. Il beat è incalzante e travolgente, a metà tra il chilli e la trap, che un po’ ti annoia e un po’ ti sveglia e ti fa ballare, proprio come i flow di Dani Faiv e Nayt, che ha tirato fuori una strofa decisamente meno potente rispetto a quello che ci si aspetta da lui.

Facce Vere resta nella mediocrità e per il ritorno di Dani Faiv mi sarei aspettata qualcosa di più incisivo.

4 a Nena 2 di Boro Boro. Boro Boro è diventato il meme di se stesso. Sono settimane che sta lì a piangere per la rottura con la ragazza. Scambi di insulti e piagnistei su Instagram, freestyle per cavalcare l’onda del momento, prima la insulta, poi piange, ma alla fine il risultato e quello che trasmette è solo imbarazzo. Cringe e imbarazzante il comportamento di Boro Boro, così come cringe e imbarazzante è Nena 2 sia per il testo, che per il flow, un brano ai limiti dell’inascoltabile. Ho sempre pensato che Boro Boro non avesse un gran talento nè un’identità artistica ben definita, ma vedevo che comunque in passato ha ottenuto buoni risultati, eppure Nena 2 è proprio la conferma della mancanza di talento e personalità.

7 a Cancelo di Rhove. Singolo dopo singolo Rhove convince sempre di più e attira sempre più pubblico. Cancelo è un omaggio al celebre calciatore portoghese João Cancelo, una vera e propria icona scelta non a caso da Rhove, che lo prende come esempio e simbolo di chi ce l’ha fatta dopo tanta gavetta, passione, esercizio e dedizione.

Bebe vuole andare all’estero” – rappa Rhove che continua ad essere portatore di un rap propositivo in cui lo sport, le passioni e l’adrenalina sostituiscono armi e droga. L’artista incoraggia i coetanei ancora una volta a realizzare i propri sogni, a valicare i confini della periferia, ma non senza fatica o sacrifici.

E nel farlo usa un beat potente e incalzante, flow e ritmo coinvolgenti e soprattutto parole e immagini non banali.

6.5 a Pazzo Lunatico di G.Bit. Dimentica il G.Bit allegro di Ehi o Yuppi, il G.Bit di Pazzo Lunatico è completamente diverso. Non è più il rapper felice che i media di settore hanno dipinto qualche anno fa costruendogli addosso questa etichetta, è consapevole, amareggiato, triste. Nel brano racconta di aver fatto i conti con quel barlume di successo che ha avuto qualche anno fa, con il suo vissuto e con quella felicità che si è trasformata in depressione. Parla di un periodo buio, dal quale non sembra essere uscito completamente e lo fa utilizzando parole e ritmo giusti. Non ci sputa addosso il suo dolore, ce lo racconta rendendolo anche leggero all’ascolto.

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