La forza e la storia di 5tate of Mind raccontate da Jimmy Spinelli, Guè e Giacomo

Se parliamo di hip hop italiano e di streetwear inevitabilmente il primo brand che ci viene in mente è 5tate of Mind. E molto probabilmente il primo capo a cui pensiamo è l’iconica warsity jacket, che, non l’abbiamo vista indossare da gran parte della scena rap italiana, ma anno dopo anno ha consolidato il proprio status rinnovandosi continuamente.

A 10 anni dalla fondazione del brand, creato da Jimmy Spinelli, 5tate of Mind ha fatto un ulteriore passo in avanti con l’ingresso di Guè che è diventato socio del brand.

Ho avuto modo di fare qualche domanda a Jimmy Spinelli (Founder 5tate of Mind), Guè (Partner 5tate of Mind) e Giacomo Berti Arnoaldi Veli (Partner 5tate of Mind).

Jimmy e Guè, come vi siete conosciuti?

Guè: “La prima volta che ho conosciuto Jimmy è stato quando a inizio anni duemila andammo a un concerto della PMC in Svizzera, salimmo da Milano con Jake e Don Joe. Possiamo dire che la nostra è un’amicizia ventennale ormai”.

Jimmy: “L’amicizia si è poi consolidata l’anno dopo in una vacanza estiva in Salento. Una di quelle vacanze squattrinate tra ragazzi, non saprei dire neanche quanto è durata perché a me sembrò infinita.”

Quando avete capito che 5OM sarebbe diventato un punto di riferimento per il rap italiano?

Jimmy: “La prima apparizione di 5tate of Mind nel mercato dello streetwear fu fortemente legata alla scena rap italiana. La prima linea che uscì infatti era legata alle città e fu in collaborazione con i top players del momento: Milano con i Club Dogo, Napoli con i Co’Sang, Roma con i Colle Der Fomento e Bologna con me. Negli anni questa identità fortemente legata agli artisti si è consolidata tramite ulteriori collaborazioni: Sfera Ebbasta e Charlie Charles, Noyz Narcos, Roccia Music, Machete e LoveGang, per citarne alcuni. Questo legame ha salvaguardato negli anni l’autenticità del brand rispetto al movimento da cui proveniamo: la street culture.”

C’è una collezione o un capo a cui siete legati in modo particolare?

Jimmy: “È difficile per me identificare una collezione a cui sono più legato perché ne abbiamo fatte tante e ad ognuna di queste sono molto affezionato. Mentre probabilmente il capo a cui sono più attaccato sono le giacche varsity per le quali cerchiamo di riattualizzare in maniera fedele la storicità del capo attraverso le lavorazioni e l’estetica, usando uno sguardo moderno ma attento all’autenticità del capo.”

Guè: “Penso che per me sia stata importante la capsule Emme-I Miracles perché è stato il primo progetto realizzato da quando sono entrato nel team in maniera stabile. Per questo motivo lo ritengo un momento chiave del mio rapporto col brand, nonostante avessimo già collaborato diverse volte in passato. Inoltre è stata una celebrazione di Milano, la città dei miracoli. Oltre ad essere la mia città, rappresenta il miracolo dell’hip hop e di chi è riuscito a fare della propria passione una professione. Anche grazie ad una crescita legata alla competizione, che si può trovare solo qui.”

Riesci a farmi un bilancio di questi primi 10 anni del brand? Come siete cambiati e come avete visto cambiare la scena hip hop?

Jimmy: “Il brand si è evoluto inizialmente puntando forte sul tema delle città, e provando da subito a renderlo un tema cardine della sua identità anche a carattere internazionale. Infatti abbiamo fatto subito delle capsule su Ibiza, Barcellona, Amsterdam e Kingston. Poi da qui ci siamo impegnati a creare un prodotto di ottima qualità con una visione più ampia, legata a 360 gradi allo streetwear, ovvero la creazione di collezioni di total oufit. In questi anni abbiamo anche ampliato il nostro stile aggiungendo alla visione sportiva e collegiale elementi che provengono dal workwear, dal militare e dal materiale tecnico. Volendo dunque andarci a confrontare come brand maturo nel mercato.

Come siamo cambiati noi in questi ultimi 10 anni, così è successo alla scena rap. Quando abbiamo iniziato eravamo legati a degli artisti con una fanbase forte, ma il contesto non era ancora pronto al mainstream e, a parte alcuni esempi, la nostra cultura era ancora relegata all’underground.

Negli ultimi anni, chiaramente il rap è diventato un fenomeno di massa incredibile e ha permesso anche ad artisti “minori” di avere una fanbase solida. Sicuramente in questo ha giocato un ruolo importante l’esplosione dei social media che hanno permesso una diffusione più rapida della musica.”

Come cambierà il brand dal punto di vista del prodotto o della comunicazione con l’ingresso di Guè?

Giacomo: “5tate of Mind ha chiaramente la voglia di confrontarsi a viso aperto con il mercato nazionale e internazionale. Sappiamo di avere le carte in regola per poterlo fare senza paura. Per farlo sicuramente abbiamo voglia di innovare e crescere, senza però stravolgere quello che siamo. Le parole chiave che rappresentano la nostra identità sono: autenticità e credibilità. E partendo da queste stiamo già lavorando per portare creatività e linee stilistiche che rappresentino al meglio lo sguardo moderno e attuale con cui intendiamo lo streetwear.

L’ingresso di Guè è chiaramente una grande opportunità, non solo per le maggiori possibilità di esposizione a livello comunicativo. Ma, soprattutto, perché seduto al tavolo con noi c’è una persona che ha contribuito a influenzare come nessun altro questa cultura. Portando con sé una profonda conoscenza e passione per la street culture”.

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