Il disco di febbraio 2021 è OBE di Mace
Sono stati diversi i progetti pubblicati da producer quest’anno. La formula è sempre la stessa: 1 producer, tanti ospiti. Ma quello che distingue OBE dagli altri è il lavoro artistico fatto, è il portare collaborazioni inedite e stranissime sulla carta e soprattutto trasportare artisti molto diversi tra loro nel suo mondo. Un mondo che è un viaggio sonoro, ma non solo.
OBE è l’acronimo di Out Of Body Experience, ovvero esperienza extra-corporea. Il tema del disco è il viaggio, fisico e spirituale, che si snoda nelle 17 tracce esplorando e attraversando generazioni e sensibilità artistiche molto distanti tra loro, ma che ben rappresentano lo spirito e la giuda date da Mace. Ciascun elemento alla base delle diverse produzioni racchiude al suo interno le influenze, gli stimoli e le suggestioni vissute da Mace durante la propria esplorazione del mondo, trasportando l’ascoltatore a viaggiare attraverso dimensioni lontane.
Nel suo viaggio sonoro, Mace ci porta ad assaporare diversi elementi: il chilli con richiami alla black music, esplorata in molte delle sue sfaccettature, e accompagnata da sonorità più scure che hanno come riferimento la scena elettronica UK, senza però dimenticare l’R&B, il soul e la trap e strumenti suonati dal vivo.
Sulle capacità da producer di Mace non avevo dubbio alcuno, ma guardando la tracklist prima che uscisse il disco, temevo che sarebbe stato uno di quei dischi in cui vengono chiamati artisti vari per accontentare un po’ tutti. Sai tipo una sorta di macedonia dove ci metti dentro Gemitaiz, Guè Pequeno, Venerus, Ketama, Side Baby così non scontenti nessun ascoltatore e acchiappi più streaming. Ma in realtà è un discone.
E si scopre un anticonformismo alla base, accompagnato dal rifiuto della banalità e dalla voglia di elevare la musica urban, sia sotto il profilo sonoro che testuale portandola in una dimensione completamente inedita. L’abilità di Mace è stata quella di spingere gli artisti coinvolti nel progetto a uscire dalle loro zone di comfort, a sperimentare nuovi modi di cantare e ad abbracciare sonorità diverse da quelle che sono soliti approcciare. Il risultato è un disco che resta impresso, nella mente, sulla pelle e nell’anima fatto di canzoni uniche e senza tempo.
Le tracce migliori sono semplicemente tutte. Ma ok, se dovessi scegliere direi Buonotte con Noyz, Franco 126 e Side Baby, Ayahuasca con Colapesce e Chiello, una delle coppie più assurde del disco e Sogni Lucidi con Carl Brave e Rosa Chemical.
Menzione speciale per La Canzone Nostra, che è stato il singolo di punta di OBE e che ha contribuito a mettere ulteriormente in luce le caratteristiche artistiche di Blanco.