Jack The Smoker ci racconta Sedicinoni, il suo ultimo disco

Se parliamo di rap, rime, incastri, barre e qualità altissima il disco di Jack The Smoker, Sedicinoni, è uno dei migliori progetti usciti negli ultimi mesi.

Per essere fine lo definirei un “un disco di Cristo”.

Jack The Smoker è uno dei rapper più sottovalutati di sempre, ma anche più talentuosi e completi di sempre.

Nel corso degli anni ha deciso di dedicarsi ad altro, di stare dietro le quinte, ma ogni volta che torna a rappare spacca sempre. E lo fa anche in questo disco.

Ha una penna pazzesca, una tecnica invidiabile e un modo di raccontare unico.

Storie di dipendenza, di precariato, di relazioni complicate, di crisi economiche, di mancanze è quello di cui ci parla nel disco. Ma, non solo, non è tutto nero e deprimente, c’è anche il bianco e, come spesso accade, un plot twist arriva con l’avanzare del tempo, con la maturità e soprattutto con la consapevolezza che è possibile riscattarsi partendo dalle piccole cose.

Il viaggio che ci fa fare Jack The Smoker in queste 12 tracce è intenso e particolare e il disco può essere visto anche come una sorta di manifesto rap di Jack The Smoker, che ha da sempre questa capacità di di raccontare la realtà in stile cinematografico, senza stereotipi e con emozioni autentiche. Per farlo ha scelto di affidare le produzioni a Big Joe e devo dire che il lavoro fatto è di ottimo livello. Così come azzeccata è la scelta dei featuring Salmo, Gemitaiz, Massimo Pericolo, Nerone, Ensi, Shari e Conway The Machine.

In occasione dell’uscita di Sedicinoni ho avuto modo di fare qualche domanda a Jack The Smoker.

Perché ci hai messo così tanto a pubblicare un nuovo disco?

Per vari motivi : perché la scrittura di un certo tipo si nutre di eventi di vita che vanno vissuti prima, perché gli incastri sono figli di un lavoro di catalogazione di barre e giochi di parole che avviene man mano, perché non sono nelle condizioni di concentrami esclusivamente sulla musica, soprattutto in un periodo intenso come questo della mia vita personale.

Com’è nata la scelta di collaborare solo con Big Joe?

Perché Big Joe anche se non è sempre riconosciuto da tutti come nome di punta nel panorama, direi per il solito discorso promozionale più che di capacità, per me è il più grande produttore italiano se si parla di fare Beats dal sapore rap con uno sguardo alla modernità e al classico assieme; la mia voglia di fare questo tipo di disco mi ha portato sempre di più a lavorare con Joe, anche perché ci conosciamo da tanti anni ed abbiamo sempre rispettato il reciproco lavoro.

Quale barra rappresenta al meglio Sedicinoni?

Fra le tante direi :

“La musica alta così scordi fuori, i marciapiedi zozzi, le urla e i mozziconi, quei graffi sul ginocchio che diventano ferite e i bimbi resi uomini in uno schiocco di dita”.

Rende l’idea del tema ricorrente dell’innocenza rubata ai bambini e del dover diventare adulto quanto prima.

Come descriveresti il tuo nuovo disco in 3 parole?

Direi classico, rap, timeless.

Com’è nata la scelta dei featuring?

È stato molto facile perché ogni pezzo chiamava una voce o una penna specifica, quindi ho scelto gli artisti in pochissimo tempo e per fortuna loro hanno accettato di partecipare. Per me si sente una forte amalgama fra tutte le componenti del disco.

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