La pagella delle uscite settimanali

7 a Oggi di Ensi. Mi aspettavo di più da Ensi, perché è uno di quei rapper talmente capaci da cui inevitabilmente ti aspetti sempre di più. Oggi è una sorta di istantanea in 6 tracce di quello che è Ensi oggi, che poi è esattamente lo stesso di quello che era ieri: un grandissimo Mc e qui non ci piove. Su rime, flow, testi e incastri Ensi è davvero un campione, eppure Oggi, nonostante sia un ottimo lavoro, mi lascia l’amaro in bocca. Da una parte Ensi ha fatto un notevole salto di qualità dal punto di vista delle rime, dall’altro è uscito dalla sua zona di confort dal punto di vista dei suoni, nonostante restino sempre in ambito hip hop classico. Eppure manca qualcosa, sarà la scelta dei featuring, nonostante tutti si siano dimostrati all’altezza, o sarà che con Ensi per certi versi suona sempre tutto uguale.

6 a Giro Veloce di Vegas Jones. Anche da Vegas mi aspettavo di più e di Vegas si può dire di tutto, tranne che non sia un fuoriclasse. Eppure la scelta di inserire Mambolosco proprio non l’ho capita, perché davvero non ci sta per niente, così come Tredici Pietro e un’altra pecca è data dalle basi di Andry The Hitmaker, che sarà pure bravo, ma estremamente ripetitivo.
È un buon lavoro, che però non lascerà il segno.

5 a Lacrime di Samurai Jay. È uno dei debut album più classici: l’artista prova a stupire con grandi featuring, mette sul piatto tutte le sue caratteristiche e alla fine della fiera non resta niente. Tra le tredici tracce contenute nel disco non mancano brani banger che si avvicinano alle produzioni che lo hanno fatto conoscere al pubblico, pezzi che invece raccolgono parole di rispetto e amore nei confronti delle proprie origini e del proprio contesto, altri che gridano il profondo sentimento di rivalsa covato in questi ultimi anni dall’artista.
Nell’album si incontra spesso la tematica dell’amore e della fine di quest’ultimo.
Samurai Jay si mette a nudo per farsi vedere e conoscere dal proprio pubblico da diverse angolature: nella fatica di chi parte dalla periferia e sa che dovrà percorrere il doppio della strada per ritagliarsi il proprio spazio, nella consapevolezza dei risultati raggiunti, nel suo sentirsi ferito. E l’intento ci sta tutto, ma risultato finale è scadente e ripetitivo.

4 a 3:13 di Fishball. Modella, influencer e pure rapper, la giovane artista sarda debutta con un album senza featuring, che pone al centro di tutto se stessa e il suo immaginario underground, raccontato su basi che spaziano dalla house alla tekno fino al metal, ma sulle quali la sua voce e i suoi testi fanno orrore.
Ti sembro fatta o ti sembro bella? Fishball con la gang Ti sembro fatta o ti sembro bella? (Ma quello é Razihel) Ti sembro fatta o ti sembro bella? (No no faccio cagare)” è una delle cose più brutte che ho sentito ultimamente, ed è un peccato perché la base di Tiffany è una bomba. Praticamente Fishball con 3:13 ci ha dimostrato come rovinare buone basi.

8 a La maggior parte di Claver Gold. È il singolo che fa da apripista all’omonimo album in uscita il 30 ottobre. Ci troviamo davanti a una delle migliori penne del rap italiano e Claver Gold ci propone un brano intriso di significato e immagini che per certi versi, grazie al featuring con Faith e alle sue rime ben rappate, ci riporta indietro nel tempo. Sembra il rap tipico di fine anni ’90/inizio 2000, dove le rime pungenti e piene si altarnano al ritornello cantato e dove il testo ha un valore assoluto.

4 a Percos di Ski e Wok. Un altro brano di cui non avevamo bisogno. Ski e Wok sembrano figli di una Dark Polo Gang venuta male, un po’ come quei meme “quando lo vedi su Internet e quando ti arriva a casa“.

8 a L’armata delle tecniche vol. 4 di Murubutu. Sarà anche un po’ pesante per alcuni Murubutu, ma indiscutibilmente ha una proprietà di linguaggio, un lessico e una scrittura unici nel suo genere. Questo volume 4 arriva a 10 anni dal precedente capitolo e a primo acchito può suonare come un dissing alla nuova scena, in fondo se sei Murubutu è facile sparare sulla Croce Rossa, ma non è così. L’intento di Murubuto è quello di spingere l’ascoltatore a leggere tra le righe e con le sue parole e la sua tecnica cerca di contrastare la povertà lessicale non solo nel rap, ma in generale.

7 a Dinero di Ivan Granatino feat. Clementino. È un brano rap fatto come si deve con un potente extrabeat che toglie il fiato, nel quale i due artisti raccontano in maniera ironica la società odierna, che punta tutto sull’apparenza e dà poca importanza alla vera essenza delle cose.

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