La pagella delle uscite settimanali

6 a Rivoluzione di Rocco Hunt. Ho ascoltato il nuovo disco di Rocco Hunt più e più volte e alla fine mi sono chiesta “questa rivoluzione dov’è?” No perché il titolo è rivoluzione e Rocco Hunt prometteva una rivoluzione, “preparati alla rivoluzione bro” scriveva sul suo profilo Instagram prima dell’uscita del disco. Io ho cercato la rivoluzione, ma non l’ho trovata. E allora mi è venuto in mente Fibra, tra l’altro uno degli ospiti del disco, che cantava “rivelazione che confusione tutti ascoltano Fibra” e ho pensato che “rivoluzione che confusione tutti ti ascoltano PER Fibra” sarebbe perfetto per descrivere questo album di Rocco Hunt. Un po’ cattivella? Non credo. Rivoluzione di sè è un buon disco, le produzioni sono buone, Rocco scrive molto bene, si alterna tra momenti rap, momenti melodici e momenti da hit estiva, nei quali va davvero forte. Ci mette dentro i cliché del rap e pure quelli del pop, in un mix alla Rocco Hunt. Di fatto lui ha trovato ormai da anni e lo abbiamo sentito anche nel disco precedente, Libertà, la sua formula e Rivoluzione segue esattamente questa formula. Un po’ rap un po’ pop. Non c’è nessuna rivoluzione. È sempre il solito Rocco Hunt che ascoltiamo da ormai 10 anni, è lo stesso di Nu journo buono e di Wake up, i brani che aveva portato a Sanremo e in Rivoluzione troviamo esattamente gli stessi ingredienti, solo con una sfilza di ospiti che porteranno il disco in vetta alla classifica. A proposito di ospiti una delle tracce migliori è Fa’ o’ Brav’ con Emis Killa, Yung Snapp, MV Killa e Lele Blade, soprattutto per la strofa di Emis Killa. Per il resto invece, forse la title track è degna di nota, anche se non porta nessuna rivoluzione.

Quindi se Rocco Hunt dice “preparati alla rivoluzione bro”, io gli rispondo “vai tra che non c’è nessuna rivoluzione, bro”.

7 a Piove Ancora di Silent Bob. È un disco vero, e non è scontato trovare un disco vero, ma Piove Ancora trasuda di verità e autenticità. Lo sentì e lo percepisci in ogni traccia, senti la rabbia, la frustrazione, l’ansia, e il disagio provati da Silent Bob. Come se dentro di lui piovesse e come se scrivere questo disco fosse stata una valvola di sfogo, una liberazione per il suo autore, che si è tolto più di un peso. Piove Ancora unisce in un tutt’uno davvero inedito l’inconfondibile flow di Silent Bob e il tappeto sonoro a tratti old school e black di Sick Budd, una coppia ormai di fatto che negli anni è diventata affiatata, creando un legame indissolubile.

La rabbia che contraddistingue la scrittura di Silent Bob è la stessa di due anni fa, l’insoddisfazione maggiore e il processo di riflessione, indotto dallo stato di isolamento anche a causa dei vari lockdown, gli hanno consentito di scavare più a fondo nel suo essere artista portando a galla un’anima black ancora più intensa. Gli ospiti del disco sono Emis Killa nel brano “Potevamo”, Speranza in “9×19” e Drast (Psicologi) in “Baci di Giuda”, tutti e tre gli artisti sono entrati perfettamente nel mood di Silent Bob, ma forse a colpire maggiormente è stato Speranza.

6 a Il Minorenne + Bastardo di Touchè. Ha soli 17 anni Touchè, che, come racconta nella traccia Sbarcato nel ‘90, ha mollato tutto, la famiglia, gli amici, il divertimento e si è dedicato al costruirsi un futuro. Ovviamente non sappiamo se sarà la musica il suo futuro, ma intanto è il suo presente e ha pubblicato il suo primo disco. Un disco in cui ovviamente colpisce la presenza di Massimo Pericolo in quella che senza dubbio è la traccia migliore dell’intero progetto, Guadagni. Siamo davanti a 16 tracce niente di che. Ascoltabili, ma non entusiasmanti, discrete, non eccellenti. Un progetto assolutamente mediocre nel quale Touchè racconta quello che vede, quello che vorrebbe e quello che ha vissuto, che poi sembra essere quello che hanno visto, vissuto e che vorrebbero tanti altri.

6 a Come nelle canzoni di Coez. Metto play, sento le prime note e penso ci risiamo. Sembra È sempre bello. Eppure con Wu-Tang, Coez ci aveva illuso di aver cambiato rotta e mood e invece no. Eccolo qui con un’altra delle tipiche canzoni alla Coez, un po’ pop, poco rap e rigorosamente d’amore. Insomma, le canzoni dell’acchiappo tutte uguali di Coez. Che poi è una bella canzone, non si può dire il contrario di Come nelle canzoni, è bella, come sono belle La musica non c’è ed È sempre bello, con quelle frasi semplici ma d’effetto come “e siamo sempre da soli come nelle canzoni” tipiche di Coez, ma è sempre la solita minestra. Ne ascolti una, le hai sentite tutte. Un po’ come Liga che da 30 anni fa canzoni tutte uguali, funzionano eh, ma sono sempre uguali.

7 a Due Spicci di Vegas Jones. Se ascolti Vegas Jones sai già che troverai tecnica, melodia e contenuti e infatti non delude mai, almeno in questo. Due Spicci è un brano intimo, con barre serrate alla Vegas e un ritornello che ti entra facilmente in testa, anche questo tipico della sua discografia. Eppure c’è qualcosa di diverso, mentre lui ci racconta gli alti e bassi della sua vita con quel modo ormai familiare, si sente che Due Spicci è il primo timido step di uno switch. Soprattutto per la produzione, affidata al duo ICON808, e questo fa presumere che Vagas stia pensando di accontentare tutti quei fan che da tempo vorrebbero da lui un cambiamento.

7 a Morire Morire di Fedez. Dopo la ballata Come al Cinema, Fedez torna con un brano potente e in una parola FIGO, in grado di mettere d’accordo tutti. Morire Morire piace per l’intensità, per la rabbia, per il menefreghismo di Fedez nel dire sempre ciò che vuole e perché dentro c’è un po’ il Fedez degli inizi.

7 a La strega del frutteto di Sick Luke feat. Chiello e Madame. Ma quanto spacca Chiello? Non che con Oceano Paradiso non lo avessimo capito, ma anche in questo primo singolo di Sick Luke dimostra di spaccare e anche parecchio. Il brano è come una favola, sia per il racconto che per il beat, ci trasporta nell’immaginario dark e misterioso di Sick Luke e racconta un’infatuazione frastornante, in cui il protagonista è ormai rassegnato all’idea di essere stato totalmente stregato dal fascino di una strega. L’effetto che provoca questo incantesimo è straniante: una sensazione che crea dipendenza, a cui è stato impossibile resistere. È rassegnato, privato di tutto e pervaso da un buio che avvolge e che fa male, ma nonostante ciò felice di aver vissuto quelle emozioni.
Ed è il beat del pezzo, il pezzo forte, oltre alla presenza di Chiello che praticamente oscura Madame, così incalzante e ammaliatore, che enfatizza secondo dopo secondo il potere seduttivo dell’incantesimo della strega. E alla fine ti senti un po’ stregato anche tu.

5 a Gennaro e Ciro di Sacky feat. Baby Gang e Lacrim. La cosa figa è che il brano è nato da un’idea di Lacrim che, dopo aver visto il video della street-hit di Sacky e Baby Gang “Bimbi Soldato”, ha contattato i due e realizzato il brano durante un viaggio collettivo a Dubai. Lacrim è poi stato ospite del collettivo di Seven 7oo in Italia per girare il video ufficiale tra Milano e Napoli, andando a consolidare il rapporto speciale che si è creato tra gli artisti.

La parte meno figa è che Sacky e Baby Gang provano a imitare lo stile e il flow di Lacrim ovviamente con scarsi risultati. Il brano comunque non è male, è il solito street, tipico di tutti gli artisti del collettivo RM4E, solo con qualche riferimento a Gomorra. Solo che Sacky e Baby Gang sembrano essere posseduti da Rondo quando dicono che non vedono la scena italiana, ci pisciano sopra e bla bla bla.

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