La doppia vita del rapper
Un mio carissimo amico, il Prof. Matteo Fini, autore del libro ‘Università e puttane’, mi ha fatto riflettere su come vivono i rapper, o meglio, su quale lavoro facciano effettivamente i rapper.
Da lì mi è subito venuto in mente il buon Vincenzo Da Via Anfossi, persona che incontro ovunque, a ogni festa, concerto o evento lui c’è sempre e su di lui mi sono sempre chiesta ma che lavoro fa? E’ evidente che da anni non faccia il rapper, che non possa campare con la musica, così evento dopo evento insieme ad alcuni amici abbiamo optato per una soluzione: ovvero secondo noi di lavoro svolge alcune commissioni per Guè Pequeno e i membri della Dogo Gang, ovviamente non sto ad entrare ne merito delle nostre supposizioni sulle sue commissioni.
Ma non è l’unico, davvero tutti i rapper vivono e si mantengono soltanto con la musica? Secondo me no, o meglio non tutti. Pensiamo a Guè Pequeno, lui oltre la musica, in tempi assolutamente non sospetti ha creato Zen, il suo marchio di abbigliamento che pare vada sempre alla grande, non solo è anche socio della gioielleria Nove25 di Lugano, quindi diciamo che sicuramente il suo piano B, C, D e E dopo la musica se lo è creato. Lo stesso vale per Marracash, co fondatore di Roccia Music, per Jake La Furia che sicuramente oltre alla musica, ha un bel guadagno con le trasmissioni televisive e per Don Joe, produttore e fondatore dell’etichetta Dogozilla. Ok, ma gli altri?
Sappiamo che Mecna e Mistaman di secondo lavoro fanno i grafici, evidentemente arrivare agevolmente a fine mese con la musica non è cosa semplice per tutti. Lo stesso Jack The Smoker come arriva a fine mese? Fa parte di Machete, ha prodotto e spinto Dani Faiv, quindi presumo abbia una percentuale sulle vendite e le visualizzazioni del rapper di Gameboy Color, ma il suo ultimo disco ‘Jack Uccide‘ risale a due anni fa e per quanto io l’abbia comprato e apprezzato tantissimo, non penso abbia venduto così tanto da farlo campare di rendita per i prossimi 5 anni. Quindi penso arrivi a guadagnare dignitosamente per arrivare bene alla fine del mese, ma non credo più di un impiegato statale.
Lo stesso Ensi, che sebbene abbia un contratto con Warner, per il quale presumo percepisca 20/30 mila euro all’anno per i dischi, non penso navighi nell’oro, nel senso ‘V‘ è un disco bomba, ma non ha venduto granchè, lo stesso era accaduto con ‘Rock Steady‘, ha appena finito il tour, quindi avrà portato a casa qualcosa, ma un domani cosa farà per mantenere la sua famiglia? Forse dovrà trovare un piano B, a meno che già non ce l’abbia. Anche Maruego e Nerone che lavoro fanno? Nerone non penso possa vivere come rapper e basta, nel senso che ‘Max‘ non ha venduto tante copie e non è stato seguito neanche da un tour, quindi il guadagno sarà stato molto basso, deve per forza arrangiarsi a fare altro, se no come arriva a fine mese?
Sicuramente i rapper non hanno spese per i vestiti e le scarpe che gli vengono regalati, tanto meno per andare a concerti, serate o eventi dove entrano rigorosamente gratis, ma di sicuro molti hanno una seconda vita lavorativa di cui non siamo a conoscenza.
I più grandi, come Fibra, avranno sicuramente messo da parte nel corso degli anni per poter vivere tranquilli fino alla fine dei loro giorni. Salmo ha fondato Machete quindi, anche se dovesse smettere con la musica, sarebbe comunque a posto, lo stesso vale per Achille Lauro che con la sua etichetta No Face si è aggiudicato il futuro, visto che inizierà a produrre altri artisti. Ma tutti gli altri? Tutto il boom della nuova scuola che vediamo sperperare soldi nelle loro Instagram Stories, cosa faranno se un giorno dovesse andargli male con la musica? Tornano tutti in massa a spacciare? Si trovano un lavoro o iniziano a produrre e promuovere altri artisti?
E’ un pensiero che mi fa molto riflettere, penso che le dinamiche del rap game nascondano in sè dei segreti che forse non conosceremo mai, ma che se ci soffermiamo a pensare ai numeri e alla realtà dei fatti, possiamo capire che anche per i rapper non è tutto oro quello che luccica e che la difficoltà di arrivare a fine mese forse ci accomuna più di quanto crediamo.
Antonio
Parto col dire Barlow merda (satira).
Poi finalmente un magazine senza taboo o freni che dica le cose come stanno e soprattutto senza leccare.
Questo articolo mi è piaciuto davvero tanto, ben elaborato e interessante. Per chi avesse avuto i paraocchi fino ad adesso con questo articolo li ha di certo tolti.
Da Stakko, bravaah.
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