La Divina Commedia di Tedua – la recensione di Rebel

Sai che finché La Divina Commedia di Tedua non è uscita dubitavo che sarebbe uscita? Insomma Tedua si è fatto attendere e non poco, sono tre anni che La Divina Commedia è nell’aria, che a un certo punto ho pensato “ci ha messo meno Dante a scrivere la sua”.

Volente o nolente, ma credo più nolente, perché Tedua non è il tipo che gioca con l’hype, si è creato un’hype pazzesco intorno a questo disco, sicuramente uno dei più attesi.

“Il rapper più atteso dell’anno” diceva Tedua qualche mese fa e aveva ragione.

L’hype per il suo nuovo progetto era alle stelle, ma una cosa è certa: non ci ha delusi.

Tedua con La Divina Commedia poteva fare 2 cose: spaccare o floppare clamorosamente. Ha spaccato.

E c’è già chi lo definisce il disco dell’anno. Io credo invece che sarà un disco degli anni, uno di quelli che, non solo ci ricorderemo a fine dicembre quando faremo le varie classifiche degli album usciti, ma che ricorderemo anche tra qualche anno.

È un disco solido, complesso, profondo, cupo, che non segue le mode del momento e destinato a restare. Ma è anche un disco non immediato. Nel senso, lo ascolti e capisci che è un ottimo progetto, ma è uno di quei lavori che hanno bisogno di tanti ascolti per essere capito appieno e per comprendere bene tutte le sue sfaccettature, insomma uno di quelli che più che sentire va proprio ascoltato. Non sto dicendo che sia pesante, tutt’altro, o meglio, forse un po’ pesante lo è. Tedua non ci va leggero per niente con le citazioni, l’introspezione, le immagini, le emozioni, la rabbia, la malinconia, il passato difficile, ma riesce a non farcelo pesare. Ci rende partecipi dei suoi pensieri, spesso malinconici, spesso incazzati, a volte critici, disillusi, ma lo fa con leggerezza. Ce lo vomita addosso senza però schiacciarci.

L’intero progetto è caratterizzato da un susseguirsi di riferimenti letterari e all’universo dantesco, che si intersecano e sovrappongono a vicende personali, citazioni prese dal suo passato e dal suo repertorio artistico, che lo ha reso uno degli artisti più amati e rispettati nella scena italiana e internazionale.

Al centro c’è Tedua. Il suo passato, le sue origini e il suo presente. È riuscito in modo incredibile a evolversi, migliorarsi dal punto di vista artistico e stilistico pur restando sempre lo stesso senza mai snaturarsi.

La Divina Commedia vede la partecipazione di Gue, Marracash, Salmo, Bresh, Geolier, Lazza, Rkomi e Sfera Ebbasta, fino alle nuove leve come Baby Gang, BNKR44, Kid Yugi, e Federica Abbate. Devo dire che Paradiso Artificiale con Kid Yugi e Baby Gang e Hoe con Sfera Ebbasta sono già due hit. Mentre ho trovato Federica Abate superflua in Angelo all’inferno con Salmo e Anime Libere con Rkomi e Bresh una delusione. Avrebbero potuto fare una hit e invece hanno fatto un brano pop che sembra una lagna.

Ma al di là dei featuring, Tedua è in forma smagliante. Ci ha dato tracce pazzesche anche e soprattutto quando è da solo, come l’intro, che è un qualcosa da pelle d’oca, o come Bagagli, altro brano pazzesco.

Si è fatto attendere e non poco, ma ne è davvero valsa la pena.

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