La pagella delle uscite settimanali

7 a Blu Celeste di Blanco. Dopo singoli di grande successo e le collaborazioni con Mace e Salmo in La Canzone Nostra e con Sfera in Mi fai impazzire, è arrivato il momento per Blanco di mettersi completamente a nudo nel suo primo disco. Ascoltando Blu Celeste si percepisce proprio come Blanco si sia davvero messo a nudo, sembra di vedere, attraverso la sua musica, quel ragazzo che corre nudo nei boschi, che si spoglia di tutto e che si fa vedere così com’è. A cominciare dalla coraggiosa scelta di non mettere featuring nel disco, ma di dare al suo pubblico solo la sua voce e le sue parole. Fon dai primi lavori, Blanco si è distinto per la disinvoltura con cui si muove liberamente tra i generi, contaminando stili diversi senza preoccuparsi di etichette o limitarsi in sovrastrutture: la sua attitudine esuberante e provocatoria si alterna a linee melodiche senza tempo, che attingono dalla grande tradizione della canzone italiana -artisti come Celentano, Modugno, Gino Paoli, Battiato sono stati i primi riferimenti artistici che hanno portato Blanco a scrivere musica-. Un’inedita combinazione che ha impresso un marchio nella scena musicale contemporanea e che lo rende assolutamente riconoscibile e senza etichette di genere. Blanco non sa cantare, nel senso, la sua voce non è perfetta, è sporca, spesso forzata, ma quello che arriva e che trasmette è libertà, emozioni e passione. È questo lo spirito innovativo su cui si fondano le 12 tracce di Blu Celeste, una sorta di diario in cui la voce di Blanco è l’unica narratrice. Nel suo primo disco ufficiale emergono tutte le sfaccettature della sua visione musicale e della sua persona, declinate negli opposti che hanno definito la sua cifra sin dagli esordi e che trovano ora un perfetto equilibrio: romantico e selvaggio, delicato e irruento, scuro e innocente, può urlare a pieni polmoni e sussurrare con un filo di voce. Blanco riesce con naturalezza a plasmare ed esorcizzare l’urgenza delle proprie emozioni, positive e negative, attraverso la musica, uno spazio vitale in cui raccogliersi e sfogarsi, dove “stare a peso morto nel mare”, come canta nella traccia che apre il disco Mezz’ora di sole.

A fare da fil rouge per la veste grafica ed estetica del disco è proprio il tema del mare, un luogo di pace e di sfogo in cui immergersi e restare a galla, sospesi al di sopra di tutto ciò che il fondale nasconde, gli stessi abissi emotivi che spesso affiorano nei brani di Blanco ma che l’ascoltatore può leggere e fare propri a partire dalle esperienze personali di ciascuno. Dal punto di vista sonoro, invece, fatta eccezione per la traccia Figli di Puttana co-prodotta insieme a Greg Willen, le produzioni sono curate dal fidato collaboratore MICHELANGELO, i cui beat esplorano molteplici universi sonori, dall’elettronica più scura al mondo del funk fino all’utilizzo di synth e sonorità che si rivolgono agli anni ’80, sottolineando la versatilità stilistica del cantautore, che unisce una forte propensione alle linee melodiche a un’attitudine che si avvicina al mondo del punk e dell’hip hop.

4 a Vox Populi di Laioung. Il mood del disco è quello di portare 21 brani in chiave trap stile Atlanta che esprimono la “Voce del Popolo”, ascoltata in ogni angolo del mondo durante i viaggi di Laioung. Il risultato è che 21 tracce, se risultano noiose se fatte da Drake, figuriamoci da Laioung. Un disco lungo, noioso, difficile da incamerare, con flow e melodie che al posto di catturare e coinvolgere l’ascoltatore lo stancano. Ho trovato eccessivo l’uso dell’autotune, la voce spesso troppo artefatta e a tratti stridula, i testi non sono neanche da buttare, ma nel complesso non è un disco valido o degno di nota. Credo che Laioung dia il meglio di sè quando usa l’inglese al posto dell’italiano, è molto più incisivo e dà un effetto meno cantilena.

5 a Cantera Machete Vol. 1 di Machete. L’idea di produrre 11 artisti emergenti scelti tramite un format e tra 10000 partecipanti e dar loro l’opportunità di comparire un disco firmato Machete è ottima. Il risultato un po’ meno. Davvero è questo il meglio che c’è in giro? Niente da dire sulle produzioni perché come sempre sono di altissimo livello, e in effetti su basi del genere è difficile sfigurare, eppure qualcuno ci è riuscito. Quello che manca e manca davvero da anni è l’impronta Machete, il suono Machete che ha reso grande questa crew ed etichetta, ormai sembra un’accozzaglia di suoni e stili diversi messi insieme per piacere a tutti. In questo mix gli artisti che ho trovato migliori sono Pit e Spika, per il resto canzoni discrete, ma senza infamia e senza lode.

6 a Meno Male di Beba feat. Willie Peyote. Il brano racconta la fine di una storia d’amore, nelle sue dinamiche che emergono dal dialogo tra due amanti in cui a dare voce al protagonista maschile è Willie Peyote, vincitore del Premio della Critica all’ultimo Festival di Sanremo con il brano già certificato Platino “Mai dire mai (La Locura)”. Il brano ruota intorno a un gioco di parole: “meno male”, inteso nell’accezione comune di “per fortuna” ma allo stesso tempo nel suo significato letterale “meno dolore“. Beba in Meno Male invita a non lasciarsi influenzare dal passato e fotografa quel delicato momento di indecisione, tra la paura e la necessità di lasciare andare una persona cara. La produzione è curata da Dade, che dà a questo dialogo un po’ di ritmo facendolo uscire dai cliché delle canzoni pop. Meno Male è un brano carino, fresco, adatto alle radio, ma insipido. Arrivi alla fine e pensi meno male!

4 a Me vest e sceng di Enzo Barone feat. Enzo Dong. Hai presente quando ascolti una canzone e pensi “mi fa venire il mal di stomaco”? Ecco questo è proprio l’effetto che fa Me vest e sceng, il tipico brano della tradizione urban napoletana, melenso, noioso, stridulo e insignificante. Vestiti e scendi in fretta che 3 minuti e mezzo per sta lagna sono davvero troppi!

7 a Katì di Dargen D’Amico. Bentornato Dargen! Si può fare una hit estiva a settembre? Beh, Dargen lo ha fatto, Katì è un brano volutamente leggero, spensierato, fresco, pop, estivo. Ci sono tutti gli ingredienti delle hit estive: i ritmi latineggianti, il mare, la storia d’amore tormentata, i cocktail, la spiaggia. C’è tutto. Una ventata di freschezza firmata da un grandissimo artista, che tra l’altro quest’estate ha già dato contribuendo alla realizzazione di Mille di Achille Lauro, Orietta Berti e Fedez. Una domanda sorge spontanea: era necessaria una bit estiva proprio quando le hit estive ce le stavamo togliendo dai coglioni? No, ma se a farla è Dargen ben venga.

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