La nuova frontiera del politicamente corretto: meglio dire buone feste che buon Natale per non offendere nessuno
La notizia di oggi è che la Commissione europea ha stilato una lista di espressioni che non urtino la sensibilità di alcuno durante le festività natalizie. Praticamente è meglio dire buone feste che buon Natale, per non urtare la sensibilità di persone non cristiane o che non festeggiano il Natale. Andrà bene anche a te e famiglia come risposta?
Nel dubbio però, per la Commissione europea è importante non usare Mrs o Miss, ma attenersi a un generico Ms, non dire ladies and gentlemen, ma dear people, non dire che Mario Rossi è disabile, ma dire che ha una disabilità.
Il concerto è chiaro: dobbiamo essere inclusivi, non usare parole che identificano un genere, nè una religione, quindi addio buon Natale e benvenuto buone feste, anche buone vacanze va bene secondo la Commissione europeo. L’obiettivo è ovviamente quello non offendere nessuno.
Il documento della Commissione europea è composto da circa 30 pagine e si basa su un concetto molto chiaro la ‘Union of Equality’. “Ognuno in Ue ha il diritto di essere trattato in maniera eguale senza riferimenti di genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale” si legge nell’introduzione del documento, supervisionato dalla commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli.
Il tema dell’orientamento sessuale è primario. Non si può più dire ‘un gay’ ma bisogna dire ‘una persona gay’. Si deve dire ‘una coppia lesbica’ e non ‘due lesbiche’.
È meglio dire ‘partner’ o ‘genitore’ quando ci si riferisce al proprio marito/moglie, madre e padre.
Volevamo l’inclusività e il politicamente corretto? Eccoli.
E quindi buone feste anche a te, al tu* partner, al tu* genitore e alla persona gay.
La buona notizia è che il testo della Commissione europea è stato ritirato, forse perché si sono accorti che la parte relativa al Natale era davvero folle, o forse perché in molti, soprattutto esponenti politici, sono insorti, principalmente sui social. Ma non dobbiamo cantare vittoria, perché sembra proprio che andare avanti sia come andare indietro.
In tutto questo, che non so se definirlo assurdo o folle o ce lo siamo cercati, mi viene in mente Cosplayer di Marracash, quando dice “Dio mi salvi dalla F word, la N word che non cancellano il concetto, le shitstorm
Politicamente corretto, sì, però com’è che prima erano tutti Charlie Hebdo?”
Ecco, immagina se fosse successa oggi una tragedia come quella avvenuta nel 2015 a Parigi contro la sede del giornale satirico Charlie Hebdo, avrebbero dato la colpa ai giornalisti rei di non essere stati politicamente corretti e aver fatto satira sul popolo mussulmano, altro che Je suis Charlie.