Il rap è una puttana, costa!

È tutto così esclusivo, così figo, così costoso. L’illusione è che sia tutto a portata di mano e soprattutto alla portata di tutti, la verità è che non lo è e che essere fan del rap è un costo. Rebel ma cosa dici? Ci sono Instagram, Youtube, Spotify, hai sempre detto che la musica è un’arte e in quanto tale tale si paga. Sì è vero, ma mettiamoci nei panni di un fan medio del rap italiano, su per giù 16enne con una paghetta settimanale o mensile. Ogni settimana escono dischi, ogni giorno ci sono concerti, poi bisogna pensare all’outfit, alla felpa vista a Sfera Ebbasta, alle nuove sneakers della Dark Polo Gang, al cappellino di Wad, agli occhiali, al Moncler di Capo Plaza, insomma un ragazzino vuole avere tutto e la verità è che tutto costa. Essere fan del rap italiano oggi è un costo che spesso devono sostenere i genitori e i raggazzi saranno sempre scontenti.

Poi le escusive su TIMVision e Netflix… anche questi sono servizi in abbonamento e mica tutti hanno l’abbonamento. Figo che Gué Pequeno abbia fatto una serie su TIMVision, grandissimi applausi a Salmo che è il primo artista italiano su Netflix dove è uscito in esclusiva il video di sparare alla luna con Coez girato niente popò di meno sul set di Narcos Messico. Wow! Accordi fruttuosi per gli artisti, tutti li osannano, tutti ne scrivono, ok ma il pubblico?

Sicuramente TIMVision e Netflix avranno i loro milioni di abbonati ma alcuni fan restano immancabilmente esclusi. Ecco che il rap diventa esclusivo, si passa dalla condivisione allo snobbismo. Raga, il rap è una puttana, costa!

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