I segreti del Rap Game: le interviste
Mi è capitato di intervistare tantissimi artisti nell’ultimo anno, di trovarmi in situazioni spesso piacevoli, ma a volte anche assurde. Ma come funzionano le interviste?
A volte sono i magazine che richiedono l’intervista a un artista per parlare del suo disco o per una qualunque rubrica, altre volte invece sono i management degli artisti che contattano i magazine per intervistarli e poi ci sono le conferenze stampa. Queste ultime sono quelle che odio più e che ritengo assolutamente inutili. Immaginate 30 giornalisti delle più disparate riviste seduti allo stesso tavolo con un artista che ti illustra il suo disco. E’ una soluzione amata dalle etichette discografiche che in un’ora prendono più piccioni con una fava, ma è una situazione assolutamente inutile perchè il risultato è tutti i partecipanti hanno ascoltato le stesse identiche cose e scriveranno più o meno le stesse cose, in più c’è la data imposta dai management per la pubblicazione, quindi, non solo scriveranno tutti le stesse cose, ma le pubblicheranno tutti lo stesso giorno. Ricordo la conferenza stampa per l’uscita di ‘Vulcano‘, l’ultimo disco di Clementino, è stata sicuramente la più divertente perchè lui ha tenuto banco tutto il tempo facendo ridere tutti i presenti, la cosa assurda è stata che, oltre ai magazine di settore, erano presenti anche una giornalista di Cioè e una di Avvenire, giornale legato alla Chiesa, che mi chiedo cosa c’entrasse con Clementino e il rap.
Le interviste individuali sono sicuramente più stimolanti perchè si riesce a entrare in contatto diretto con l’artista, ma anche qui non è tutto oro quello che luccica. Non sei mai lasciata sola con l’artista, hai sempre di fianco il manager o l’addetto stampa di turno che ascolta ogni parola, ti interrompe e ti dice questo non scriverlo. E’ successo durante la mia prima intervista con Fred De Palma, ci siamo trovati bene a chiacchierare fin da subito, tanto che a un certo punto, parlando di Roccia Music, Fred mi dice che dopo la sua uscita dall’etichetta di Marra, Fedez gli aveva chiesto di dissare in pezzo il principe di Barona. Cosa che ovviamente non ho potuto scrivere, ecco, quando riesci a entrare in sintonia con un artista, capita che quest’ultimo si senta un po’ come dallo psicologo e ti racconti anche i più scabrosi retroscena, che farebbero molta più notizia dell’esaltazione del suo disco, ma che comunque hai il divieto di pubblicare. Perchè il 90% delle volte i manager ti chiedono di leggere l’intervista prima di pubblicarla, non solo ti chiedono di far apparire il loro pupillo il più colto possibile, ma ti chiedono anche mille modifiche. Tu, dopo che hai fatto l’intervista, ascoltato una mezz’ora abbondante di conversazione, buttato giù il testo, l’hai letto, riletto e corretto mille volte, devi di nuovo modificare e allora pensi ma perchè non vi intervistate da soli e facciamo prima? E invece devi dire ok nessun problema, modifico subito.
Tutto questo sbatti per niente poi, perchè la maggior parte degli artisti, sebbene di persona siano stati carini, gentili e educati e ti abbiano ringraziato mille volte, una volta pubblicata, non solo non la condividono, ma non ti dicono nemmeno un grazie. Per fortuna non sono tutti così. Achille Lauro, Dj Pitch8 sono le persone in questo senso più gentili, umili e disponibili che abbia mai conosciuto, sia durante l’intervista, sia in tutte le altre occasioni. Stessa cosa vale per Lazza, che dopo essere stato intervistato da me mi ha scritto per ringraziarmi e farmi i complimenti per le domande che gli avevo fatto e che ha definito l’intervista la più figa di tutte. Idem per Mondo Marcio. L’ho incontrato a luglio per la rubrica storie di strada che avevo su Hano, ci siamo trovati in zona Niguarda, abbiamo fatto un giro in macchina, mi ha portato nei posti che più rappresentano il suo background e abbiamo parlato della sua musica di oggi e di ieri. Beh, una volta pubblicata l’intervista, mi ha scritto “grazie per non aver travisato niente, mi piace molto com’è venuta!” Una cosa che non mi sarei mai aspettata da lui e che invece ha dimostrato quanto sia grande umanamente oltre che artisticamente. Posso dire lo stesso di Amill Leonardo, che mi ha accolta a Cinisello Balsamo, mi ha portata sotto casa sua e in piazzetta tra i suoi amici. Certo, non facciamo le interviste per essere ringraziati o condivisi, ma io parto sempre dal presupposto che prima di essere giornalista/artista, siamo esseri umani e che un po’ di umanità, educazione e gentilezza non guastano mai e non fanno di te un artista meno figo, anzi.
Il problema di decifrare il parlato di alcuni artisti e metterlo in italiano non è una cosa del tutto semplice, ricordo con piacere quando ho conosciuto Achille Lauro, persona che stimo tantissimo e che si è sempre dimostrato super carino, gentile, e educato, ma ricordo con meno piacere quando ho dovuto scrivere l’ora e mezza di conversazione e italianizzare le sue parole, vuoi per l’accento romano, vuoi perchè parlare non è come scrivere, ma è stata ardua. Non me ne voglia Dj Pitch8, ma a tal proposito ricordo quando lo intervistai a febbraio dell’anno scorso insieme a Boss Doms e lui, manager oltre che dj, ha voluto leggere e rileggere l’intervista talmente tante volte che poi me l’ha fatta pubblicare a giugno a fine del primo round del Ragazzi Madre Tour. Quando si dice essere pignoli e perfezionisti…
C’è stata poi la volta in cui sono andata a intervistare Salmo, ero timorosissima perchè mi avevano detto che non è uno molto easy, al contrario mi sono trovata davanti una persona gentilissima e super disponibile. Abbiamo fatto due chiacchiere fumandoci una sigaretta, quando a un certo punto mi fanno notare che non avevo schiacciato play al registratore e non avevo registrato nulla. Dopo aver bestemmiato e essermi scusata con lui, Salmo gentilmente mi dice “vabbè rifacciamo“.
L’intervista che più di tutte mi ha delusa è stata quella con Ghali. Era appena uscito Album, il suo manager mi chiama e dopo avermi proibito qualsiasi domanda su politica o razzismo, lo intervisto telefonicamente, inizio a fargli qualche domanda e lui puntualmente mi risponde “non ho capito la domanda, me la puoi rifare?” e così per tre domande, alla quarta mi dice “scusa mi puoi fare domande più facili?” Oddio, io gli avevo chiesto del suo Album, non i segreti dell’universo. A quel punto il manager prende il telefono e mi risponde lui per Ghali all’ultima domanda. Il risultato? Non avendo materiale, ho inventato le risposte.
Le interviste che sicuramente ricordo con più piacere sono quella a Achille Lauro, a Ensi che per un’ora e mezza mi ha parlato di ‘V‘, di rap e hip hop. E’ stato fighissimo parlare con lui e sentire parlare lui di rap, è stato come fare un tuffo nella cultura hip hop, davvero costruttivo e emozionante. E sicuramente anche l’intervista a Jack The Smoker. L’occasione era sempre la rubrica storie di strada che curavo quando ero in Hano.it, sono andata con Jack The Smoker nel parchetto sotto la casa dov’è cresciuto e lì sono tornata indietro nel tempo, a quando il rap veniva fatto per gioco e non per soldi, a quando si respirava lo spirito della cultura hip hop, a quando si era hip hop senza sapere di esserlo.
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alessio
che tristezza. riprendendo la massima “ma perchè non vi intervistate da soli e facciamo prima?” approfitto e chiedo: ti è mai capitato di abbandonare le deferenze e oltraggiare sua maestà del caso (rapper o manager che fosse) facendogli notare l’insensatezza della faccenda? Perchè tra le tante domande un “ma perchè non te vai a fare in culo?” io qui e li l’avrei chiesto…
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