Guè Pequeno e le mille sfaccettature del rap

Ieri sera sono andata al concerto di Guè Pequeno. Devo dire che ancora una volta il Guercio ha dimostrato a tutti le tante sfaccettature del rap. E’ stato davvero spettacolare, dalla scenografia che ci ha riportati alle origini con un dj e che dj… Jay K, che ai piatti è il numero uno in Italia e un rapper il tutto però trasportato ai giorni nostri con dei giochi di luci pazzeschi che hanno fatto da cornice a Guè senza minimamente oscurarlo. In quasi due ore abbiamo ripercorso l’intera carriera dell’ex Club Dogo, da Bravo Ragazzo, a Ragazzo d’oro, a Vero, fino ad arrivare a Gentleman passando per Santeria con l’apparizione sul palco di Marracash. Non sono mancati, grazie allo scratch di Jay K, neanche i pezzi storici dei Dogo.

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Una festa, un tributo al rap italiano che solo Guè sa rappresentare a tutto tondo, con quella sua spocchia, ignoranza, accompagnata da momenti in cui racconta la sua storia, scherza e dice al pubblico di seguire i propri sogni, fino ad arrivare ai pezzi più introspettivi e dolci come Brivido e Rose Nere che hanno dato il giusto finale alla serata, facendoci tornare a casa con la consapevolezza che il rap non è solo duro, nudo, crudo, ignorante, che non ci fa solo ballare e riflettere, ma sa lasciarci dentro tante emozioni diverse. E che tutte queste mille emozioni e sfaccettature, in Italia, hanno solo un nome la G la U la E. Tanti gli ospiti, oltre a Marra, sono saliti sul palco Sfera Ebbasta, Shablo, Il Profeta e Charlie Charles. C’erano tutti, sia nel pubblico, che sul palco e dietro le quinte a festeggiare e rendere omaggio al Gentleman italiano.

Vedo Guè live dai primi concerti dei Club Dogo, non mi sono persa una data in questi anni e la cosa che mi ha sempre colpita di lui è sempre la stessa: al di là di quello che oggi possiamo vedere attraverso i social e dell’idea del personaggio che ci siamo potuti fare, ogni volta che lo vedo sul palco, vedo chiaramente l’amore che nutre per l’hip hop. Può sembrare stupido, ma non è una cosa rara. L’ho visto cantare in mille occasioni, datvante al più disparato numero di persone, da solo, accompagnato o in gruppo, ma quell’amore per l’hip hop che traspare ogni volta non l’ho mai visto spegnarsi o affievolirsi.

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E’ un qualcosa che cattura, più delle rime, del flow, del saper tenere il palco, dei soldi, del business, della stanchezza, dei premi, dei numeri, del personaggio: Guè ama l’hip hop, ama questa musica e riesce a trasmetterlo ogni fottuta volta. Ed è una cosa che sa dimostrare sia sopra che sotto il palco, la voglia di sperimentare, di portare suoni nuovi, di prendere le mode del momento e riadattarle, renderle uniche e innovative, è una cosa che non fa da oggi perchè è Guè Pequeno. E’ una cosa che ha sempre fatto, dapprima con i Dogo e poi con i suoi album solisti. E’ una cosa che fa di lui uno dei più grandi innovatori nel suono e nel flow che il rap italiano abbia mai avuto.

 

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