La pagella delle uscite settimanali

6 a Forever and Ever di Rosa Chemical. Tra le 5 tracce che compongono il repack di Forever indubbiamente spicca Polka 2, non solo perché è il secondo capitolo del singolo che ha portato al successo Rosa Chemical, ma anche e soprattutto per la presenza di Ernia e Guè Pequeno. In effetti sono loro, con le loro rime esplicite e ignoranti a sollevare le sorti di un brano che altrimenti sarebbe stato sì e no mediocre. Praticamente Forever and Ever è Polka 2, forse Rosa Chemical poteva risparmiare energie, tempo, e soldi e pubblicare solo Polka 2 e invece ha voluto strafare proponendoci ben altri 4 singoli.

Le altre tracce sono praticamente per forma e contenuto il riassunto del disco e si basano sul dualismo romanticismo/sfacciataggine tipico di Rosa Chemical. A differenza delle tracce che compongono Forever, però, queste 5 nuove canzoni sono decisamente più leggere, come se fossero nate per arrivare a un pubblico più ampio, o forse come corollario di Polka 2, del resto sarebbe stato brutto fare un repack con solo un brano. In sostanza il repack non è male, il livello è buono, ma niente di che.

7 a Amarammore di Neffa. Che gli vuoi dire? È Neffa, uno di quegli artisti che in 30 anni di carriera ha collezionato hit, successi, facendo addirittura la storia del rap italiano, quindi può fare quello che vuole, anche un disco completamente in dialetto napoletano con tanto di autotune. Amarammore è un progetto ambizioso, fatto da un artista che sembra ormai fare musica più per passione che per seguire le leggi di marketing. Infatti il singolo omonimo è stato scartato dal Festival di Sanremo, o meglio, per partecipare Neffa avrebbe dovuto modificare il testo e cantarne una parte in italiano. La risposta? No grazie. Come dicevo, Amarammore è un progetto ambizioso, antico, o meglio classico, e al tempo stesso moderno. Classico per la scelta di usare solo il napoletano, moderno per i featuring, Rocco Hunt, Coez e Livio Cori e sicuramente per il suono. Neffa di certo non lascia i suoi fan a bocca asciutta e fa loro una sorpresa: torna a rappare nella ghost track Molto calmo.

7 a Tutto il resto è noi di Nayt. Il singolo, insieme alle versioni acustiche di Favolacce e Passerà, va a comporre la versione deluxe di Mood. Ed è proprio Tutto il resto è noi l’unico inedito. Un brano dal sapore chili, che sembra essere perfetto come colonna sonora per un viaggio, da ascoltare in macchina, con il finestrino abbassato e sicuramente molto lontano dall’extrabeat di cui Nayt è capace. Una versione inedita di Nayt che per flow e sonorità ci porta negli anni ’80 con un brano dove racconta la scoperta dei sentimenti dopo la difficoltà di starci in contatto, in un’epoca dove anestetizzarsi, spesso, sembra la via meno rischiosa da intraprendere.

7 a Millennium Bug X degli PSICOLOGI. Si conclude con cinque nuove tracce questo percorso degli Psicologi iniziato proprio con la pubblicazione di Millennium Bug. Tra i 5 nuovi inediti Intro è geniale, Danza riprende un po’ il filone dei turbamenti che ha caratterizzato il disco, ma con un sound che ricorda quello di The Weeknd, Mille Spine è il classico brano alla Psicologi, un po’ indie, Solo ha un ritornello contagioso e perfetto per la radio, ma la vera scoperta è Estate80. Un brano, che come dice il titolo, ci porta nella dance anni ’80, che ricorda un po’ Shooting Stars dei Bag Reiders, e che per testo e suono ha tutte le carte in regola per essere una vera hit.

3 a No parla tanto di Baby Gang. Questa credo sia la canzone peggiore di Baby Gang. Lui ha detto che è una canzone pubblicata tanto per, io dico che questa non sia una giustificazione per far uscire un pezzo del genere e che nel dubbio è meglio non pubblicare nulla. No parla tanto è orrenda. Non salvo nulla. Rime inesistenti, voce, testo, flow, parole ripetute e sempre i soliti due concetti già sentiti rendono No parla tanto una di quelle canzoni che ti penti di aver ascoltato.

4 a Demone di Mambolosco. Un leggero miglioramento si sente, ma i discorsi sono sempre gli stessi. Mambolosco in questa canzone parla di cosa si celi dietro al successo e con tutto il rispetto, qualcuno gli dica che non è Travis Scott e che l’argomento successo/fama è davvero inflazionato ulteriormente. Comunque, lui parla di questo demone che ha in testa che non è altro che la personificazione del turbamento con cui prima o poi, dopo aver raggiunto il successo, bisogna fare i conti e che costringe a porre sui piatti della stessa bilancia passato e presente, chi si era un tempo e chi si è diventato adesso, mettendo in luce entrambe le facce di una medaglia, ovvero la fama, che spesso è difficile da gestire. Personalmente non credo che sia questo il suo caso, ma lasciamo stare. Il riassunto del brano, in cui dice addirittura di essere un goat, è questo: Adesso c’ho un rolli al polso, adesso c’ho un conto in banca
prima non avevo nada. Insomma gli stessi argomenti della quasi intera discografia di Sfera Ebbasta.

7 a Comanda la Gang dei 99 Posse. I 99 Posse restano dei fottuti geni. Ascoltando Comanda la gang è come se questi anni non fossero passati per loro, come se fossero rimasti esattamente com’erano e così ci propongono un brano politico, dove la gang non è quella che intendiamo noi, ma i politici italiani, Mattarella, Draghi, Salvini e Renzi, che sono ritratti nella copertina del singolo, ai quali nel brano si aggiungono Di Maio e Zingaretti, che diventa zingarello. Questo è esattamente quel rap politico che mancava, anche se i 99 Posse sono fuori da ogni genere musicale. Non sono mai stati solo raggae, solo raggamuffin, solo hip hop, solo punk, sono sempre stati e lo sono tutt’ora un misto di tutto. Ed è esattamente questo, unito ovviamente ai loro testi, che li ha sempre resi unici.

6 a Aquile di Ketama 126. È un pezzo con sonorità forti, un banger drill in cui le tematiche affrontate sono per lo più street. Nel brano Ketama 126 parla del desiderio di togliersi da contesti di disagio che la situazione attuale, da quando è iniziata la pandemia, non fa altro che appesantire. È un pezzo assolutamente attuale per contenuti, forte, quasi come un grido, dove emerge la sua scrittura incisiva e senza filtri e la capacità di immortalare momenti di vita vissuta sempre con forza. Si percepisce perfettamente che Aquile sia un brano nato durante la pandemia, perché ha quel sapore di gabbia, di voler uscire da una situazione in cui si è costretti, senza però poterlo fare e infatti emergono turbamento e inquietudine.

6 a Marvin Vettori: The Italian Dream di Guè Pequeno e VillaBanks. È l’inno ufficiale del campione che lo accompagnerà dagli allenamenti all’ottagono, dove il prossimo 10 aprile lo vedremo affrontare Kevin Holland per l’accesso alla prestigiosa Title Shot UFC.
Un brano che unisce ulteriormente il mondo MMA al quello rap, non a caso i protagonisti sono Guè Pequeno, VillaBanks e Greg Willen.
È un brano figo, ma al tempo stesso strano. VillaBanks usa l’inglese e ci porta in un’atmosfera trap internazionale, mentre Guè ci riporta nel clima street del suo rap in italiano e questo dualismo, nonostante al primo ascolto possa non piacere, a lungo andare colpisce e cattura.

6 a Radici di Oni One feat. Side Baby. Finalmente un brano street, ma non il solito brano street. Radici ha un mood malinconico, cupo, che ben si addice a entrambi gli artisti e che, nonostante l’argomento sia sempre la strada, esce un po’ dai soliti cliché ovviamente solo per il mood, perché il testo è proprio pieno di cliché, ma non si può avere tutto e in sostanza Radici è un buon singolo.

Tra le varie uscite della settimana ti segnalo Preghiera x il blocco di Digital Astro.

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