Ghali e la polemica con l’ambasciatore israeliano in Italia
Sul palco del Festival di Sanremo Ghali ha voluto portare un messaggio molto chiaro, un pensiero semplice e forte al tempo stesso e che sicuramente accomuna tutti: “stop al genocidio”.
Le sue parole non sono piaciute all’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, che su X ha scritto: “ritengo ergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre, tra le 1200 vittime, c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto”.
Ieri (11 febbraio) Ghali è stato ospite a Domenica In su Rai 1 e il giornalista Dondoni gli ha chiesto cosa pensasse delle parole dell’ambasciatore israeliano, questa la replica del cantante:
“ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino. Non dal 7 ottobre, mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c’erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista, prima di salire su qui sopra e ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino. È da quando ho 13-14 anni che parlo di quello che sta succedendo nelle mie canzoni. Sono nato grazie ad internet e non è dal 7 ottobre che ne parlo, questa cosa va avanti già da un po’. Il fatto che l’ambasciatore parli così non va bene, continua la politica del terrore, la gente ha paura di dire stop alla guerra, stop al genocidio, stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace. Ci sono dei bambini di mezzo: quei bambini che stanno morendo, chissà quante star, quanti dottori, insegnanti, quanti geni, ci sono lì in mezzo”.