Incontrare Brad Pitt alla Mostra del Cinema di Venezia

«Ma quanto è figo Brad Pitt?». Me lo chiedono tutte, perché a Venezia, in conferenza stampa, ero lì attaccata a lui, ma non è una domanda, è già la risposta. Brad Pitt è molto, molto, esageratamente più figo di quanto non si vedrà in “Ad Astra”, il film e il motivo per cui era al Festival del cinema di Venezia.
In questo film Brad Pitt non ride neanche a pagarlo. Non sorride. Non bacia. Non fa lo sguardo killer per fare innamorare una donna, e neanche quello con cui, di solito, ammazza un uomo. Non sta a torso nudo. Neanche mangia. Nel film Brad Pitt non fa Brad Pitt, ma un astronauta con il complesso del figlio abbandonato dal padre, che si pensava fosse morto e invece vive da qualche parte nello spazio.
Brad Pitt va a riprenderselo, il padre non vuole farsi riprendere. Fine del film, dopo tre ore di inquadrature all’espressione rabbuiata di Brad Pitt sotto al casco da astronauta.

«È stato molto difficile mantenere quell’equilibrio che James (il regista) voleva da noi – ha detto in conferenza stampa -. Sono curioso di sapere cosa ne pensa il pubblico».
Il pubblico pensa che Brad Pitt sia figo, che non sia troppo vecchio per Hollywood, come lui sta cominciando a pensare, ma che anzi ci sia bisogno di lui più che mai. Però James Gray poteva anche bradpittizzarlo un po’ di più, tipo quando cammina con la tuta da astronauta bianca, e cammina molto bene, e invece un secondo dopo è già tutto finito.

Anche Liv Tyler, bellissima, è poco Liv Tyler, tant’è che lei stessa ha detto: «Io più che altro, in questo film, esisto solo come una suo pensiero»

Detto questo, c’è chi adora Brad Pitt anche in questo ruolo introspettivo (triste) per quanto ai suoi fan (mezzo mondo e l’altra metà) interessava solo rendergli onore per essere venuto sulla terra a fare Brad Pitt.
E infatti, a Venezia, erano tutti in coda per vederlo, ogni volta che metteva il suo (bel) faccino fuori dall’albergo. Una serie di urla di gioia precedevano il suo arrivo, accompagnavano la sua presenza e inseguivano il momento del suo ritiro.

Quando è sbucato la prima volta, sul motoscafo, c’era chi era pronto a tuffarsi in acqua una volta messo a fuoco che quel ragazzo con il basco grigio in testa era lui. Compreso, dall’urlo di ordinanza, di essere stato riconosciuto, lui ha sfoderato il suo sorriso da «ah, ve l’ho fatta sotto al naso», che l’ha reso famoso. Quel sorriso così Brad Pitt, che ti fa stare a guardare il vuoto ogni volta che lo vedi, sospirando, come se ti fossi appena innamorata. Lui lo sa, che fa questo effetto. E infatti è stato molto generoso, infinitamente generoso, con i muri di fan che lo aspettavano alle varie tappe. Ha firmato autografi, si è fermato per farsi mettere a fuoco nei selfie e la sera del red carpet ha passato mezzora ad accontentare quelli che, pur di vederlo, si erano piazzati in pole position sei ore prima. Sono stati premiati.

Venezia è un porto di mare. Il Festival del cinema di Venezia è un porto di mare gigantesco dal quale ogni anno vanno e vengono milioni di persone, personalità, persone senza personalità, persone con troppa personalità. Poi ci sono i divi. Sono pochi. Ma restano per sempre. Siccome li vogliono vedere tutti, e magari anche baciarli tipo reliquia del santo, star dietro a loro è una vera maratona.

Bisogna decidere cosa vuoi. Se vuoi vedere loro, se vuoi vedere i film, quanti film vuoi vedere in un giorno, e a quanti film di quelli che hai deciso di vedere riuscirai ad assistere. Perché avere un accredito rosso (massima priorità) o verde o giallo (media) conta poco se lo spettacolo è aperto al pubblico e il pubblico si è comprato tutti i biglietti.

Il bello della democrazia.
Il Festival di Venezia è al lido, che non è piazza San Marco. Quindi la maggior parte delle persone ha l’albergo lontano e quindi il programma della giornata è: sveglia all’alba, vaporetto per il lido (motoscafo per chi può) e rientro mai, fino a dopo cena. Sonno (poco). Sveglia.

Si ricomincia daccapo.
A parte il caldo, la stanchezza, le code, nessuno si lamenta. Vanno avanti a aperitivi e tramezzini al bar Leone o insalate, pizzette, gelati e patatine negli altri bar intorno, oppure aprono la borsa e si mangiano il panino portato da casa. Dipende di chi si parla. Perchè a Venezia c’è la signora, con il famoso panino al prosciutto cotto in borsetta, ma anche i giornalisti, gli addetti stampa, i critici, le blogger, i blogger, le studentesse, i parrucchieri, le truccatrici, le miss, le aspiranti miss, i ricchi, i poveri, le povere in cerca di ricchi, i ricchi in cerca di povere ma belle, stilisti, attori, produttori, registi, manager, assistenti, traduttrici, elettricisti, fioristi, cuochi, cinefili di qualunque età, razza, colore, religione (eccetera eccetera eccetera), ma anche un’infinità di belle donne senza nome.
Cioè ce l’hanno, ma nessuno sa quale sia.

«Ma quella lì chi è?» è la frase più sentita da chi presiede la passerella alla sera, quando sfilano gli attori del film del giorno. Non si sa chi siano, ma fanno colpo anche loro. Nei loro abiti da sera esagerati, con le loro scollature esagerate e i loro spacchi esagerati, sono la gioia dei fotografi.

Tutti vogliono vedere da vicino i loro idoli, Scarlett Johansson è molto più minuta di quanto non si veda nei film e sta molto più composta di quanto non si possa immaginare dai suoi personaggi. È amatissima. Le sue fan impazzivano per lei.

Adam Driver, che è alto, con le spalle larghissime, i capelli neri, è figo tanto quanto Brad Pitt. E pure lui è compostissimo e professionale, oltre al fatto che stava a meraviglia nell’abito nero con la camicia bianca che indossava in conferenza stampa.
Dopo aver risposto a una domanda sul suo film, Marriage Story, ha soffiato fuori l’aria come si fa quando ha l’ansia, il che l’ha reso ancora più irresistibile.
I registi sono brillanti, dicono cose interessanti, ma la gente aspetta gli attori e le attrici e infatti ha adorato Joaquin Phoenix, prima ancora di applaudirlo per l’interpretazione di Joker.

Il Festival di Venezia è come l’ingranaggio di un gigantesco orologio dove ognuno deve saltare fuori al momento giusto. L’organizzazione è perfetta, ma proprio perché è perfetta e tutti vogliono esserci, si formano le code. Il tutto avviene vista mare. Perché esattamente di fronte alla passerella del red carpet c’è una striscia infinita di sabbia, con i bagni dell’hotel Excelsior, i lettini degli ospiti che assomigliano a quelli del film Morte a Venezia (che non è stato girato in questo albergo però).

Le signore prendono il sole o si rilassano sotto ai gazebo e ogni tanto fanno il bagno. Anche chi è al festival può andare lì per rilassarsi e lo fa. Ci sono anche due file di scogli dove modelle e influencer vanno a farsi fotografare in abito da sera. La stanchezza passa guardando la gente e ancora di più ogni volta che ci si sposta da una parte all’altra con il vaporetto che mostra le bellezze della laguna.
Quindi, riassumendo, Parigi val bene una messa. Venezia due, Brad Pitt pure tre o quattro, anche se per arrivare a lui bisogna camminare per aspera Ad Astra come il detto latino da cui prende il nome il film.

 

– Anna Savini

Lascia un commento