Il 90% delle interviste sono una pagliacciata
Forse era il 2018, avevo appena aperto Rebel Mag, quando ho scritto il primo articolo su come funzionano le interviste, ma siccome oggi mi sono svegliata polemica ho deciso di togliermi qualche sassolino dalla scarpa.
L’argomento sono proprio le interviste. Come saprai, da un anno e mezzo a questa parte ho deciso di non fare più interviste e i motivi sono principalmente 2:
1. non puoi fare le domande che vuoi e se le fai, o non puoi scriverle, o ti accusano di aver messo in difficoltà l’artista.
2. Praticamente la tua intervista è una promo all’artista di turno, ovviamente gratis, come se fossi l’estensione del suo ufficio stampa.
Poi però cosa succede? Succede che le interviste vengono fatte sempre e solo dai soliti magazine, di settore e principalmente generalisti, che nel 90% dei casi non capiscono un cazzo di rap e usano l’intervista fatta per l’uscita di un disco per fare gossip, perché alla fine è quello che interessa, il gossip, non la musica.
Stamattina ho aperto YouTube, ho visto l’intervista fatta da Esse Magazine a Massimo Pericolo e ho guardato le visualizzazioni, ,77k in 22 ore. Gli Arcade Boyz, con la loro reaction, hanno fatto 142k in 22 ore. In uno dei video c’è l’artista, nell’altro solo due babbi. E allora mi chiedo, dal momento che l’ufficio stampa di Massimo Pericolo ha espressamente detto di voler fare poche e mirate interviste, siete sicuri di scegliere i canali giusti?
Oppure i canali e i magazine vengono scelti solo in base a simpatie e accordi e fanculo gli altri?
Perché dico questo? Perché, lungi da me dal voler paragonare un’intervista a una reaction, sarei folle a farlo, ma sinceramente penso che il rap game italiano sia una pagliacciata. Dalla A alla Z. È tutto frutto di simpatie, amicizie, leccaculaggini varie e le interviste non sono da meno. Facci caso, i nomi dei vari artisti, soprattutto big, girano sempre e solo sugli stessi canali, che siano magazine di settore o meno, o radio. È sempre lo stesso giro per tutti. Agli altri propongono le briciole. Gli artisti piccoli che non si caga nessuno.
Ovviamente sto generalizzando, ma è una pagliacciata. Lo è davvero.
Capita spesso che, quando fai un’intervista scritta, ti chiedano di leggerla prima di pubblicarla, così da apportare eventuali modifiche e essere sicuri che l’artista esca nel migliore dei modi. A volte, per le interviste video, ti chiedono di conoscere in anticipo le domande. In entrambi i casi penso e ho pensato “fattela da solo”.
Poi capitano i casi delle interviste mai pubblicate. E sì, perché magari mandi le domande e non ricevi mai le risposte. O le risposte che arrivano con settimane di distanza dall’uscita di un singolo e magari ti arrivano a monosillabi e pensi “cosa la pubblico a fare?” Poi ci sono quegli artisti che magari hai seguito dall’inizio, sei stato il primo a scrivere di loro, a intervistarli, a supportarli e te ne sono grati. Sì, fino a quando diventano famosi. A quel punto migrano verso altri lidi e testate giornalistiche. E poi ci sono quegli artisti con i quali sei in ottimi rapporti, siete amici, ma non puoi intervistarli, perché stai sulle palle al loro ufficio stampa, che non ti dirà mai no perché mi stai sulle palle. Ti dirà ti faccio sapere e poi sparisce. E nel frattempo l’artista in questione fa interviste con tutti, fruttivendolo compreso, tranne che con te. A te non girerebbero le palle? A me sì.
È tutto un po’ ridicolo. Paraculo. Una vera pagliacciata. Una promo fine a stessa con solo props e complimenti, senza approfondimenti, senza scavare nella musica, né nell’artista, che molto spesso ha davvero tante cose da dire, ma si ritrova davanti a promo e pseudo argomenti che risultano empatici tanto quanto i manuali di istruzione dei mobili Ikea.
Niente di spontaneo, solo magazine o freddi, o impegnati più nel creare il contorno che la sostanza, o forzatamente propsanti.
Nell’immagine di copertina di questo articolo c’è una vecchia intervista che ho fatto a Mondo Marcio e a tal proposito ti racconto un aneddoto. Sono andata insieme ad altre persone di altri magazine a intervistare Mondo Marcio per l’uscita di Uomo. Come da prassi, ho aspettato il mio turno, di solito in questo tipo di interviste abbiamo tipo 10/15 minuti a testa, non di più. Arriva il mio turno e la ragazza dell’ufficio stampa di Mondo Marcio mi chiede “ti spiace se mentre fai l’intervista chiamo pincopallo del magazine x, che non è potuto venire, così ascolta la tua e scrive anche lui?” E io ho risposto “preferirei di no”. Ma lei, facendo finta di niente, appena io inizio, mi piazza di fianco un telefono. Al che le dico “scusa ti ho detto di no, ma ti pare che faccio un’intervista e la faccio ascoltare a un’altra persona così scriviamo le stesse cose?”.
Ma che mondo assurdo è?